Κυριακή 30 Απριλίου 2017

SPILLO UE/ L'inutile bon-ton di Dijsselbloem e la politica sparita a Bruxelles

Jeroen Dijsselbloem (Lapresse)

Dopo aver saltato il dibattito sulla Grecia e le note dichiarazioni sui paesi del Sud, Dijsselbloem si è scusato davanti al Parlamento europeo. 

Come spiegava un geniale giurista cattolico di quel Paese che spende i soldi in donne e alcool, che si chiama Italia, nell’universo mentale di un signore che viene pagato profumatamente dalle nostre tasse, per fornire prove di sé di questa levatura - il nome non me lo ricordo più…ah sì, nome contorto come i suoi pensieri, più o meno dichiarati e poi sconfessati: Jeroen Dijsselbloem -, un ordine giuridico, sociale, politico e culturale crolla quando viene meno il principio di autorità. E quando viene meno il principio di autorità? Quando uno che dovrebbe averla, l’autorità, cessa di essere autorevole e diventa una maschera del nulla, vedi sempre alla voce del tizio citato sopra.

Non intendo tematizzare le questioni europee secondo la neolingua dell’eurocrazja, ma secondo il lessico familiare di chi usa ancora il senso comune, la carta vincente, come spiegava un filosofo che di queste cose se ne intendeva, come David Hume, degli uomini veri e quindi vivi. Seguendo questo schema dettato dal senso comune, chi prima la fa fuori dal vasino e poi insiste in questa sua attitudine non commendevole, fino a disertare riunioni importanti in seno al consesso politico-istituzionale europeo, in cui si discute di quel Sud Europa, Grecia nella fattispecie, che a lui provoca incubi notturni, massacra il principio di autorità e cessa di essere autorevole. “Auctoritas” significa infatti proprio “forza in grado di far crescere l’altro, gli altri, il mondo circostante”.

Dopo questo crollo, non rimane in piedi altro che il potere ridicolmente ammantato di bon ton: “Chiedo scusa per le mie parole inopportune, comunque sono state equivocate…non era mia intenzione”. Giovedì, infatti, Dijsselbloem si è presentato al Parlamento europeo dopo aver mancato l’appuntamento sul dibattito relativo alla Grecia. Segue altra disamina lessicale secondo schema buon senso: chi fa appello alle intenzioni, disattese, equivocate, mal interpretate, non è un adulto, ma ha un ego infantile: corrisponde all’adolescente che massacra i genitori a colpi d’ascia e poi chiede scusa dichiarando diabolicamente: “Non era mia intenzione”. Non ci siamo, fratelli, non funziona così il mondo che non accetta di essere rovesciato dalla neolingua dei burocrati nichilisti: delle tue intenzioni, a tuo dire mal interpretate, francamente me ne sbatto, il punto è che, se non riesci a produrre nessun pensiero politico interessante, degno di nota, in grado di elevare il livello della discussione pubblica, fino al punto di azionare nuove leve strategiche per riesumare almeno parzialmente questo baraccone sempre più indecente, anche esteticamente, che si chiama Ue, io non voglio più pagare le tasse per farti star là. Punto e a capo.

Il dibattito che ha fatto seguito alle meta-dichiarazioni (dichiarazioni sulle dichiarazioni) del presidente dell’Eurogruppo sono dello stesso livello di infantilismo imbelle e impotente del suddetto: c’è chi si indigna, chi plaude al perfetto bon ton del Nostro, chi si indigna per l’offesa alle donne, chi se la prende col paradiso fiscale moralista che si chiama Olanda, che produce personaggi così…e la politica? Dov’è andata a finire? Quando tornerà in questo malridotto Continente, in preda al nichilismo e alla dhimmitudine? Oltre l’olandese “volante” in oggetto, c’è l’Europa, ovvero ci sono i popoli, che pagano gli stipendi di questi personaggi e che assistono attoniti allo scempio di quella realtà che, nel ‘900, ha reso grande la nostra amata Europa (dei popoli): la politica. Parola di cattoliberalpopulista.

RAFFAELE IANNUZZI

Foto: Jeroen Dijsselbloem (Lapresse)


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