Ritrovato al
largo di Ispica (RG) in zona Porto Ulisse, un relitto del VI sec. d.C. A soli
due metri di profondità, Antonio Giunta, segnalatore della Soprintendenza del
Mare, ha individuato una porzione di legno affiorante lunga circa 6 metri.
Il relitto,
prontamente segnalato, è stato verificato dai subacquei della Soprintendenza
del Mare che hanno effettuato i rilievi e la documentazione. La scoperta è
stata presentata nel corso di una conferenza stampa questa mattina presso il
comando provinciale della Guardia di Finanza di Ragusa alla presenza
dell’Assessore dei Beni culturali Sebastiano Tusa, del Comandante provinciale
della Guardia di Finanza, Claudio Solombrino, del Soprintendente di Ragusa
Calogero Rizzuto e Fabrizio Sgroi, archeologo della Soprintendenza del Mare.
L’ipotesi formulata nelle prime ore è quella di una imbarcazione di epoca
bizantina naufragata in prossimità della costa e che presenta un carico di
anfore frammentate sparse su un ampio areale sabbioso. Sono state già programmate
le operazioni di indagine che prossimamente verranno avviate in collaborazione
con il nucleo sommozzatori della Guardia di Finanza.
“Si tratta
di una scoperta di grande valore – dichiara l’Assessore dei Beni culturali Tusa
– che si aggiunge alle numerose effettuate in questi anni nei fondali
Siciliani. Scoperta che contribuisce ad arricchire uno dei momenti piu felici
della storia dell’Isola: quello bizantino”.
Nel periodo
bizantino giustinianeo, frequenti e intensi erano i contatti con l’Asia minore
ed in particolare con Costantinopoli. Notevole infatti era l’attivismo delle
diocesi vescovili che diventano centri di aggregazione sociale ma anche
economico, oltre che religiose. In questo contesto lo scavo del relitto
potrebbe aprire nuovi orizzonti per la comprensione dei rapporti commerciali
tra oriente e occidente. Tutto cio si inquadra in una presenza bizantina nella
Sicilia sud orientale già nota con la ricchezza monumentale di Siracusa e
attraverso i numerosi rinvenimenti subacquei tra cui spicca il relitto di
Marzameni, attualmente in fase di scavo da parte di una missione congiunta
italo statunitense (Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, Università
Suor Orsola Benincasa di Napoli e Università di Stanford).
Grazie ad un
accordo in via di formalizzazione, il relitto sarà oggetto di indagine e studio
nei prossimi mesi da parte del Dott. Massimo Capulli in virtù di una
convenzione con l’Università di Udine.
Il relitto
si aggiunge a un importante ritrovamento effettuato negli anni ’60 a Pantano
Longarini, vicino Siracusa: un’altra nave bizantina recuperata in seguito a
scavi subacquei effettuati dall’allora Soprintendenza archeologica di Siracusa
in collaborazione con una missione americana diretta dal noto archeologo Peter
Trockmorton. Il relitto allora recuperato, è purtroppo ancora in fase di
trattamento e dopo tanti anni si spera di concludere le fasi di restauro per
restituire alla pubblica fruizione una preziosa testimonianza del passato.
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