Κυριακή 8 Οκτωβρίου 2017

Le prove sono nella letteratura: "Elena Ferrante è Starnone"Le prove sono nella letteratura: "Elena Ferrante è Starnone"

Le prove sono nella letteratura: "Elena Ferrante è Starnone"
Disegno di Gabriella Giandelli

Una ricerca internazionale ha messo a confronto la lingua della scrittrice misteriosa con 150 romanzi, svelando singolari somiglianze con l’autore

09 settembre 2017

A questo punto Elena Ferrante potrebbe decidere di confessare la sua vera identità per sfinimento. La scrittrice misteriosa più amata e più venduta all'estero è stata di nuovo oggetto di una ricerca volta a scoprire chi è. Stavolta, però, nessuno è andato a frugare nella situazione patrimoniale di Anita Raja o in quella di Domenico Starnone, i due principali indiziati. A mettersi di buona lena a indagare su chi si nasconderebbe dietro lo pseudonimo è un gruppo di professori universitari provenienti da tutto il mondo, che ieri si sono incontrati all'università di Padova nel workshop "Drawing Elena Ferrante's profile" per discutere insieme i risultati del loro lavoro di ricerca. Alla fine del summit, organizzato nell'ambito della scuola estiva Quantitative Analysis of Textual Data, è solo uno il nome su cui tutti hanno puntato: Domenico Starnone.

"I risultati non lasciano spazio a dubbi, in Elena Ferrante c'è la mano Domenico Starnone", dice il linguista Michele Cortelazzo, promotore insieme alla statistica Arjuna Tuzzi di quest'opera investigativa collettiva basata sulla comparazione di 150 romanzi e 40 autori contemporanei attraverso il metodo dell'analisi quantitativa degli elementi lessicali e stilistici ricorrenti. Dentro il loro database di indiziati sono finiti molti autori napoletani e campani (da Starnone a Francesco Piccolo, da Fabrizia Ramondino a Erri De Luca, da Giuseppe Montesano a Michele Prisco), oltre a bestselleristi (tra cui Gianrico Carofiglio, Paolo Giordano, Susanna Tamaro, Giorgio Faletti e Alessandro Baricco) e molte donne finora insospettabili come Michela Murgia o Melania Mazzucco. C'è perfino Nicola Lagioia, che contro Ferrante portò a casa il premio Strega 2015.

Gli studiosi hanno comparato i testi per capire quali si avvicinassero di più a quelli dell'autrice dell'Amica geniale. Cortelazzo e Tuzzi hanno scelto la tecnica del "distant reading", cioè la metodologia di analisi dei testi "da lontano", attraverso rilevanti quantità di dati provenienti da analisi automatiche al computer. A questa analisi quantitativa hanno poi fatto succedere uno studio qualitativo dei risultati. A loro volta gli altri studiosi internazionali, provenienti da aree disciplinari diverse (due studiosi polacchi di letteratura, Jan Rybicki e Maciej Eder, un linguista, il greco George Mikros, un pedagogista che sviluppa software per l'analisi dei testi, il francese Pierre Ratinaud, due informatici, lo svizzero Jacques Savoy e l'americano Patrick Juola) hanno studiato le opere con altre metodologie, dall'analisi delle corrispondenze stilistiche e lessicali alla stilometria (una procedura analitica che "misura" le somiglianze stilistiche tra testi) alle tecniche di profiling, le stesse che in Criminal Minds usano gli investigatori per scoprire l'assassino.

Gli studiosi hanno mostrato grafici e tabelle, enumerato esempi, snocciolato metodologie e messo sul piatto le prove scientifiche dell'assimilazione Starnone-Ferrante. Rybicki, Savoy e Tuzzi hanno estratto dal corpus dei numerosi romanzi presi in esame un elenco di parole usate esclusivamente da Ferrante e Starnone. Nella lista ci sono termini non così consueti, lemmi dall'identità forte, napoletanismi come "càntaro" e "mamozio" (due improperi usati per offendere) e altri come "risatella", "ruscellare", "smanacciato", "spetazzare". Ad unire Starnone a Ferrante ci sarebbe anche l'uso di sequenze molto particolari, tra cui "collo filettato", "tottò sulle manine", "sguardo valutativo" o "di scempio e di sangue". Altre come "foglio di compensato" o "a una passo dalla scuola elementare" sembrano più comuni per accendere entusiasmi attributivi. Inoltre ci sono molte parole particolari che ricorrono in entrambi, come "chiavare", "fiaccamente", "sfottente".

Lo studio però, va detto, ha trascurato gli scritti di Anita Raja, moglie di Starnone e traduttrice dal tedesco di Christa Wolf per la casa editrice e/o, la stessa che pubblica Elena Ferrante. Perché questa omissione? Perché tenere fuori proprio Raja, che in una una discussa inchiesta del Sole 24 Ore a firma del giornalista Claudio Gatti era stata indicata come "beneficiaria del successo commerciale dei libri di Ferrante"?

Cortelazzo spiega che il problema è metodologico: "In genere le caratteristiche individuali dei traduttori sono quasi sempre sovrastate dalle caratteristiche dell'autore tradotto e fanno fatica ad emergere. Il traduttore tende a nascondersi, ad occultare il suo stile". Ci ha provato in parte Rybicki, inserendo nel corpus le traduzioni di Raja, ma sono emerse solo deboli tracce di somiglianza tra l'autrice dell'Amica geniale e la traduttrice. Eppure Rebecca R. Falkoff, docente al dipartimento di italianistica della New York University, che a Elena Ferrante ha dedicato studi e articoli, non la pensa così: "Sono convinta che nel lavoro di Anita Raja risuoni con forza quello di Elena Ferrante, soprattutto nelle traduzioni di Christa Wolf e Ingeborg Bachmann, ma anche in varie postfazioni e articoli". Per Falkoff le consonanze sono molte, tematiche e stilistiche, a partire dal fatto che Riflessioni su Christa T. di Wolf è la storia di una donna che diventa una scrittrice mettendo insieme le tracce di un'amicizia perduta. Esattamente come Elena e Lila nell'Amica geniale.

Il prossimo passo del team padovano, guidato da Cortelazzo e Tuzzi, a quanto pare sarà confrontare il linguaggio di Elena Ferrante negli scritti non narrativi, come quelli raccolti nella Frantumaglia, con quello di Anjta Raja saggista. Tra le ipotesi che circolano da un po' è che Starnone e Raja lavorino insieme: "Credo che a Starnone si debba l'editing finale dei libri", dice Cortelazzo. Di certo, il nome Ferrante è diventato un marchio del made in Italy letterario all'estero. Rinunciarci non deve essere facile.

di RAFFAELLA DE SANTIS


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