Il tempio di Nettuno a Capo Sunion
Il tempio di Nettuno a Capo Sunion, una quarantina di chilometri
ad est di Atene. Qui salutarono la patria le
navi in partenza per la guerra di Troia e alcune vi fecero naufragio
quando erano già in vista della patria. Qui ci furono anche dolorosi naufragi
di navi militari, anche italiane!
Nell’Antica Roma, 23 Luglio, Neptunalia, Feste in onore
di Nettuno, Dio delle acque e dell’irrigazione, con la costruzione di capanne
di frasche (umbrae)
Più tardi questo Dio di origine italiaca, verrà
assimilata a Poseidon, re degli oceani e delle onde, fratello di Zeus (re del
cielo) e di Ade re del mondo
sotterraneo). Nettuno.Poseidone capace anche di generare “onde” e disturbi
mentali, raffigurato alla guida di un carro, trainato da cavallucci marini o
cavalli capaci di correre sui mari.
I Nettunalia (latino: Neptunalia) erano una festività
della Religione romana, celebrata in onore di Nettuno come Dio delle acque e
quindi anche dell’irrigazione, il 23 luglio.
Questo giorno, uno dei dies comitiales in cui i cittadini
si riunivano in comizi per votare,era segnato sugli antichi calendari come
Nept. ludi et feriae o Nept. ludi, indicando che la festa era celebrata con dei
giochi.
Le celebrazioni non sono note in dettaglio: venivano
costruite delle capanne con rami (dette umbrae) nelle quali avvenivano
probabilmente le feste.
Nettuno (divinità)
Nettuno (in Latino Neptūnus) è una divinità della
religione romana, dio delle acque correnti e in seguito divenne, dopo il 399
a.C., il dio del mare e dei terremoti trasformandosi nell’equivalente del dio
greco Poseidone,e già Cicerone nel suo trattato Sulla natura degli dei così lo
descrive:
« …Il primo regno, cioè il dominio su tutto il mare, fu
affidato a Nettuno che la tradizione vuole fratello di Giove ed il cui nome è
un ampliamento del verbo nare… »
(Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, II, 66)
Malgrado il fatto che il suo culto si sia sviluppato solo
dopo il suo accostamento a Poseidone, Nettuno fu sempre meno popolare, fra i
marinai, di quanto lo fosse Poseidone presso i Greci.
Secondo la mitologia, abitava in fondo al mare e comandava
i mostri marini e le tempeste. Viene spesso rappresentato ritto su di un carro
trainato da cavalli marini, e con un tridente nella mano destra come simbolo di
comando
Veniva onorato il 23 luglio, con le festività dei
Neptunalia, a cui furono poi uniti i ludi Neptunialicii (dal III secolo a.C.) .
Il suo tempio si trovava al Circo Flaminio all’interno
del Campo Marzio a Roma.
Nella mitologia Romana aveva una divinità associata
(paredra) detta a volte Salacia a volte Venilia.
Epiteto ricorrente di Nettuno/Poseidone era Enosìctono o
Enosigeo (lat. Ennosigaeum, gr. Ε(ν)νοσίγαιος, scuotitore di terre).
Poseidone o Posidone (in greco Ποσειδών) è infatti il dio
del mare e dei terremoti e maremoti nella mitologia greca.
Figlio di Crono e fratello di Zeus, Ade, Era, Estia e
Demetra è uno dei dodici dèi dell’Olimpo. La sua consorte è la Nereide
Anfitrite e da lei ha avuto quattro figli: Tritone, un essere mezzo uomo e
mezzo pesce, Roda, ninfa marina protettrice dell’isola di Rodi (chiamata così
in suo onore)e sposa di Elios, Cimopolea, dea minore delle tempeste marine
particolarmente violente e Bentesicima, dea minore delle onde.
Il simbolo del dio era il tridente e gli animali a lui
sacri erano il cavallo (creato da lui dalle onde del mare), il toro e il
delfino.
Divinità simili a Poseidone del mondo antico furono Rodon
nella religione illirica e Nethuns nella religione etrusca e il suo
corrispondente romano fu Nettuno.
In suo onore venivano celebrati i giochi Istmici.
Nell’età dell’oro, Poseidone, se si fa affidamento alle
tavolette d’argilla in scrittura Lineare B giunte fino a noi, nell’antica città
di Pilo era considerato il più importante tra gli dei; in queste iscrizioni il
nome PO-SE-DA-WO-NE (Poseidone) ricorre con frequenza molto maggiore rispetto a
DI-U-JA (Zeus). Si trova anche una variante femminile dello stesso nome,
PO-SE-DE-IA, il che indica l’esistenza di una dea compagna di Poseidone che in
tempi successivi venne dimenticata. Le tavolette rinvenute a Pilo riportano la
memoria di sacrifici in onore de Le due regine e Poseidone oppure Le due regine
e il re. L’identità che più facilmente può essere attribuita alle due regine è
quella di Demetra e Persefone o di due dee loro antesignane, in ogni caso
divinità che in epoche successive non furono più associate alla figura di
Poseidone. Il dio era già identificato come Scuotitore di terra ovvero
E-NE-SI-DA-O-NE nella Cnosso di epoca micenea, un titolo estremamente
importante, soprattutto considerando che i terremoti sono stati una delle cause
principali della caduta della civiltà minoica.
In una delle tavolette di Pilo si trova un legame tra i
nomi di Demetra e Poseidone, che compaiono come PO-SE-DA-WO-NE e DA-MA-TE,
inseriti in un contesto di richieste di grazia agli dei. La sillaba DA,
presente in entrambi i nomi sembrerebbe derivare da una radice Protoindoeuropea
associata al concetto di distribuzione di terre e privilegi, per cui Poseidone
potrebbe significare Signore distributore o Compagno della distributrice
parallelamente a Demetra, La madre distributrice.
Origini del culto
Nella cultura micenea, pur così dipendente dal mare, non
è stata ritrovata alcuna prova di un legame tra Poseidone e il mare stesso.
Evidentemente il culto del dio era nato in precedenza e indipendentemente da
quello che sarebbe diventato il suo regno.
Visto che la figura di Poseidone è in stretta relazione
sia con il mare sia con i cavalli e considerando la lontananza dal mare delle
zone in cui abitavano gli antichi indoeuropei, alcuni studiosi ritengono che
Poseidone originariamente nasca come un dio-cavallo e che solo in seguito sia
stato assimilato alle divinità acquatiche orientali quando i popoli greci
mutarono la loro fonte di sostentamento principale passando dalla coltivazione
della terra allo sfruttamento del mare con la pesca e i commerci marittimi.
Secondo Pausania, Poseidone era uno dei custodi
dell’Oracolo di Delfi prima che Apollo ne assumesse il controllo. Apollo e
Poseidone spesso si occuparono degli stessi aspetti delle vicende umane: ad
esempio durante la fase della fondazione di nuove colonie Apollo per mezzo
dell’Oracolo autorizzava i coloni a partire e indicava loro dove stabilirsi,
mentre Poseidone si prendeva cura dei coloni durante la navigazione verso la
nuova patria e procurava le acque lustrali per celebrare i sacrifici
propiziatori per la fondazione della nuova città. L’Anabasi di Senofonte
descrive un gruppo di soldati Spartani che intonano, dedicandolo a Poseidone,
un peana che è un tipo di inno che, normalmente, veniva dedicato ad Apollo.
Come anche Dioniso e le Menadi, Poseidone aveva la
capacità di provocare alcune forme di disturbo mentale: uno dei testi di
Ippocrate riporta come alla sua opera fosse attribuito l’insorgere di certi
tipi di epilessia.
Poseidone era venerato come divinità principale in molte
città: ad Atene era considerato secondo soltanto ad Atena, mentre a Corinto e
in molte città della Magna Grecia era considerato il protettore della polis.
Le celebrazioni in onore di Poseidone si tenevano,
all’inizio della stagione invernale, in molte città del mondo greco.
I marinai rivolgevano preghiere a Poseidone perché
concedesse loro un viaggio sicuro e talvolta come sacrificio annegavano dei
cavalli in suo onore. Quando mostrava il lato benigno della sua natura
Poseidone creava nuove isole come approdo per i naviganti e offriva un mare
calmo e senza tempeste. Quando invece veniva offeso e si sentiva ignorato
allora colpiva la terra con il suo tridente provocando mari tempestosi e
terremoti, annegando chi si trovasse in navigazione e affondando le
imbarcazioni.
L’iconografia classica di Poseidone lo ritrae alla guida
del suo carro trainato da cavallucci marini o da cavalli capaci di correre sul
mare.In linea con quanto dicevamo sulla sua origine! Spesso era rappresentato
insieme a delfini e con in mano il suo tridente.
Poseidone nella mitologia
Poseidone era figlio di Crono e Rea e quindi fratello di
Zeus, Ade, Estia, Demetra ed Era. Secondo Esiodo, Poseidone è fratello maggiore
di Zeus, mentre secondo Omero il maggiore è Zeus, Poseidone il secondo e Ade il
terzo.
Esiodo racconta infatti, che come i suoi fratelli e
sorelle Poseidone venne divorato dal padre Crono e successivamente rigurgitato
da esso costretto da Zeus, l’ultimogenito riuscito a sfuggire al terribile
genitore grazie alla madre Rea. Secondo altre tradizioni invece Rea riuscì a
salvare Poseidone: secondo Pausania diede in pasto al marito un puledro e
nascose il figlio in un branco di cavalli; secondo Diodoro Siculo Rea affidò il
figlio alle cure dei Telchini, magici abitanti di Rodi, e dell’Oceanina Cefira.
Poseidone insieme a fratelli e sorelle, agli Ecatonchiri
e ai Ciclopi, che gli forgiarono la sua arma, il tridente, sconfisse Crono e i
Titani nella Titanomachia. I Titani furono scaraventati nel Tartaro e Poseidone
stesso provvide a costruire le mura di bronzo che li imprigionavano.
Quando poi si decise di dividere il mondo in tre regni,
vi fu un sorteggio: Zeus ricevette il cielo, Ade, ingannato da Zeus, il mondo
sotterraneo dell’oltretomba, mentre a Poseidone toccarono il mare e le acque.
Il dio del mare partecipò anche alla guerra tra gli
Olimpi e i Giganti, la Gigantomachia, nella quale combatté contro il gigante
Polibote e lo sconfisse tagliando un pezzo dell’isola di Coo con il suo
tridente e scaraventandoglielo contro, creando così l’isola di Nisiro.
La contesa con Atena per Atene
Agostino nel La città di Dio riporta la spiegazione di
Varrone sull’etimologia del nome della città di Atene: la sfida tra Atena e
Poseidone.
In quel luogo spuntò all’improvviso un ulivo e sgorgò
dell’acqua. Consultato l’Oracolo di Delfi, rispose che l’ulivo simboleggiava la
dea Atena e l’acqua il dio Poseidone e che i cittadini potevano scegliere il
nome di una delle due divinità per denominare la propria città.
Il re Cecrope allora convocò tutti i cittadini: i maschi
votarono per Poseidone, le donne per Atena. Vinse la seconda perché si ebbe un
voto in più delle donne. Allora Poseidone devastò i campi di Atene con le onde
del mare e per placarne l’ira le donne furono punite: d’allora in poi non avrebbero
più votato, nessun figlio avrebbe preso il nome della madre e nessuna sarebbe
stata chiamata come la dea vincitrice della contesa.
Apollodoro invece narra che a giudicare la disputa tra le
due divinità furono gli dei dell’Olimpo, che decretarono la vittoria di Atena
poiché Cecrope aveva testimoniato che la dea aveva piantato l’olivo prima di
Poseidone.
Si pensa che questa leggenda sia sorta nel ricordo di
contrasti sorti nel periodo Miceneo tra gli abitanti originari della città e
dei nuovi immigrati: tra agricoltori e marinai!
È interessante notare come Atene, nonostante questa
scelta, all’apice del suo sviluppo fu una grande potenza navale, capace di
sconfiggere la flotta Persiana nella battaglia di Salamina.
In una versione della storia differente, Atena e
Poseidone avevano rotto una relazione appena prima della contesa, aggiungendo
quindi un altro motivo valido alla lotta per il possesso della città.
L’Inno omerico a Poseidone
L’inno a Poseidone, incluso nella raccolta degli Inni
omerici, consiste in una breve invocazione, un preambolo disette versiche si
rivolge al dio come “scuotitore della terra e delle lande marine, dio dei
profondi abissi che è anche signore del Monte Elicone e dell’ampia Aigaì” e
ricorda anche la sua doppia natura di dio dell’Olimpo: “domatore di cavalli e
salvatore di navi”.
La ribellione a Zeus e la punizione
Omero racconta che un giorno gli dei dell’Olimpo,
capeggiati da Era, Apollo e Poseidone, si ribellarono a Zeus e lo legarono. A
salvare il Re degli Dei fu la nereide Teti, che chiamò il centimano Briareo che
lo salvò.
Come punizione, Zeus costrinse Poseidone e anche Apollo a
servire il re di Troia Laomedonte. Questi chiese loro di costruire un’enorme
cinta muraria che corresse tutt’attorno alla sua città e promise di
ricompensarli per questo servizio. Il re di Troia tuttavia, non mantenne la
parola data. Per vendicarsi, Poseidone mandò un mostro marino ad attaccare la
città, che però venne ucciso da Eracle.
Nella guerra di Troia
Nell’Iliade, Poseidone si schiera dalla parte dei Greci e
in diverse occasioni scende in battaglia contro l’esercito Troiano. Tuttavia
nel XX libro, interviene a salvare Enea, quando il principe Troiano è sul punto
di essere ucciso da Achille.
L’astio per Odisseo
Odisseo, come racconta lui stesso, per salvarsi dal
selvaggio e antropofago Ciclope Polifemo, figlio del dio del mare e della ninfa
marina Toosa, lo acceca e scappa. Poseidone, da quel momento, scatena tutta la
sua furia nei confronti del re di Itaca, che non ucciderà, ma costringerà per
anni lontano dalla sua patria.
Poseidone non partecipa al concilio degli dei nel quale
viene deciso che Odisseo potrà tornare a casa lasciando Ogigia dopo tanti anni
dal momento che partecipa a un banchetto presso gli Etiopi. Quando il dio del
mare, tornando dal banchetto, si accorge che Odisseo sta navigando in mare,
capisce che gli dei avevano deciso che potesse ritornare a casa e scatena i
venti contro il mortale, facendolo naufragare dalla propria zattera prima che
arrivi a Scheria, la patria dei Feaci.
Per punire i Feaci che avevano riportato a casa Odisseo,
il dio del mare trasformò la nave e gli uomini che avevano aiutato il re di
Itaca in pietra.
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