Un
film di Yorgos Zois. Con Alexandros Vardaxoglou, Maria Kallimani, Alexia
Kaltsiki, Christos Stergioglou. continua» Titolo originale Interruption.
Drammatico, durata 109 min. - Grecia, Francia, Croazia 2015.
Il film è stato selezionato nella sezione Orizzonti della 72. Mostra del Cinema di Venezia.
Giancarlo Zappoli
"Yorgos Zois innerva innumerevoli aporie a cui spetta allo spettatore cinematografico dare un'eventuale seppur provvisoria soluzione".
"Yorgos Zois innerva innumerevoli aporie a cui spetta allo spettatore cinematografico dare un'eventuale seppur provvisoria soluzione".
Un teatro di
Atene ai nostri giorni. In scena si sta rappresentando l'Orestea di Eschilo in
un adattamento postmoderno. All'improvviso, in seguito a un breve blackout, un
gruppo di giovani in abiti scuri ed armati di pistole sale sul palco invitando
chi lo desidera a raggiungerli per prendere il posto degli attori. La recita
prosegue ma ora le dinamiche sono profondamente mutate.
Sin dalle
sue origini ci si interroga su quale sia la funzione del teatro e la risposta
muta di epoca in epoca e di società in società. Con Interruption Yorgos Zois
torna a porsi il quesito utilizzando un media diverso, il cinema, ma
rifacendosi alla classicità più pura, quella trilogia, denominata
"Orestea", con cui nel 458 a.C. Eschilo vinse le Grandi Dionisie. Lo
fa con un'idea che sarebbe piaciuta a Pirandello ma che da "Questa sera si
recita a soggetto" trae semmai solo lo spunto. Perché in questa
rappresentazione a più livelli di lettura, carica di tensione (indebolita solo
da un finale che vorrebbe essere significante ma finisce con l'essere fuori
misura) il regista greco innerva innumerevoli aporie a cui spetta allo
spettatore cinematografico dare un'eventuale seppur provvisoria soluzione.
Quella
gabbia trasparente in cui vengono imprigionati gli 'attori' può trasformarsi in
segno di un modo di fare teatro che, per quanto di ricerca, ha finito con il
ripiegarsi su se stesso senza più produrre senso. Allora la rilettura di un
classico può trovare la propria significazione in un gesto di rottura come
quello che fa salire sul palco il quotidiano ad agire se stesso cercando di
individuare nel proprio vissuto riflessi di azioni che hanno attraversato i
millenni. Ma se questo gesto è imposto, quale valore reale potrà conservare?
Sarà sufficiente che, a un certo punto, vengano attribuite delle deleghe come
possibili (ma di fatto apparenti) libertà di attualizzazione? Che dire poi
quando un oggetto si rivela di fatto 'vero' e non (come si sarebbe creduto o,
forse, sperato) di scena? Su questa e su innumerevoli altre riflessioni che il
film di Zois provoca, una finisce con il risultare dominante. Non a caso si è
fatto riferimento in precedenza a uno spettatore cinematografico, perché quelli
teatrali di Interruption si rivelano come una massa indistinta pronta ad
ubbidire ai comandi impartiti ed incapace di distinguere finzione e realtà,
riassorbendo il tutto in applausi privi di qualsiasi motivazione profonda. Il
giudizio, in questo caso, è dato ed è inappellabile.
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