Realistico, duro (ma tardivo) editoriale apparso su Forbes firmato da Tim
Worstall sulla crisi finanziaria ellenica. "La Grecia non può rimborsare
la somma di denaro richiesta. Per questo il FMI non dovrebbe aderire al piano
di salvataggi”. La ragione di tutta questa “turbolenza”, scrive il columnist, è
semplicemente che l'accordo iniziale per la Grecia non era fatto bene.
La Grecia dovrebbe essere inadempiente, quindi fare bancarotta, osserva, ma
anziché immaginare un piano di salvataggio standard, in nome della solidarietà
europea, la zona euro ha insistito che l'euro dovesse essere preservato e
quindi ha prestato denaro. Ma ognuna di quelle tranche poi è stata utilizzata
in seguito per pagare i creditori del settore privato.
Con il risultato, prosegue, che oggi tutti i governi europei hanno sul
proprio groppone un pezzo del debito ellenico che fino a ieri era ad appannaggio
di privati.
Uno degli elementi che produce ancora confusione sul tema è la mancanza di
convergenza dei dati. La Grecia ha annunciato tre giorni fa un avanzo di
bilancio (escluse le spese di debito) del 3,9% del PIL nel 2016, in linea con
gli obiettivi. Ma il Fondo monetario internazionale ha detto che solo l'1,5% è
fattibile. Inoltre il debito è aumentato nel 2016 al 179% del Pil dal 177,4 del
2015 nonostante tre memorandum e quattro tagli a stipendi, pensioni, indennità.
Chi ha sbagliato i conti?
Scritto da Paolo Falliro
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