Oramai da Ankara si è abituati a ricevere, nel bene o nel male, sempre delle
sorprese: non c’è mese senza che dalla capitale turca arrivino notizie che, in
tutto od in parte, smentiscano certezze e convinzioni acquisite in interi anni
di studio delle dinamiche geopolitiche; e così, nella giornata di giovedì, il
vice primo ministro turco Hakan Cavusoglu ha annunciato a sorpresa che nei
prossimi giorni Erdogan si recherà in visita ufficiale ad Atene. Si tratta, di
fatto, del primo Capo di Stato della Turchia in visita in Grecia da 65 anni a
questa parte, l’ultimo era stato Celal Bayar nel 1952; da allora, è accaduto di
tutto: i militari, i colpi di Stato in entrambi i paesi, la crisi di Cipro e
l’annessione di una parte dell’isola, fino ai casi più recenti relativi agli
screzi sul flusso di migranti proveniente dal Medio Oriente ed ai soldati
turchi golpisti rifugiatisi in territorio greco nella notte del 16 luglio 2016.
Tutto questo però, anche se difficile cancellarlo in poche ore di meeting,
sembra comunque destinato a diventare di secondo piano dopo l’annuncio arrivato
da Ankara.
NOV 25, 2017
Gli interessi comuni tra Grecia e Turchia
Un riavvicinamento tra le due sponde dell’Egeo in realtà era comunque
nell’aria: nel febbraio 2018, a Salonicco, è previsto un vertice tra i governi
dei due paesi assieme a diverse realtà imprenditoriali locali; l’appuntamento
nelle agende dei due esecutivi è stato fissato, non a caso, con il nome di
‘Consiglio di cooperazione di alto livello greco – turco’ e metterà sul piatto
tre grandi infrastrutture vitali per le rispettive economie. In primo luogo,
risalta il progetto di costruzione dell’alta velocità ferroviaria tra Salonicco
ed Istanbul: verrebbe a crearsi, di fatto, un lungo corridoio tra Mediterraneo
orientale ed Anatolia visto che, nel prossimo gennaio, verrà aperta la nuova
ferrovia Atene – Salonicco anch’essa ad alta velocità e, considerando che in
Turchia dal 2014 è attiva già la tratta che in poche ore collega Istanbul con
il cuore dell’Anatolia, il porto del Pireo diverrebbe in tal modo un hub
importante per molte navi che risalgono dal canale di Suez.
In secondo luogo, si discuterà dell’attivazione di un collegamento
marittimo diretto tra i porti di Salonicco e di Smirne, volti a collegare le
due sponde dell’Egeo; infine, l’altra grande opera in ballo riguarda la
costruzione di un grande ponte sul fiume Evros il quale faciliterà in futuro
l’attraversamento della frontiera posta nella città greca di Kipoi ed in
corrispondenza della località turca di Ipsala. Non solo infrastrutture: gli
interessi che legano Grecia e Turchia in questo momento e che, evidentemente,
superano i diverbi ed i contrasti decennali, riguardano anche quelli
energetici; dal paese ellenico passerà dal 2019 il Turkish Stream, il gasdotto
che porterà l’energia dalla Russia al Mediterraneo oltrepassando l’Ucraina e
che consentirà a Mosca di aumentare considerevolmente gli investimenti in
questo settore nelle aree del ‘Mare Nostrum’. Il consenso di Atene all’opera è
stato fondamentale per lo sblocco dei lavori, partiti lo scorso maggio sulle
sponde del Mar Nero, al pari del miglioramento dei rapporti tra il governo di
Tsipras e quello di Erdogan.
Uno sgarbo all’UE?
La visita del presidente turco ad Atene, oltre alla storica distensione tra
i due paesi ed all’avvio di un rapporto di collaborazione volto alla
costruzione delle opere sopra citate, potrebbe avere anche precisi connotati
geopolitici; il governo di Ankara, nell’annunciare il futuro viaggio di Erdogan
presso la capitale greca, sembra voler volgere il proprio sguardo ad occidente
portando la propria influenza economica e politica nel tassello più periferico
e traballante dell’Unione Europea. La Grecia sta vivendo da otto anni a questa
parte una crisi che continua ad impoverire migliaia di famiglie, nel famoso
referendum del luglio 2015 la popolazione ha espresso la propria profonda
insofferenza per le politiche attuate da Francoforte e Bruxelles e, in questo contesto,
una Turchia che si mostra dinamica nella regione, in buoni rapporti con la
Russia di Putin (il quale a sua volta ha ottime relazioni con Tsipras) e con il
suo presidente pronto ad atterrare ad Atene per parlare di opere ed
infrastrutture strategiche, appare a tutti gli effetti una pressione messa sul
collo di un’Europa che, di certo, non vede di buon occhio un eventuale
riavvicinamento bilaterale tra i due paesi del Mediterraneo.
In poche parole, i chilometri di binari che potrebbero unire Grecia e
Turchia, assieme ai tubi del Turkish Stream ed al ponte sull’Evros,
rappresenterebbero vere e proprie metafore di un paese ‘debole’ dell’UE che
guarda verso il suo Mediterraneo e verso oriente e di un ex impero che, nelle
sue mire neo ottomane, inizia a guardare nuovamente ad occidente.
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