Κυριακή 22 Απριλίου 2018

Il Bergamotto di Reggio Calabria

Eccellenze della Calabria greca

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Il bergamotto, famoso agrume calabrese, di origini antichissime, la cui essenza è alla base di molti profumi e cosmetici. Utilizzato anche in ambito agroalimentare, nella produzione dolciaria, nel tè “Earl Grey”, trova ogni giorno un nuovo campo di applicazione. 

Ugo Sergi,  15 Marzo 2016 

Dopo aver fatto l’avvocato a Reggio Calabria, Ugo Sergi ha ripreso la coltivazione del “giardino” di bergamotto di famiglia. Appassionato dal suo lavoro, Ugo ha pure ospitato nel suo agriturismo molti trekkers dell’associazione “Passeggiate”. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questo “frutto del paradiso”.

Il bergamotto è un agrume classificato come Citrus bergamia risso. Il frutto ha una forma sferica simile all’arancia ma dal colore giallo come il limone e la pianta, da occhi non esperti, può essere facilmente confusa con entrambi gli altri agrumi suddetti. A differenza, però, della maggior parte degli altri “citrus”, il frutto non viene mangiato (pur essendo commestibile!) ma viene usato per estrarre dalla sua buccia un olio essenziale molto profumato ed apprezzato dai profumieri di tutto il mondo.

Per quanto riguarda l’etimologia del termine “bergamotto” non c’è un’uniformità di pensiero. Qualcuno dice che deriva dalla città spagnola di Berga, l’attuale Barcellona, altri dalla città di Pergamon, l’antica Troia, altri ancora dal turco Berg-a-mudi che significa “pero del Signore”, dalla forma a pera dei primi frutti di bergamotto. Per completezza di esposizione val la pena ricordare che tra i prodotti più conosciuti al di fuori del campo della cosmetica e della profumeria in cui viene usato l’olio essenziale di bergamotto vi è il tè Earl Grey, uno dei tè aromatizzati più diffusi al mondo.

Inoltre, del bergamotto, a differenza della maggior parte degli agrumi esistenti e nonostante i molti studi fatti, si conosce molto poco. Non si conosce, ad esempio, la sua origine botanica. Se si pianta un seme di bergamotto, la piantina che nasce non è bergamotto ma arancio amaro (o selvatico)! Soltanto successivamente quest’ultimo può essere innestato a bergamotto. Questa constatazione ha fatto ritenere agli studiosi che il bergamotto sia nato dalla mutazione naturale dell’arancio amaro. Ma dove ciò sia avvenuto e quando nessuno lo sa. Non si sa, ad esempio, come mai questa pianta abbia scelto proprio la zona più a sud della Calabria, in particolare la fascia costiera della provincia di Reggio Calabria che si affaccia sul mare Jonio (circa 100 km ) per crescere e fruttificare in maniera quasi esclusiva, poiché in essa si produce circa il 90% della produzione mondiale di questo agrume. Molti sono stati i tentativi di introdurlo in altre zone del mondo, dalla stessa Italia, all’Europa, all’Asia, in Israele, in America, riuscendoci soltanto in Africa, in una regione della Costa d’Avorio.

Per spiegare questo fenomeno molti fanno riferimento, in particolare, al microclima di cui gode la costa del bergamotto. Ma senza individuarne le reali cause, forse perché impossibili da individuare. Probabilmente si tratta di un insieme di fattori, quali: la lieve differenza tra la temperatura diurna e quella notturna nell’arco dell’anno in tutta la zona del bergamotto; la conformazione geomorfologica dell’area coltivata a bergamotto, caratterizzata dalla presenza di ampie valli solcate da caratteristici corsi d’acqua denominate “fiumare”, anch’esse tipiche di questa zona; i venti di scirocco che periodicamente investono la zona portando, d’inverno, piogge abbondanti e, d’estate, caldo umido ( mentre generalmente il caldo estivo è secco ); il suolo, caratterizzato da terreni alluvionali ricchi di sostanze minerali e l’abbondante acqua per l’irrigazione estiva ( circa 800/1000 litri a pianta adulta ogni 15 giorni ) anch’essa ricca delle stesse sostanze; l’esposizione a sud dell’intera area ecc..

Tutti questi fattori concorrono alla “perfezione organolettica” dell’olio essenziale di bergamotto, estratto dalla buccia del frutto mediante un procedimento “a freddo” con dei rulli cilindrici che lo “grattugiano”. Il frutto, durante la lavorazione viene costantemente “spruzzato”da sottili getti d’acqua “a pressione” che, lavando la scorza, trasportano l’olio essenziale nelle centrifughe per essere,successivamente, separato dall’acqua stessa. L’olio essenziale così ricavato è composto da circa 350 elementi chimici che lo distinguono dagli altri oli essenziali di agrumi sia per il numero così alto di sostanze sia le sue proprietà “uniche” nel panorama degli oli essenziali. Infatti, il bergamotto deve la sua fortunata storia, oltre alle sue caratteristiche note olfattive, soprattutto alle proprietà fissative del suo olio essenziale. Infatti in epoche in cui i profumi ed i prodotti cosmetici erano composti esclusivamente da prodotti naturali, l’olio essenziale di bergamotto era considerato un componente “quasi” indispensabile nella composizione dei bouquet ed usato per amalgamare tutte le essenze contenute in esso e conservarne la fragranza nel tempo. Per trovare una simile proprietà, bisognava dotarsi dell’olio di ambra, estratto dalle ghiandole dei cetacei. Per questo motivo, il periodo che va dalla comparsa del bergamotto in Calabria ( metà del 1600) al dilagare dei prodotti di sintesi nella cosmetica e nella profumeria mondiale (anni 50 -60 dello scorso secolo) fu denominato “età dell’oro”.

Inizialmente, nel periodo della comparsa della pianta a Reggio Calabria, i primi produttori capirono che dalla pressione della buccia del frutto, “a mano”, su una spugna di mare, si poteva estrarre un olio profumato, subito denominato “aqua admirabilis”, impiegato, grazie alle sue proprietà antisettiche ed antibatteriche, nella medicina naturale. Soltanto agli inizi del ‘700 l’uso dell’essenza cambiò radicalmente grazie all’intuizione di un profumiere veronese (Gian Paolo Feminis) che viveva nella cittadina tedesca di Colonia e che creò, con l’ ”aqua admirabilis”, la prima “eau de cologne”, diventata famosa con il nome di “4711”, dal numero civico del laboratorio dove il profumiere lavorò. Da questo momento, l’uso dell’essenza di bergamotto, divenne quasi esclusivamente appannaggio dell’industria profumiera e cosmetica che lentamente si stava sviluppando, soprattutto in Francia.

Ma non fu l’unico impiego. Verso la fine del ‘700, infatti, nella città di Nancy, nacquero “les bonbons à la bergamotte”, caramelle aromatizzate con l’olio essenziale di bergamotto di Calabria, divenute ben presto un prodotto tipico della città.

Verso la fine dell’800, poi, un lord inglese, Sir Grey, proprietario di vaste piantagioni di tè in India ebbe, anch’esso, l’intuizione di aromatizzare le foglie del tè indiano con la fragranza dell’essenza del bergamotto, di Calabria. Da questo matrimonio nacque il tè “Earl Grey”, diventato nel corso dell’ultimo secolo, uno dei tè aromatizzati più bevuti al mondo. Peccato che in entrambi i casi della regione di provenienza della fragranza che caratterizzò i due fortunati prodotti non vi è alcuna menzione! Ma questa è un’altra storia…

Questo periodo “d’oro” del bergamotto, che per secoli ha contribuito allo sviluppo economico e sociale della zona meridionale della Calabria, ha avuto un punto di svolta, purtroppo in negativo, allorquando l’industria chimica, dagli anni cinquanta in poi, in breve tempo, ha sostituito le sostanze naturali contenute nella maggior parte dei prodotti cosmetici ed in quelle alimentari. Da questo momento in poi, per i produttori, la coltivazione dei “giardini” di bergamotto divenne sempre più onerosa tanto da diventare fortemente antieconomica. Ma ciò non impedì alla maggior parte di essi di continuare nella tradizione di coltivare il bergamotto. E questo in una economia mondiale in cui il profitto è la regola non è facilmente comprensibile…

La spiegazione forse sta nel fatto che i calabresi (è risaputo!) hanno la testa dura… o forse perché nelle famiglie dei vecchi produttori venivano sovente ricordati, con rimpianto, gli anni dell’età dell’oro… o forse perché ( e questo è stato spiegato recentemente da studi scientifici sull’aromaterapia) la fragranza sprigionata dall’olio essenziale di bergamotto infonde ottimismo nelle persone, li mette di buon umore, tiene lontana la depressione e l’ansia. Se questa sensazione crea dipendenza, i produttori di bergamotto sono dei drogati e non lo sanno… Ma questa costanza, durata decenni, sta premiando chi ha creduto nel riscatto di un prodotto unico al mondo…

Negli ultimi anni una nuova coscienza salutista e naturalistica ha rilanciato, sul mercato mondiale, l’uso dell’essenza di bergamotto anche grazie al diffondersi dell’agricoltura biologica. Questa nuova coscienza mondiale ha dato così nuovo impulso ai produttori di bergamotto, scoraggiati da decenni di crisi e di prezzi altalenanti ed ha fatto sì che in questo ultimo decennio molti abbiano rilanciato le produzioni di famiglia incrementandone notevolmente le coltivazioni. A dare manforte ai produttori è intervenuto, altresì, un pronunciamento dell’Unione Europea che ha riconosciuto l’essenza di bergamotto come prodotto DOP. Vi è inoltre la proposta di considerare i “giardini di bergamotto” e dunque il frutto e la sua essenza naturale come patrimonio mondiale dell’umanità.

L’unicità di tale coltivazione e le nuove prospettive mondiali di un rilancio dell’economia locale legata al bergamotto ci inducono a ritenere che, qualora venga modificato uno soltanto dei delicati parametri che fanno sì che questo frutto del paradiso (da qui forse l’etimologia dal turco berg-a-mudi, frutto del Signore) cresca e maturi nella nostra terra, si possa verificare un disastro ambientale ed economico imperdonabile ed irreparabile. I 354 componenti dell’essenza naturale stanno insieme secondo una logica naturale che i profumieri apprezzano in un equilibrio spettrografico molto delicato e facilmente influenzabile da piccoli mutamenti climatici. L’acetato di linalile, uno dei componenti nobili dell’essenza, deve essere presente in perfetto equilibrio con il linalolo e con altri componenti meno nobili, altrimenti si determina un appiattimento olfattivo della stessa e l’abbandono della stessa da parte dei profumieri a tutto vantaggio dell’essenza sintetica.

L’impianto di una centrale a carbone proprio al centro dell’area in cui cresce questo capolavoro della natura sarà l’inizio della fine di tutto questo mondo spiegato in estrema sintesi e che racchiude in sé le passioni, le speranze e i ricordi di intere generazioni che si appellano alla sensibilità di persone di buon senso e piene di amor proprio. Al di là di qualsivoglia interesse economico.

Ugo Sergi
Presidente "Bioassoberg"
Consorzio Produttori Bergamotto Biologico



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