ROMA – Non sarà una cravatta a salvare la
Grecia. Non certo quella indossata per pochi minuti dal premier Alexis Tsipras,
dopo l’accordo raggiunto recentemente con i creditori della zona euro a
Lussemburgo.
Elisabetta Casalotti, 3 luglio 2018
Un accordo che segna l’uscita del Paese dal terzo programma di
aiuti internazionali. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,-Ladyblitz
clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Per tutta la durata del suo
mandato, Tsipras si era rifiutato di portare la cravatta perfino nelle
cerimonie ufficiali. In occasione di uno dei suoi viaggi in Italia, però, aveva
fatto una promessa a Matteo Renzi. Gli aveva detto: “Indosserò la cravatta che
mi hai regalato se riusciremo a ottenere un alleggerimento del debito greco”.
Questo spiega il look, per lui insolito, scelto al momento di annunciare i
termini dell’accordo.
In effetti, su questa base Atene potrà posticipare
di 10 anni – dal 2022 al 2032 – il pagamento di 110 miliardi di euro per i
prestiti ricevuti dal vecchio fondo salva-stati Efsf. La Grecia si vede
estendere, inoltre, di ulteriori 10 anni il periodo di grazia, quello in cui
non scattano sanzioni se non si rispettano i tempi di pagamento del debito. Il
Paese di Tsipras resterà comunque per un lungo periodo di tempo sotto la
stretta sorveglianza dei creditori della zona euro.
È proprio a causa di quest’ultima clausola
che, passati i primi entusiasmi, i greci cominciano a chiedersi se il tanto
agognato accordo con i creditori internazionali segni veramente la fine della
crisi economica. La realtà, insomma, torna a bussare alla porta. Ne danno atto
anche economisti ed esperti di mercato che si mostrano scettici sul futuro del
Paese, ritenendo che l’accordo rischia di favorire un’ulteriore recessione
dell’economia. Si avanzano dubbi soprattutto sulla sostenibilità a lungo
termine del debito e si sottolinea che i Paesi del nord hanno preferito
rimandare le decisioni importanti al futuro. Si sostiene, in breve, che con
l’escamotage del prolungamento dei pagamenti i creditori hanno voluto evitare
di affrontare nei rispettivi Parlamenti una decisione su una vera
ristrutturazione del debito. Se a tutto questo si aggiungono gli obbiettivi di
bilancio troppo alti imposti dai creditori internazionali, il carico fiscale
insostenibile e la povertà incalzante, chiunque può rendersi conto che il
futuro della Grecia non si delinea proprio roseo.
A decidere in ultima istanza saranno – come
al solito – i mercati finanziari, visto che la Grecia esce ufficialmente dal
programma di aiuti il prossimo 20 agosto. Giudici intransigenti e poco inclini
ai sentimentalismi, i mercati vaglieranno con quali interessi prestare alla
Grecia altri capitali. Sarà un’occasione per capire che cosa pensano realmente
sulla sostenibilità del debito e sulla volontà del Paese di rimanere fedele
alle riforme.
Un fatto, comunque, è certo: in questo
periodo transitorio tornerà utile il cuscinetto finanziario di 24 miliardi
concesso come premio di buonuscita alla Grecia dai creditori della zona euro.
Resta ancora tutto da vedere, quindi, per un Paese flagellato da più di otto
anni di crisi economica e oberato da un debito che supera il 180% del Pil.
Finita l’era della Troika, inizia quella dell’incertezza. La Grecia, a quanto
sembra, ha ancora un lungo cammino da percorrere per lasciarsi definitivamente
alle spalle lo spettro della crisi.
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