Atene, 8 apr – Per la Grecia la resa dei conti con la Troika è solo rimandata. Ieri si è tenuta a La Valletta una riunione dell’Eurogruppo per decidere una nuova tranche di aiuti nell’ambito del terzo programma di sostegno al Paese. Apparentemente sembrerebbe una buona notizia, la realtà, però, è ben diversa. Bruxelles con una mano dà e con l’altra toglie, anche quello che ha gentilmente concesso.
Da quando Tsipras ha vinto le elezioni i prestiti della Troika (Ue, Bce, e Fmi) hanno sempre chiesto una carissima contropartita: l’austerità.
Torniamo ora a quello che è avvenuto a Malta. Questa bozza di accordo, che probabilmente sarà formalizzata il prossimo ventidue maggio, è stata salutata con entusiasmo. Il Commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha esultato dicendo: “Sono contento dell’intesa di massima perché è il momento di mettere fine all’incertezza”. Anche se c’è qualche scettico. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ci tiene a precisare che: “Il governo dovrà adottare ora subito tutte le iniziative legislative necessarie per mettere in pratica le intese”. Il politico olandese apre uno spiraglio lasciando il beneficio del dubbio. Si tratta dello stesso soggetto che riferendosi ai paesi del sud dell’Europa dichiarò: “Non si può spendere soldi in donne e vino e poi chiedere aiuto”. In pratica, se i greci saranno sobri e casti possono ancora salvarsi dalla crisi.
Nonostante queste premesse, il governo greco si ritiene soddisfatto: “Oggi abbiamo raggiunto un accordo. Come tutti gli accordi, questo include compromessi” ha dichiarato il ministro delle finanze greco Euclid Tsakalotos. In pratica al governo ellenico viene chiesto ‘solo’ una stretta sulle pensioni nel 2019 e una maggiore tassazione sui redditi nel 2020. Che volete che sia, per una nazione che ha livelli di povertà da terzo mondo.
Le politiche di austerità hanno finora prodotto risultati disastrosi. Il sei marzo scorso sono stati resi noti i dati sull’andamento dell’economia greca che hanno mostrato come la Grecia stia dando dei risultati peggiori di quelli che si credeva avrebbe ottenuto. La contrazione è, infatti, tre volte peggiore di quello che si ipotizzava si sarebbe registrata per il Pil: passando da un -0,4% previsto ad un -1,2%. Il trimestre così è il peggiore dall’estate 2015, quando la crisi toccò il picco massimo, che si pensava essere il dato peggiore in assoluto.
Le condizioni del paese peggiorano e cresce il bisogno di aiuti da parte della Troika. La tranche di pagamenti sarà necessaria per riuscire a evitare il default di luglio, inevitabile per l’arrivo delle scadenze dei titoli di stato. I soldi però arriveranno solo dopo che Atene stabilirà nuove manovre di austerità e imposterà dei nuovi tagli alla spesa pubblica. Questo è in fondo quanto hanno deciso a Malta.
Ed ecco che in Grecia si realizza il paradosso delle politiche di austerity. L’eurozona chiede tagli alla spesa, ma senza investimenti non può esserci crescita e quindi non si possono pagare i debiti. L’unica cosa che cresce sono gli interessi su un debito che non potrà mai essere ripagato. Dunque, per i greci non cambia nulla: la cura sarà la stessa anche se è più dannosa del male.
Salvatore Recupero
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