Dopo aver saltato
il dibattito sulla Grecia e le note dichiarazioni sui paesi del Sud,
Dijsselbloem si è scusato davanti al Parlamento europeo.
Come spiegava un
geniale giurista cattolico di quel Paese che spende i soldi in donne e alcool,
che si chiama Italia, nell’universo mentale di un signore che viene pagato
profumatamente dalle nostre tasse, per fornire prove di sé di questa levatura -
il nome non me lo ricordo più…ah sì, nome contorto come i suoi pensieri, più o
meno dichiarati e poi sconfessati: Jeroen Dijsselbloem -, un ordine giuridico,
sociale, politico e culturale crolla quando viene meno il principio di
autorità. E quando viene meno il principio di autorità? Quando uno che dovrebbe
averla, l’autorità, cessa di essere autorevole e diventa una maschera del
nulla, vedi sempre alla voce del tizio citato sopra.
Non intendo
tematizzare le questioni europee secondo la neolingua dell’eurocrazja, ma
secondo il lessico familiare di chi usa ancora il senso comune, la carta
vincente, come spiegava un filosofo che di queste cose se ne intendeva, come
David Hume, degli uomini veri e quindi vivi. Seguendo questo schema dettato dal
senso comune, chi prima la fa fuori dal vasino e poi insiste in questa sua
attitudine non commendevole, fino a disertare riunioni importanti in seno al
consesso politico-istituzionale europeo, in cui si discute di quel Sud Europa,
Grecia nella fattispecie, che a lui provoca incubi notturni, massacra il
principio di autorità e cessa di essere autorevole. “Auctoritas” significa
infatti proprio “forza in grado di far crescere l’altro, gli altri, il mondo
circostante”.
Dopo questo crollo,
non rimane in piedi altro che il potere ridicolmente ammantato di bon ton:
“Chiedo scusa per le mie parole inopportune, comunque sono state equivocate…non
era mia intenzione”. Giovedì, infatti, Dijsselbloem si è presentato al
Parlamento europeo dopo aver mancato l’appuntamento sul dibattito relativo alla
Grecia. Segue altra disamina lessicale secondo schema buon senso: chi fa
appello alle intenzioni, disattese, equivocate, mal interpretate, non è un
adulto, ma ha un ego infantile: corrisponde all’adolescente che massacra i
genitori a colpi d’ascia e poi chiede scusa dichiarando diabolicamente: “Non
era mia intenzione”. Non ci siamo, fratelli, non funziona così il mondo che non
accetta di essere rovesciato dalla neolingua dei burocrati nichilisti: delle
tue intenzioni, a tuo dire mal interpretate, francamente me ne sbatto, il punto
è che, se non riesci a produrre nessun pensiero politico interessante, degno di
nota, in grado di elevare il livello della discussione pubblica, fino al punto
di azionare nuove leve strategiche per riesumare almeno parzialmente questo
baraccone sempre più indecente, anche esteticamente, che si chiama Ue, io non
voglio più pagare le tasse per farti star là. Punto e a capo.
Il dibattito che
ha fatto seguito alle meta-dichiarazioni (dichiarazioni sulle dichiarazioni)
del presidente dell’Eurogruppo sono dello stesso livello di infantilismo
imbelle e impotente del suddetto: c’è chi si indigna, chi plaude al perfetto
bon ton del Nostro, chi si indigna per l’offesa alle donne, chi se la prende
col paradiso fiscale moralista che si chiama Olanda, che produce personaggi
così…e la politica? Dov’è andata a finire? Quando tornerà in questo malridotto
Continente, in preda al nichilismo e alla dhimmitudine? Oltre l’olandese
“volante” in oggetto, c’è l’Europa, ovvero ci sono i popoli, che pagano gli
stipendi di questi personaggi e che assistono attoniti allo scempio di quella
realtà che, nel ‘900, ha reso
grande la nostra amata Europa (dei popoli): la politica. Parola di
cattoliberalpopulista.
RAFFAELE IANNUZZI
Foto: Jeroen Dijsselbloem (Lapresse)
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