Il 24 aprile
del 1184 A.C, secondo la tradizione, gli antichi greci entrarono a Troia (oggi
Truva, in turco) servendosi dello stratagemma di un finto cavallo. Nella notte,
dalla pancia del cavallo dove si erano nascosti, fuotiuscirono i soldati greci
ed aprirono le porte e così l'armata poté entrare e distruggere la città.
24 aprile 2018
"Via,
dunque, siegui, e l'edifizio canta
Del gran
cavallo, che d'inteste travi,
Con Pallade
al suo fianco, Epéo construsse,
E Ulisse
penetrar feo nella rocca
Dardania
pregno, stratagemma insigne!
Degli eroi,
per cui Troja andò in faville.
Ciò
fedelmente mi racconta, e tutti
Sclamar
m'udranno, ed attestar, che il petto
Di tutta la
sua fiamma il Dio t'accende.
Demodoco,
che pieno era del Nume,
D'alto a
narrar prendea, come gli Achivi,
Gittato il
foco nelle tende, i legni
Parte
saliro, e aprîr le vele ai venti,
Parte sedean
col valoroso Ulisse
Ne' fianchi
del cavallo entro la rocca.
I Troi,
standogli sotto in cerchio assisi,
Molte cose
dicean, ma incerte tutte.
E in tre
sentenze divideansi: o il cavo
Legno
intagliato lacerar con l'armi,
O addurlo in
cima d'una rupe, e quindi
Precipitarlo,
o il simulacro enorme
Agli adirati
Numi offrire in voto.
Questo
prevalse al fin: poichè destino
Era, che
allor perisse Ilio superbo,
Che
ricettata nel suo grembo avesse
L'immensa
mole intesta, ove de' Greci,
Morte ai
Troi per recar, sedeano i Capi."
Così, nel
libro ottavo dell'Odissea, il leggendario poeta Omero narra delle vicende che
hanno visti protagonisti le popolazioni dell'Antica Grecia contro gli eterni
nemici di Troia. L'idea venne allo stesso Odisseo cui è intitolata l'opera.
Ovvero Ulisse, re di Itaca, la cui astuzia è stata tramandata nella memoria
proprio per avere inventato la soluzione che, secondo Omero, garantì un epilogo
positivo al decennale assedio dei greci contro la città di Ἴλιος (Ilio).
Ulisse, vista la resistenza ad oltranza dei troiani, suggerì al comandante
Agamennone di puntare sulla furbizia più che sulla forza. I Greci, dopo dieci
lunghi anni di assedio ai troiani, finsero di andar via lasciando un cavallo
gigantesco sulla spiaggia con all'interno i più valorosi guerrieri greci tra i
quali Ulisse e Agamennone.
Gli
assediati, vedendo andar via la flotta uscirono e si radunarono intorno al
Cavallo, abilmente tratti in inganno dal racconto di Sinone, un giovane greco
istruito da Ulisse, che lo descrisse come oggetto propiziatorio nei confronti
di Atena per il ritorno degli Achei. I troiani per ingraziarsi la dea lo
trascinarono dentro le mura, decretando la loro sconfitta e rendendo immortale
il cavallo di legno, associato per sempre alla caduta della loro città.
L'episodio
del cavallo di Troia è riportato in maniera più estesa nell'Eneide, in un
racconto fatto da Enea a Didone, regina di Cartagine, sulla fine della sua
città.
Ma cosa c'è
di vero dietro questo racconto epico? Gli storici sminuiscono la leggenda del
cavallo di Troia che, a detta loro, altro non sarebbe stato se non un grande
ariete da sfondamento. Secondo lo studio di un archeologo navale
dell'Università di Aix-en-Provence e Marsiglia, Francesco Tiboni, si
tratterebbe, invece, di un tipo di nave fenicia molto diffusa a quei tempi,
chiamata hippos (cavallo) per via della polena ornata da una testa equina. Da
qui sarebbe nato il mito o, addirittura, l'equivoco dei traduttori.
E' certo,
invece, che si tratta di un evento che, sebbene non sia mai avvenuto come noi
lo conosciamo, ha lasciato un marchio duraturo nell'immaginario collettivo di
miliardi di persone ed è diventato parte del nostro patrimonio culturale.
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