Lo Stato
italiano paga circa 4000 euro al mese per ogni minore che arriva su di un
barcone. In pratica un Mbubu qualsiasi che viene dal Ghana riceve a spese
nostre un tenore di vita che noi non possiamo garantire ai nostri figli. In
Grecia ma anche da noi i bambini soffrono e non frega niente a nessuno.
Cacciamo questa classe politica traditrice e tutti i clandestini minori e non,
tutti senza eccezioni!
19 NOVEMBRE 2017
Da Atene. Un
rapido sguardo per controllare che la telecamera sia spenta, poi le mani si
tuffano nella borsa per stivare i pannolini e il latte in polvere donato dai
volontari. Lo sguardo stanco di Eugenia è lo stesso di tantissime madri che in
Grecia non hanno più soldi per pagare il necessario ai propri bambini. Gli
omogeneizzati, gli occhiali, le vaccinazioni. Quando la crisi economica morde e
le forze vengono meno, le donne come Eugenia vengono alla Clinica della
comunità metropolitana di Atene*
Un ospedale
di volontari alla periferia della capitale per assicurare cure gratuite a chi è
stato lasciato senza niente dalle politiche di austerity che da anni devastano
la Grecia. A due passi da un luogo simbolo della città, l’aeroporto Hellinikon
– ora abbandonato e riconvertito in un sordido campo di accoglienza per
migranti – sorge un piccolo poliambulatorio che per moltissimi ateniesi è ormai
un sostegno imprescindibile.
Nascosta fra
i capannoni industriali in rovina e le piante d’oleandro, la clinica è stata
aperta nel 2011 per iniziativa di un gruppo di medici guidati dal cardiologo
Giorgios Vichas. Lo sguardo vispo sotto una chioma corvina appena punteggiata
di grigio, Vichas ci accoglie nel suo studio facendosi largo fra gli scatoloni
colmi di medicine. “Queste ci vengono donate da cittadini di tutta Europa –
spiega indicando le confezioni tutt’intorno – Ma anche da greci di tutte le
classi sociali.”
Ogni mese il
dottore e i suoi novanta colleghi volontari visitano fino a duecentocinquanta
persone a settimana, con un aumento dell’affluenza nell’ultimo anno. A aiutarli
anche ragazzi e pensionati da mezza Europa, spesso inquadrati in associazioni
specializzate come Griechenland Hilfe, che ogni anno spedisce dall’Austria veri
e propri convogli di aiuti umanitari.
“Viene da
noi chi non può permettersi di pagare l’assicurazione sanitaria – chiarisce
Vichas – Donne con bimbi ancora in fasce, uomini disoccupati, anziani. Vengono
da tutte le zone di Atene, quelle popolari e quelle che un tempo erano
considerate borghesi.”
Il governo
di Alexis Tsipras ha ripristinato l’assistenza sanitaria gratuita ai
disoccupati ma paradossalmente, spiegano i volontari, questa mossa ha ingolfato
ancora di più gli ospedali già oberati di lavoro. Mettendo a nudo un altro
gravissimo problema del sistema sanitario ellenico: l’ormai cronica mancanza di
personale medico-infermieristico.
Nei nosocomi
privi di strumentazioni e farmaci scarseggiano anche i professionisti: “Le
misure di austerity imposte con i vari memorandum approvati negli anni – scuote
la testa Vichas – impediscono di assumere nuovi medici a tempo indeterminato”.
Secondo la Federazione Panellenica dei dipendenti degli ospedali pubblici,
all’ospedale Kratico Gennimatas di Atene oltre il 40% delle posizioni sono
vacanti.
La
situazione è deteriorata al punto tale che la Comunità metropolitana è
costretta a spedire ad alcuni ospedali cittadini parte delle donazioni che
riceve. “Quegli scatoloni di garze e cotone – ammicca una signora sui
cinquant’anni sporgendosi dal banco dell’accettazione mentre sorseggia un caffè
turco – ci sono stati donati da Medici senza Frontiere, ma finiranno diritti
all’ospedale Aghia Sofia”.
Ma non si
tratta solo di materiale di pronto impiego: il 2 novembre, all’indomani delle
vacanze di Ognissanti, l’ospedale universitario di Laikò è rimasto senza
farmaci per la chemioterapia, fra i medicinali più costosi sul mercato.
Gli effetti
sulla salute pubblica già si vedono: secondo i dati pubblicati in primavera
dalla Banca di Grecia ( pagina 91 del documento, ndr), nel Paese la mortalità
infantile è cresciuta dal 2,65% del 2008 al 3,75% del 2014, mentre la
percentuale di chi soffre di depressione è schizzata dal 3,3% del 2008 al 12,3%
del 2013. Parimenti cresce anche il numero dei nati sottopeso e degli adulti
che soffrono di una patologia cronica.
Moltissimi
attribuiscono alla Troika la responsabilità di questa catastrofe, ma a Vichas
non importa: a lui basta fare il proprio lavoro. Con un solo sassolino da
levarsi dalla scarpa: l’anno scorso l’Europarlamento ha conferito alla sua clinica
il premio di “Cittadino europeo dell’anno”. “Non hanno fatto niente per
alleviare questa situazione. Niente. – sorride amaro – E io dovrei accettare i
loro premi?”
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