Gli animali selvatici sono in crescita e spesso pericolosi: naturale che
l'uomo si difenda.
Lo scorso 21 settembre, mentre camminava da sola lungo una spiaggia deserta a Maroneia, nel Nord della Grecia, una turista inglese è stata aggredita e sbranata da un branco di lupi.
Robi Ronza - 19/11/2017
Il poco che restava di lei è stato ritrovato qualche giorno dopo. È
accaduto insomma ciò che ormai stava purtroppo diventando probabile: ossia che
in Europa il lupo, dilagando indisturbato, cominciasse ad attaccare non più
solo le pecore (in Francia l'anno scorso ne ha uccise circa 6mila) e altri
animali domestici, ma anche l'uomo. In vacanza a Maroneia, la donna, Celia
Hollingworth, dipendente dell'università di Bristol da poco in pensione, si era
fatta portare da un taxi fino a un'area archeologica non custodita situata a
una certa distanza dal centro abitato, e da lì stava facendo ritorno a piedi al
suo albergo quando il branco di lupi l'ha raggiunta e aggredita.
Tanto forte è la «lobby» che in sede di Unione europea vuole il ritorno
incontrollato dei grandi carnivori sulle montagne e nelle campagne del nostro
continente che fuori della Gran Bretagna e della Grecia la tragica notizia non
ha però avuto eco alcuna. E anche in Grecia ci sono voluti diversi giorni perché
le autorità locali ammettessero che la poveretta era stata vittima di lupi. La
Bbc ha seguito la vicenda fino a quando ufficialmente la causa della sua morte
è stata così accertata, e poi non ne ha parlato più.
La vicenda è di una tragicità evidente, ma sarebbe un errore classificarla
come un evento isolato e assolutamente straordinario. Fatti del genere
diventeranno sempre meno isolati e sempre meno straordinari se non ci si oppone
a chi progetta, con l'illegittimo sostegno dell'Unione europea, di far uscire i
grandi carnivori dalle aree di riserva ristrette e controllate in cui
sussistevano, e lasciare che si diffondano in Europa ovunque possono. In Italia
finora il lupo ha sbranato solo pecore e cani, ma in un caso in Toscana si è
già andati vicino a una tragedia come quella accaduta in Grecia. In Trentino
già diverse persone sono state poi aggredite da orsi.
La prossimità tra l'uomo e i grandi carnivori non è possibile. Non solo
ciò è stato chiaro sin dall'inizio della storia, come tutte le più antiche
letterature confermano, ma la vittoria nello scontro con i grandi carnivori fu
cruciale ai fini della sopravvivenza dell'uomo preistorico, ossia del nostro
più antico antenato. È con quella prima vittoria che la civiltà umana inizia.
In fin dei conti tutto il resto è venuto per conseguenza. È ovvio che oggi
il rapporto di forza è così a favore dell'uomo che comunque non può ribaltarsi
in breve tempo. Proviamo però ad immaginarci che cosa, in un ambiente
caratterizzato da una consistente presenza di lupi e di orsi, potrebbe accadere
nel caso di un terremoto come quello che colpì nello scorso 2016 alcune aree
appenniniche del centro Italia. Una circostanza cioè in cui in località isolate
sconvolte da un sisma delle persone magari in stato di shock, bisognose di
soccorso e spesso anche ferite, restino a lungo senza riparo indifese e
disorientate.
Non c'è però bisogno di pensare solo a casi estremi di questo genere per
spiegare l'impossibilità della vicinanza tra uomo e grandi carnivori in un
continente fittamente abitato come il nostro.
Ciò che è possibile nell'Africa sub-sahariana o nel Wyoming - lo Stato
degli Usa, sede del parco nazionale di Yellowstone, che ha due abitanti per
chilometro quadro - non è immaginabile nel nostro Paese dove gli abitanti per
chilometro quadro sono 201. E nemmeno nell'intera Unione Europea dove, malgrado
la scarsa popolazione di diversi Paesi del nord e dell'est, nell'insieme gli
abitanti per chilometro quadro sono oltre 116.
Più forte dei fatti e del buon senso è però finora l'effetto sulle grandi
masse urbane dell'immagine che dei grandi carnivori dà la cultura di massa:
come di simpatici bonaccioni antropomorfi nei programmi per i più piccoli, e
poi di spettacolari cacciatori di bufali e gazzelle destinati per natura al
sacrificio nei programmi televisivi naturalistici.
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