Κυριακή 15 Απριλίου 2018

Demostene e la resistenza degli Elleni

 Macedonia

Demostene, il maggior oratore attico, ha da sempre suscitato intorno al suo personaggio pareri contrastanti. Le fonti antiche che ci parlano di lui sono ricche di aneddoti spesso inventati al mero scopo di illustrare il suo stile o la sua tecnica oratoria, eretti a modello assoluto dall’agiografia culturale delle scuole di retorica.

Da Arianna Colurcio -  15 aprile 2018

Notizie biografiche di Demostene

Di lui sappiamo solo che nacque nel 384 a.C. ad Atene nel demo di Peania, dall’armaiolo Demostene e da Cleobule.

La sua giovinezza trascorse fra i processi intentati contro i tutori Afobo Demofonte e Terippide, che ne avevano depredato il patrimonio alla morte del padre, e le prime prove come oratore giudiziario, minato dalla balbuzie, poi superata con sforzo e impegno costante.

Prime orazioni politiche

L’ingresso nell’agone politico cominciò intorno al 354, con l’orazione Sulle Simmorie. Progressivamente, l’oratore definì la sua linea politica attorno ad alcuni capisaldi: 1) il superamento del neutralismo della generazione di uomini di Stato che l’aveva preceduto, fino ad Eubulo; 2) la volontà di imprimere alla politica estera di Atene una strategia interventistica che riportasse la città al suo antico prestigio di polis egemone; 3) la sua resistenza a oltranza contro la crescente ingerenza della Macedonia, guidata da Filippo II, negli affari della Grecia.
  
Da quest’ultimo punto di vista ebbe come avversario politico Eschine, il principale sostenitore del partito filomacedone ad Atene. Come oppositore ideale ebbe Isocrate, che andava delineando l’idea che l’Ellade dovesse unificarsi ad opera di un grande sovrano filelleno, che la inducesse a superare i sanguinosi particolarismi delle città-stato. Demostene invece diede alla sua azione politica una decisa impronta antimacedone, rimanendo fedele e coerente con il suo ideale resistenziale di libertà degli Elleni.

Orazioni contro Filippo

Il primo attacco diretto di Demostene contro Filippo si concreta nella prima delle tre orazioni Filippiche. Nel 357 a.C. Filippo si era impadronito di Anfipoli e Pidna. Ne era seguita una dichiarazione di guerra di Atene al re, senza che però ne conseguissero concrete operazioni militari, fino al 352, quando gli ateniesi sconfissero Filippo alle Termopili. La loro vittoria era stata però vana, visto che il macedone si era impadronito di Focea, stabilendosi saldamente nella Grecia Centrale.

Di qui la veemente requisitoria antimacedone della Prima Filippica (351 a.C.) grazie alla quale Demostene riuscì a porre le basi economiche e militari del compattamento della polis ateniese in vista di una guerra senza quartiere contro i Macedoni.

Le orazioni per Olinto

Alla stessa logica rispondono le tre orazioni Olintiache (349), volte a suscitare la reazione del demos di Atene contro la pressione militare esercitata da Filippo sulla penisola Calcidica, vitale per la sua posizione strategica ai confini sudorientali della Macedonia, e per la presenza dei bacini auriferi del Pangeo. Le orazioni sono un capolavoro dell’oratoria demostenica, ma furono inutili. Prima che l’assemblea deliberasse in merito, Filippo aveva già fagocitato Olinto, arresasi senza combattere, e posta la sua alta mano sull’intera lega calcidica.

L’anno successivo, Demostene stesso, insieme ai suoi avversari Eschine e Filocrate è a Pella per trattare la pace che da Filocrate prese il nome. La irresolutezza degli altri due ambasciatori, che non cedettero all’insistenza dell’oratore di sollecitare Filippo a stipulare la pace, diede a quest’ultimo tutto il tempo di estendere ulteriormente il suo impero. Più tardi le esitazioni di Eschine e Filocrate sarebbero state stigmatizzate da Demostene nell’orazione Sulla corrotta ambasceria (344), che però fallì nello scopo di riuscire a ottenere la condanna di Eschine per tradimento.

Sempre del 344 è la Seconda Filippica, a cui si aggiunsero l’anno dopo l’orazione Sul Chersoneso e la Terza Filippica vòlte a coalizzare nuovamente l’opinione pubblica contro la politica aggressiva di Filippo. Demostene riuscì a riunire, infine, una lega panellenica a cui però mancò l’appoggio di Sparta e di una porzione consistente del Peloponneso. Al successo strategico non seguì il successo militare, visto che la lega fu definitivamente sconfitta a Cheronea nel 338.

Lo scandalo di Arpalo

L’astro politico di Demostene, in seguito alla sconfitta, declinò progressivamente, fino al momentaneo coinvolgimento nello scandalo politico provocato da Arpalo, il tesoriere corrotto e disertore di Alessandro Magno.

Ma fu alla morte di quest’ultimo che il destino dell’oratore si decise. Fautore principale della ribellione delle città-stato al dominio macedone, rappresentato da Antipatro, dopo la sconfitta di Atene si rifugiò a Calauria, dove si suicidò bevendo l’inchiostro, per sfuggire agli sgherri del diadoco. Così si concluse la carriera di un oratore in cui alcuni, come il Niebuhr ai tempi di Napoleone e più tardi Tycho von Wilamowitz, figlio del più noto Ulrich, vollero vedere l’ultimo difensore della libertà della Grecia, e altri soltanto il miope sostenitore di particolarismi politici destinati a tramontare.

Arianna Colurcio


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