Rifugiati sbarcano sull'isola di Lebos, 2015 - Wikimedia
Continuano
gli arrivi di richiedenti asilo sulle isole greche. 2800 lo scorso mese di
agosto. I campi di accoglienza sono sovraffollati e le Ong lanciano segnali
d'allarme
Marina Rafenberg
Secondo gli
ultimi dati del governo greco, sarebbero attualmente 13.065 i richiedenti asilo
dislocati sulle isole greche del Mar Egeo e il ritmo degli arrivi si è
notevolmente accelerato dalla fine di agosto. 2955 persone sono ospitate a Samos,
2798 di loro presso un centro accoglienza che ne potrebbe ospitare 700.
Sull'isola di Lesbo vi sono 6061 migranti e rifugiati, dei quali 4470 in un
campo pensato per 2330 persone.
Dalla firma
dell'accordo Ue-Turchia, il 20 marzo 2016, i richiedenti asilo che arrivano
sulle isole greche devono attendere che i loro casi siano analizzati prima di
essere mandati sul continente o, in alternativa, essere rimandati in Turchia.
Ma le espulsioni di chi ha visto la propria richiesta d'asilo rigettata vengono
fatte al rallentatore, perché spesso partono gli appelli. E questo è uno dei
motivi per cui i campi sono spesso sovraffollati.
Le Ong e le
autorità locali sono molto preoccupate della situazione che, anche se non è
comparabile a quella dell'estate 2015, diviene sempre più esplosiva. “Sulle
isole dobbiamo affrontare una crisi umanitaria che non si è mai esaurita”,
spiega Apostolos Veizis, direttore in Grecia di Medici senza frontiere. “Non vi
sono che soluzioni temporanee ai problemi e non è mai stato messo in piedi
alcun sistema d'accoglienza di lungo termine”, aggiunge, precisando che alcuni
migranti risiedono nei campi ormai da più di un anno.
Il sindaco
di Lesbos, Spyros Galinos, si preoccupa del fatto che il governo non ha alcun
piano per gestire la situazione. “Stiamo solo aspettando che la bomba esploda”,
aggiunge. In una lettera spedita al ministero dell'Immigrazione e al Primo
ministro Alexis Tsipras, il sindaco spiega: “Le strutture attuali stanno
accogliendo troppe persone rispetto allo spazio disponibile. L'aumento continuo
degli arrivi e la lentezza dei trasferimenti verso il continente sono alla base
del numero rilevante di richiedenti asilo prigionieri a Lesbos”. Il sindaco
chiede al governo greco di agire immediatamente per evitare che la situazione
peggiori ancora.
Agli inizi
di settembre anche l'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu aveva
richiesto che le condizioni d'accoglienza nelle isole fossero migliorate, in
particolare con l'invio di personale supplementare come medici, psicologi ma
anche operatori sociali per assistere i minori non accompagnati. Sull'isola di
Samos, nel nord-est del Mar Egeo, “la situazione è drammatica” denuncia MSF in
un suo comunicato stampa. Centinaia di persone sono obbligate ad accamparsi nel
bosco, senza servizi sanitari né docce. Antigoni Karkanakis, la responsabile di
MSF a Samos sottolinea che “le persone vulnerabili non vengono assistite in
modo adeguato e, in queste condizioni, anche coloro i quali sono in buona
salute rischiano malattie fisiche o disagio psichico”. Nella città di Vathi, ad
esempio, si contano 4000 migranti su 6000 abitanti.
Rispedire in
Turchia i richiedenti asilo
Per ora il
governo greco non ha inviato alcun rinforzo. Ma la sentenza del Consiglio di
stato greco di respingere il ricorso di due rifugiati siriani che contestavano
il loro rinvio in Turchia previsto dall'accordo Ue-Turchia potrebbe cambiare la
situazione. La sentenza in effetti costituisce giurisprudenza che potrebbe
aprire le porte ai primi rinvi forzati di rifugiati. Sino ad oggi nessun
siriano è stato rinviato in Turchia. Ma secondo l'accordo Ue-Turchia, nel caso
in cui quest'ultima venga giudicata "sicura" per i richiedenti asilo,
questi possono essere espulsi dal territorio greco.
Le Ong hanno
suonato i campanelli d'allarme dopo questa sentenza sinora inedita. L'Ong greca
Metadrasi e la tedesca Pro Asyl avevano previsto da lungo tempo che avrebbero
presentato, nel caso in cui il Consiglio di stato greco avesse autorizzato i
rinvii, un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo. Anche Eva
Cossé, responsabile in Grecia di Human Rights Watch denuncia la decisione del
Consiglio di stato: “La giustizia greca autorizza il rinvio di rifugiati
siriani ma lo stato turco non fa nulla per proteggere chi fugge dalle
persecuzioni. I siriani come gli altri richiedenti asilo debbono affrontare
numerosi ostacoli in Turchia”.
Ricollocamento
Ue
Altro
problema per le Ong è quello della fine, lo scorso 26 settembre, del programma
di ricollocamento dei rifugiati dalla Grecia in altri paesi. Secondo questo
programma gli stati Ue avrebbero dovuto accogliere almeno 98.000 migranti
arrivati in Grecia o Italia. In realtà sono stati fatti solo 29.144
ricollocamenti, 20.066 dalla Grecia e 9.078 dall'Italia. Sono stati pochi i
paesi a rispettare i propri impegni.
“Ora che il
programma di ricollocamento giunge al termine è necessario che i paesi europei
adottino misure necessarie affinché tutte le persone arrivate in Grecia o in
Italia e che dovevano beneficiare di tale programma vengano ricollocati
rapidamente”, spiega Monica Costa Riba, responsabile del tema migrazioni presso
Amnesty International. Secondo quest'ultima occorrerebbe continuare con
provvedimenti di questo tipo ed aprirli a persone arrivate anche dopo la firma
degli accordi Ue-Turchia. "Questo permetterebbe d'alleggerire la pressione
sulle isole della Grecia e migliorerebbe la situazione di chi è ancora
là".
(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 2 ottobre 2017)
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