Partigiane italiane durante la liberazione di Milano (Keystone/Getty Images)
Perché il 25
aprile del 1945 i soldati nazisti e fascisti si ritirarono da Torino e Milano,
anche se la guerra continuò ancora per un po'
25 APRILE
2018
Il 25 aprile
è il giorno in cui ogni anno in Italia si festeggia la Liberazione dal
nazifascismo, avvenuta nel 1945. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non
terminò in un solo giorno ma si considera il 25 aprile come data simbolo,
perché quel giorno del 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei
soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò
dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i
partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.
La decisione
di scegliere il 25 aprile come “festa della Liberazione” (o come “anniversario
della Liberazione d’Italia”) fu presa il 22 aprile del 1946, quando il governo
italiano provvisorio – il primo guidato da Alcide De Gasperi e l’ultimo del
Regno d’Italia – stabilì con un decreto che il 25 aprile dovesse essere “festa
nazionale”. La data fu fissata in modo definitivo con la legge n. 269 del
maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948. Da allora,
il 25 aprile è un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio, il giorno
di Natale e da alcuni anni la festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno.
La guerra in Italia non finì il 25 aprile 1945, comunque: continuò ancora per
qualche giorno, fino agli inizi di maggio.
Anche altri
paesi europei ricordano la fine dell’occupazione straniera durante la Seconda
guerra mondiale, ma in date diverse: Olanda e Danimarca la festeggiano il 5
maggio, in Norvegia è festa l’8 maggio, in Romania il 23 agosto. Anche in
Etiopia si festeggia il 5 maggio la festa della Liberazione, ma in quel caso
per ricordare la fine dell’occupazione italiana, avvenuta nel 1941.
Quello che
accadde prima 25 aprile
Nei primi
mesi del 1945 c’erano diverse decine di migliaia di persone, per lo più
partigiani, che combattevano contro l’occupazione tedesca e la repubblica di
Salò nell’Italia settentrionale, con una discreta organizzazione dal punto di
vista militare. A sud della Pianura padana nel marzo del 1945 c’erano molti
soldati occupanti, raccolti per cercare di resistere all’offensiva finale degli
Alleati, che si intensificò a partire dal 9 aprile (in una zona a est di
Bologna) lungo un fronte più o meno parallelo alla via Emilia. L’offensiva fu
da subito un successo, sia per la superiorità di uomini e mezzi degli
attaccanti che per il generale sentimento di sfiducia e inevitabilità nella
sconfitta, che si era diffuso tra i soldati tedeschi e i repubblichini,
nonostante le volontà delle massime autorità tedesche e fasciste di continuare
la guerra fino all’ultimo.
Il 10 aprile
il Partito Comunista diffuse a tutte le organizzazioni locali con cui era in
contatto la “Direttiva n. 16”, in cui si diceva che era giunta l’ora di
«scatenare l’attacco definitivo»; il 16 aprile il CLNAI (Comitato di
Liberazione Nazionale Alta Italia, di cui facevano parte tutti i movimenti
antifascisti e di resistenza italiani, dai comunisti ai socialisti ai
democristiani e agli azionisti, cioè i membri del Partito d’Azione) emanò
simili istruzioni di insurrezione generale. I partigiani organizzarono e
avviarono attacchi verso i centri urbani. Bologna, ad esempio, fu attaccata dai
partigiani il 19 aprile e definitivamente liberata con l’aiuto degli alleati il
21.
Il 24 aprile
1945 gli alleati superarono il Po, e il 25 aprile i soldati tedeschi e della
repubblica di Salò cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino. A Milano era
stato proclamato, a partire dalla mattina del giorno precedente, uno sciopero
generale, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro
presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di
Liberazione Nazionale (CLN).
Le fabbriche
furono occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata
per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile
Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como (sarebbe stato poi
catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile). I partigiani
continuarono ad arrivare a Milano nei giorni tra il 25 e il 28, sconfiggendo le
residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della
liberazione si tenne a Milano il 28 aprile. Gli americani arrivarono nella
città il 1° maggio.
offensiva
alleati 1945L’offensiva degli alleati nel Nord Italia nella primavera del 1945
(Wikipedia)
Le prime
pagine dei quotidiani il 25 aprile 1945
I giornali
italiani celebrarono il 25 aprile 1945 come un giorno importante nella guerra:
non solo l’Unità e Il Popolo, giornali ufficiali del Partito Comunista e della
Democrazia Cristiana che si stampavano nelle parti d’Italia già liberate da
tempo, ma anche il Corriere della Sera, che durante il ventennio fascista era
stato vicino al regime. Il 26 aprile il Corriere uscì con una sorta di “numero
unico” con la testata Il Nuovo Corriere: direttore dell’edizione fu Mario
Borsa, un giornalista antifascista a cui il CLN affidò temporaneamente la
direzione del giornale. Solo i titoli di prima pagina della Stampa del 26
aprile ignorarono completamente i combattimenti nell’Italia settentrionale:
parlavano invece della “fanatica resistenza” dei soldati tedeschi in Germania,
che ormai controllavano solo qualche quartiere di Berlino.
IL VIDEO "Sandro Pertini 25 aprile 1945" QUI:
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