Un governo
Pd-M5s avrebbe il dovere di evitare un commissariamento. Ma il programma
consiste di tre proposte che portano un peggioramento.
Francesco Forte - 19/04/2018
Nel mandato
esplorativo la presidente del Senato Alberti Casellati non ha solo il compito
di verificare le coalizioni possibili, ma - in primo luogo - quali programmi
hanno per il Def (documento di economia e finanza) 2018-20021, in grado di
farci uscire dalla lista nera dei paesi che rischiano il commissariamento, che
l'Unione Europea ha compilato alla fine del 2017, quando il Pd era nel pieno
delle competenze.
Il quadro
già allora nero, nei mesi successivi è stato annerito da nuovi deficit dovuti
al costo (destinato a salire) del salvataggio del Monte dei Paschi e forse di
altre banche a guida dem e amici. Un governo Pd-M5s avrebbe il dovere di
riparare questo lascito, per evitare un commissariamento, deciso non tanto da
Bruxelles, quanto dal mercato finanziario, con la frase «sell» - ossia vendere
- riferita ai nostri titoli pubblici. Un rischio quasi senza più paracadute,
essendo alla fine il supporto della Bce di Draghi. Ma il programma comune
Pd-M5s consiste di tre proposte che portano non miglioramento ma peggioramento:
reddito di cittadinanza, mascherato da reddito per l'inclusione nella forza
lavoro, assegni maggiorati alle famiglie, salario minimo per legge. I 5 Stelle
hanno vinto nel Sud con lo specchietto del reddito di cittadinanza. La proposta
numero 3, non accompagnata dalla possibilità di contratti decentrati di lavoro
in deroga a quelli nazionali e dalla reintroduzione di vouchers e contratti
della legge Biagi, implica un aumento legislativo dei salari attuali, con
particolare danno per l'occupazione nel Sud e stimolo di quella sommersa, la
cui clandestinità servirebbe anche per fruire del reddito di cittadinanza.
Se il
programma del «cambiamento» si incentra sul progetto Pd-M5s, si tratta non
della uscita dalla black list, ma della via con cui la Grecia è precipitata
nelle tenaglie del Fondo monetario internazionale e del Fondo di salvataggio
europeo. Che sta per diventare un Fondo monetario, a guida franco-tedesca.
Macron propone di ampliare il compito di questo Fondo a politiche di sostegno
per la crescita. Ma il ministro delle Finanze tedesco, della Spd (il partito
socialdemocratico) vi si oppone perché lavoratori e risparmiatori tedeschi non
vogliono pagare per la «beneficenza all'Italia». Angela Merkel si accoda alla
Spd. Ma perché lavoratori, risparmiatori e produttori italiani dovrebbero
pagare per queste cicale, avide di posti, nella Cassa Depositi e Prestiti,
nella Rai, nelle imprese pubbliche, nelle banche, nelle aziende commissariate
(di cui paghiamo i risanamenti)? Il pareggio del bilancio (salvo limitate
deroghe per il ciclo e le emergenze) non è solo una regola europea (per altro
scritta in modo discutibile). È anche una chiara regola dell'articolo 81 della
Costituzione nella nuova versione voluta dal centrodestra italiano, prima
d'esser cacciato dal governo con un colpo di mano. Questa regola serve a
ridarci dignità in Europa e nel mondo e un avvenire di sviluppo, che il
programma 5 Stelle-Pd preclude. Non basta la grisaglia di Di Maio, per
rassicurare chi lavora e produce.
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