Martedì
scorso, il primo ministro Alexis Tsipras ha convocato un consiglio dei ministri
straordinario prima della pausa per le vacanze pasquali.
Daniela Sansone, 07 04 2018
Durante il
suo discorso, ha sottolineato ai ministri che l’obiettivo unico del governo è
l’immediata chiusura della quarta valutazione del programma, traguardo che
porterà il paese fuori dalle tutele nell’agosto di questo anno e che restituirà
al paese la sua sovranità economica. Che vuol dire, possibilità per la Grecia
di decidere autonomamente le politiche economiche da attuare senza la
supervisione di alcuna autorità esterna che dica se quella politica possa o non
possa essere attuata. Una conquista importante per un paese che da anni si
trova a dover osservare memorandum scritti dai tecnocrati europei.
Nonostante
di Grecia oramai si parli poco sui giornali e nonostante la Grecia non abbia
più alcuna presa sulla sinistra di lotta italiana, circolano sul web notizie
che raccontano di un paese sull’orlo del precipizio economico, per colpa di un
governo che è diventato imbarazzante per le sue scelte e per le sue relazioni
politiche. Si tratta per lo più di notizie che provengono da fonti che sono
esterne al consueto circuito informativo e che hanno quale fine ultimo quello
di appoggiare la narrativa di chi ha scelto di separare il proprio cammino
politico da quello del governo attualmente in carica. Ma è bene fare ordine,
cercando di dimostrare che una sana critica politica deve poggiarsi su un dato
oggettivo ed incontrovertibile.
Come ha
precisato il premier oggi durante il suo intervento, il Governo, in questi anni
ha lavorato duro e ha fissato tre condizioni fondamentali da raggiungere: il
restauro della credibilità del paese con la comunità internazionale, la
creazione di alleanze europee per rompere il tabù dell’ austerità in Europa, il
mantenimento di un lungo periodo di stabilità politica nonostante gli sforzi di
una opposizione interna che invoca elezioni, contribuendo alla creazione di una
perenne instabilità politica che inevitabilmente si riversa sull’economia.
Queste sono variabili che chi analizza la politica non può ignorare se vuole
eseguire una analisi dei fatti puntuale. Fin dal suo insediamento, il governo
Syriza ha lavorato affinchè il problema della crisi greca e del debito non
rimanesse solo greco ma diventasse europeo. Ciò lo ha fatto intessendo alleanze
con altri paesi amici, come ad esempio la Francia prima a guida socialista e ad
ora a guida di Emmanuel Macron. L’Italia, al tempo, rispose “picche” con il
premier rottamatore Matteo Renzi, che non fu affatto propenso ad appoggiare la
battaglia del suo omologo greco.
La visione
di Syriza, della sua chiara vocazione europeistica, era trapelata tutta dalla
scelta che il primo ministro appena eletto decise di fare. Il tour per le
cancellerie europee era finalizzato proprio a trovare alleati, per richiamare
tutti al rispetto dei valori su cui l’Europa era nata e che erano stati
racchiusi nel manifesto di Ventotene. Con molto sforzo, con molto lavoro, in
questi anni la possibilità che la Grecia diventasse un paese credibile era
sempre meno un dubbio e sempre più una certezza. Per via della chiusura
dell’accordo nel luglio 2015? Per le concessioni che il leader di Syriza fece
ai creditori europei, in cambio del mantenimento del suo paese nella zona euro?
No, quella data non ha segnato la capitolazione di un governo o la fine del
mito del leader greco. Ha segnato la fine di una idea di Europa. Avevano perso
tutti, abbiamo perso anche noi. Ma al contempo, ha rappresentato un punto di
svolta: ha dimostrato che niente è intoccabile e che anche dogmi come quello
della austerità possono essere messi in discussione. E se lo ha fatto un paese,
di soli 11 milioni di abitanti, dimostra che la volontà e la tenacia, possono
tutto.
Voler ancora
diffondere una narrazione catastrofista, senza voler guardare a ciò che davvero
sta accadendo in Grecia non solo rileva malafede ma anche ignoranza politica.
Scegliere di non voler dire che finalmente il diritto a curarsi non è solo
relativo ma universale è scorretto. Scegliere di non voler raccontare come si
sta lottando contro la corruzione, che si stanno scoperchiando casi come
Novartis che hanno dimostrato tutta la devianza dei precedenti governi, è
scorretto. Scegliere di non voler dire che, nonostante tutto, la disoccupazione
è scesa di sette punti percentuali, che durante questa governance sono stati
creati circa 350.000 posti di lavoro, che è stata ridisegnata l’architettura
delle multe per quei datori di lavoro che assumono lavoratori non dichiarati,
che in agosto verrà ripristinata la contrattazione collettiva, che è stato
riformato il sistema pensionistico, è scorretto. È scorretto diffondere la
notizia secondo cui lo stato greco è uno stato disciolto, che si è ridotto ad
essere una colonia della Germania, che non ha un governo ma solo un fantoccio
pronto ad eseguire ordini altrui.
In Grecia,
la democrazia, la sovranità popolare si sono espressa con il voto a favore di
questo partito per ben tre volte. Nonostante il risultato del referendum sia
stato ignorato dalle controparti europee. E il parere del popolo conta ancora.
Le conferenze di ricostruzione nazionale e la futura revisione costituzionale,
costituiscono esempi lampanti di come la politica incontri la società civile e
processi seri ed impegnativi come la revisione costituzionale, ad esempio,
vengono portati avanti ascoltando le istanze della società civile. Chi continua
ancora a diffondere il sacro verbo della bugia, si impegni sempre di più a
leggere cosa sta facendo realmente la sinistra in Grecia senza pensare alla
tristezza di chi aveva intrapreso la strada politica solo per mere ambizioni
personali o utopistiche speranze:
“Ma io ho a
questo punto vi avverto che il requisito tecnico di base e principale, non
trascurabile, per avere un risultato positivo, è unico: Il completamento
tempestivo della quarta valutazione. E da questo momento, non è permesso alcun
compiacimento.
E mi aspetto
che tutti e tutte lavorino con un senso di responsabilità, perché ora viene
giudicato il successo del governo, il successo degli obiettivi che abbiamo
fissato tre anni fa alla fine del programma. E voglio ricordarvi che non ci
saranno altre valutazioni. È l’ultima. E quindi le possibili questioni in
sospeso non possono essere spostate in futuro.
Vi informo,
pertanto, che la mia volontà è di evitare ritardi, ostacoli e barriere
artificiali. Quindi, chiunque abbia obiezioni su questo, voglio che le esprima
ora. Perché qui non è il lavoro individuale di ciascun ministro, ma la nostra
scommessa collettiva. E lì che dobbiamo essere molto severi con noi stessi.
Abbiamo
circa ottanta giorni per chiudere, per completare la valutazione.
Voglio che
in questi ottanta giorni mettiamo tutta la nostra forza per il completamento
del programma.”
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