« I miei soldi me li ha dati Dio. »
(John D. Rockefeller, proprietario della Colorado Fuel and Iron Company)
Il massacro
di Ludlow (località ad una ventina di chilometri da Trinidad, nella contea di
Las Animas, Colorado) avvenne il 20 aprile 1914, a seguito della feroce
repressione degli scioperi dei minatori da parte delle guardie private dei
proprietari delle miniere, guidati dalla Colorado Fuel and Iron Company della
famiglia Rockefeller,spalleggiata dalla Guardia Nazionale, che si astenne
dall'intervenire, assistendo sul posto alla carneficina.
Furono
ventuno le persone uccise dai miliziani, fra cui dodici fra donne e bambini: fu
il crimine di Stato USA più efferato contro la lotta sindacale dei minatori,
che coinvolse fino a dodicimila lavoratori e durò dall'autunno del 1913 fino al
dicembre 1914.
Le
condizioni dei lavoratori nelle miniere del Colorado
La lotta dei
minatori del Colorado del 1913-1914 si inserisce nel più ampio contesto delle
lotte operaie degli Stati Uniti di inizio Novecento, una potenza in impetuosa
crescita economica che attirava forza lavoro da tutto il mondo.
La
legislazione sulla sicurezza nelle miniere era allora assai carente, e tale
sarebbe rimasta per lunghissimo tempo.
Il tasso di
incidenti mortali nelle miniere del Colorado era circa il doppio della media
nazionale; i minatori protestavano anche per il fatto che i muli della
compagnia erano trattati di gran lunga meglio dei lavoratori. Un aneddoto
significativo riportava le prime parole di uno degli operatori delle miniere
quando una di queste crollò: «I muli ne sono usciti?».
Lo
sciopero
Vittime
1. John
Bartolotti, 45 anni
2. Charlie
Costa, 31 anni
3. Fedelina
Costa, 27 anni
4. Lucy
Costa, 4 anni
5. Onofrio
Costa, 6 anni
6. James
Fyler, 43 anni
7. Cloriva
Pedregon, 4 anni
8. Rodgerlo
Pedregon, 6 anni
9. Frank
Petrucci, 4 mesi
10. Joe
Petrucci, 4 anni
11. Lucy
Petrucci, 2 anni
12. Frank
Rubino, 23 anni
13. William Snyder Jr., 11 anni
14. Louis Tikas, 30 anni
15. George
Ullman, 56 anni
16. Elvira
Valdez, 3 mesi
17. Eulala
Valdez, 8 anni
18. Mary
Valdez, 7 anni
19. Patria
Valdez, 37 anni
In
conseguenza dello sciopero, le famiglie dei lavoratori erano state sloggiate
dalle case dove abitavano, di proprietà delle compagnie minerarie, ed avevano
costruito un accampamento su un terreno pubblico. I lavoratori in sciopero
erano per la maggior parte greci, italiani, slavi e messicani.
In un
attacco che parve freddamente preparato, le guardie private spararono
sull'accampamento e poi gli diedero fuoco, uccidendo venti persone, di cui una
dozzina fra donne e bambini. Indagini successive dimostrarono l'uso del
kerosene per appiccare gli incendi. Sette delle vittime avevano meno di sei
anni. Il compito assegnato alla Baldwin Felts Detective Agency era stato
specificatamente quello di sopprimere i minatori in sciopero. Allo scopo venne
anche utilizzata un'automobile dotata di una mitragliatrice, chiamata la Death
Special.
Il giorno
del massacro i minatori stavano celebrando la Pasqua greco-ortodossa. Alle
dieci del mattino la milizia, guidata dal comandante Karl E. Lindenfelter,
circondò il campo ed iniziò a sparare sulle tende. Alcuni dei leader dello
sciopero furono sequestrati nei giorni successivi e assassinati dalle guardie
dei padroni delle miniere. Nessuno dei responsabili del massacro venne mai
punito.
Il
giornalista John Reed, inviato del Metropolitan Magazine, giunse in Colorado
pochi giorni dopo il massacro. Di questa strage e dell'eco che suscitò fra i
lavoratori e la popolazione Reed scrisse in un suo famoso articolo, La guerra
del Colorado (1914).
Un
monumento, eretto dalla UMWA (United Mine Workers of America), è oggi presente
a Ludlow, Colorado, per ricordare le vittime di quel massacro.
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