Il premier
ha deciso di destinare 1,4 miliardi a misure per i più poveri. Lo scorso anno
però una misura analoga, la tredicesima per i pensionati con gli assegni più
bassi, aveva causato la reazione dei creditori. Che avevano imposto nuovi
sacrifici
di Francesco De Palo | 16 novembre 2017
Cosa c’è
dietro il dividendo sociale da 1,4 miliardi di euro annunciato da Alexis
Tsipras per i poveri greci? Si rischia un effetto boomerang per una decisione
legittima ma che cozza con il memorandum della troika? Potrebbero scattare
altre clausole di salvaguardia così come accaduto lo scorso anno per la
tredicesima autonomamente concessa ai pensionati con gli assegni più bassi?
Punto di
partenza è lo stato dei conti ellenici: i sacrifici draconiani degli ultimi
anni hanno prodotto alcuni risultati. La riforma del lavoro targata Katrugalos,
il taglio costante alla spesa pubblica, la trasformazione del sistema
pensionistico con aliquote contributive più alte e meno sgravi, la riduzione
degli stipendi nel pubblico impiego e l’aumento generale delle imposte hanno
fatto sì che dopo tre anni Atene potesse tornare sui mercati. E’ dello scorso
settembre, dopo l’emissione di nuovi bond e scadenza quinquennale, l’annuncio
da parte dell’Eurogruppo dell’uscita del Paese dalla procedura per deficit
eccessivo, dopo otto anni. E stando alle previsioni il rapporto deficit/pil è
saldamente sotto il 3%, come previsto dal Patto di stabilità.
Sullo sfondo
resta però il memorandum della troika, che lo stesso Tsipras ha firmato dopo il
referendum del 2015, ma in una versione ancora più austera: tra le altre cose,
c’è scritto che tutti i provvedimenti dei singoli ministeri di Atene devono
essere approvati e controfirmati dal pool di creditori internazionali, ovvero
Fmi, Ue e Bce. Quando nel dicembre scorso Tsipras concesse la tredicesima alla
fascia più debole di pensionati greci, fece una mossa che se da un lato
produsse un beneficio per un ceto in estrema difficoltà e già vessato da tagli
e sacrifici, dall’altro ebbe la diretta conseguenza di nuove tasse per
recuperare quelle uscite non preventivate dal memorandum che è la guida della
politica finanziaria di Atene.
E ora il
premier ha annunciato che il miliardo e mezzo di euro a disposizione verrà
impiegato per le esigenze delle fasce più deboli. Giusto. Ma se la misura non
fosse concordata con la troika, rischierebbe di far scattare altre clausole di
salvaguardia, come aumento dell’iva o balzelli diversi già ad inizio del 2018.
Per cui accanto alle parole del commissario per gli Affari economici
dell’Unione Pierre Moscovici – “la Grecia sta per voltare la pagina
dell’austerità e aprire quella della ripresa” – bisognerà capire nel merito
quanto potrebbe costare alla collettività greca questo regalo che Tsipras vuole
fare ai suoi cittadini. Tra l’altro il premier ha anche annunciato una nuova
infornata di assunzioni nel pubblico impiego, decisione che molti analisti
valutano rischiosa, perché è stato proprio il pachidermico settore pubblico,
figlio di clientele e assunzioni elettorali, a rappresentare una delle cause
dei conti ellenici in disordine.
Da segnalare
l’intervista alla Cnbc di Kyle Bass, fondatore di Hayman Capital Management,
secondo cui in Grecia ci saranno elezioni anticipate (aprile o settembre 2018)
e vincerà il conservatore Kyriakos Mitsotakis che ha già promesso di ridurre le
tasse e accelerare le privatizzazioni. Dopo le elezioni, Bass ritiene che 15
miliardi di euro torneranno al sistema bancario greco e il mercato azionario ne
trarrà giovamento.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου