Demostene, il maggior oratore attico, ha da sempre
suscitato intorno al suo personaggio pareri contrastanti. Le fonti antiche che
ci parlano di lui sono ricche di aneddoti spesso inventati al mero scopo di
illustrare il suo stile o la sua tecnica oratoria, eretti a modello assoluto
dall’agiografia culturale delle scuole di retorica.
Notizie biografiche di Demostene
Di lui sappiamo solo che nacque nel 384 a.C. ad Atene nel
demo di Peania, dall’armaiolo Demostene e da Cleobule.
La sua giovinezza trascorse fra i processi intentati
contro i tutori Afobo Demofonte e Terippide, che ne avevano depredato il
patrimonio alla morte del padre, e le prime prove come oratore giudiziario,
minato dalla balbuzie, poi superata con sforzo e impegno costante.
Prime orazioni politiche
L’ingresso nell’agone politico cominciò intorno al 354,
con l’orazione Sulle Simmorie. Progressivamente, l’oratore definì la sua linea
politica attorno ad alcuni capisaldi: 1) il superamento del neutralismo della
generazione di uomini di Stato che l’aveva preceduto, fino ad Eubulo; 2) la
volontà di imprimere alla politica estera di Atene una strategia
interventistica che riportasse la città al suo antico prestigio di polis
egemone; 3) la sua resistenza a oltranza contro la crescente ingerenza della
Macedonia, guidata da Filippo II, negli affari della Grecia.
Da quest’ultimo punto di vista ebbe come avversario
politico Eschine, il principale sostenitore del partito filomacedone ad Atene.
Come oppositore ideale ebbe Isocrate, che andava delineando l’idea che l’Ellade
dovesse unificarsi ad opera di un grande sovrano filelleno, che la inducesse a
superare i sanguinosi particolarismi delle città-stato. Demostene invece diede
alla sua azione politica una decisa impronta antimacedone, rimanendo fedele e
coerente con il suo ideale resistenziale di libertà degli Elleni.
Orazioni contro Filippo
Il primo attacco diretto di Demostene contro Filippo si
concreta nella prima delle tre orazioni Filippiche. Nel 357 a.C. Filippo si era
impadronito di Anfipoli e Pidna. Ne era seguita una dichiarazione di guerra di
Atene al re, senza che però ne conseguissero concrete operazioni militari, fino
al 352, quando gli ateniesi sconfissero Filippo alle Termopili. La loro
vittoria era stata però vana, visto che il macedone si era impadronito di
Focea, stabilendosi saldamente nella Grecia Centrale.
Di qui la veemente requisitoria antimacedone della Prima
Filippica (351 a.C.) grazie alla quale Demostene riuscì a porre le basi
economiche e militari del compattamento della polis ateniese in vista di una
guerra senza quartiere contro i Macedoni.
Le orazioni per Olinto
Alla stessa logica rispondono le tre orazioni Olintiache
(349), volte a suscitare la reazione del demos di Atene contro la pressione
militare esercitata da Filippo sulla penisola Calcidica, vitale per la sua
posizione strategica ai confini sudorientali della Macedonia, e per la presenza
dei bacini auriferi del Pangeo. Le orazioni sono un capolavoro dell’oratoria
demostenica, ma furono inutili. Prima che l’assemblea deliberasse in merito,
Filippo aveva già fagocitato Olinto, arresasi senza combattere, e posta la sua
alta mano sull’intera lega calcidica.
L’anno successivo, Demostene stesso, insieme ai suoi
avversari Eschine e Filocrate è a Pella per trattare la pace che da Filocrate
prese il nome. La irresolutezza degli altri due ambasciatori, che non cedettero
all’insistenza dell’oratore di sollecitare Filippo a stipulare la pace, diede a
quest’ultimo tutto il tempo di estendere ulteriormente il suo impero. Più tardi
le esitazioni di Eschine e Filocrate sarebbero state stigmatizzate da Demostene
nell’orazione Sulla corrotta ambasceria (344), che però fallì nello scopo di
riuscire a ottenere la condanna di Eschine per tradimento.
Sempre del 344 è la Seconda Filippica, a cui si
aggiunsero l’anno dopo l’orazione Sul Chersoneso e la Terza Filippica vòlte a
coalizzare nuovamente l’opinione pubblica contro la politica aggressiva di
Filippo. Demostene riuscì a riunire, infine, una lega panellenica a cui però
mancò l’appoggio di Sparta e di una porzione consistente del Peloponneso. Al
successo strategico non seguì il successo militare, visto che la lega fu
definitivamente sconfitta a Cheronea nel 338.
Lo scandalo di Arpalo
L’astro politico di Demostene, in seguito alla sconfitta,
declinò progressivamente, fino al momentaneo coinvolgimento nello scandalo
politico provocato da Arpalo, il tesoriere corrotto e disertore di Alessandro
Magno.
Ma fu alla morte di quest’ultimo che il destino dell’oratore
si decise. Fautore principale della ribellione delle città-stato al dominio
macedone, rappresentato da Antipatro, dopo la sconfitta di Atene si rifugiò a
Calauria, dove si suicidò bevendo l’inchiostro, per sfuggire agli sgherri del
diadoco. Così si concluse la carriera di un oratore in cui alcuni, come il
Niebuhr ai tempi di Napoleone e più tardi Tycho von Wilamowitz, figlio del più
noto Ulrich, vollero vedere l’ultimo difensore della libertà della Grecia, e
altri soltanto il miope sostenitore di particolarismi politici destinati a
tramontare.
Arianna Colurcio
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