Nonostante la chiusura del commissariamento, il debito continua a gravare sul futuro del paese
Dopo otto anni di tutela internazionale, la Grecia tornerà a finanziarsi sui mercati internazionali. Per il Commissario Ue Pierre Moscovici, è il segno che il paese è nuovamente in grado di camminare sulle proprie gambe. Nonostante questa novità, sottolinea il Guardian, non c’è entusiasmo nell’aria. Tutti, infatti, sanno che c’è ancora molto da fare. “I nostri creditori non si sono dimenticati di noi: a gennaio è previsto un nuovo taglio da 1,8 miliardi di dollari e stiamo parlando di obiettivi fiscali al 2060”, ha sintetizzato Harry Theocharis, membro della commissione finanziaria del Parlamento.
Il record di Atene
Nella storia della finanza globale, nessun paese ha mai ottenuto così tanti aiuti come la Grecia da quando, nel maggio del 2010, è apparso chiaro che trent’anni di amministrazione non oculata avevano portato il paese sull’orlo dell’abisso, con un deficit quattro volte superiore a quello permesso da Bruxelles. L’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale hanno cercato di evitare il crack con un sostegno da 260 miliardi di euro, ma la maggior parte di questa cifra è tornata ai creditori sotto forma di rimborsi del debito.
L’impatto sulla crescita
Il salvataggio è arrivato al costo di misure dure, impopolari e aggressive che hanno colpito stipendi e pensioni, ma soprattutto hanno rosicchiato le radici della crescita economica. Il rapporto tra la produzione da debito a quella economica è passato dal 120% del Pil dell'inizio della crisi al 180% attuale, il dato più alto dell’intera Unione Europea. Ma non è tutto, perché se la Grecia, economicamente parlando, ha perso un quarto del proprio Pil, dal punto di vista sociale è un paese traumatizzato.
Nuovi livelli di povertà
Secondo i dati della think tank Dianeosis di Atene, i livelli di povertà estrema sono passati dall’8,9% del 2011 al 15% del 2015. Fra le persone toccate, uno su quaranta sono pensionati, ma uno su quattro sono giovani fra i 18 e i 29 anni, persone che hanno perso il lavoro o che non hanno mai avuto la possibilità di trovarne uno. Molti osservatori ritengono che ci vorranno anni, se non decenni, perché il paese possa riguadagnare il terreno perduto nei redditi e riconquistare gli standard di vita pre-crisi. Senza una crescita dinamica inclusiva, guidata dal privato, dall’apertura all’estero e dall'assunzione di rischi, la ripresa potrebbe essere elusiva.
Il peso della variabile demografica
Nel conto entrano anche variabili demografiche che non aiutano: dopo la Bulgaria, la Grecia ha il più basso tasso di natalità dell’Unione Europea, con una diminuzione della popolazione di quasi il 3% a causa dell’emigrazione e di una contrazione delle nascite. Fra le note positive, la stabilizzazione ha portato a un calo della disoccupazione vicino al 20% e la Hellenic Entrepreneurs Association ha annunciato la scorsa settimana che, nel bel mezzo di una stagione turistica da record, l’ottimismo fra i suoi iscritti è cresciuto del 20%. Ma dopo il 20 agosto, quando sarà ufficializzata la chiusura del programma di aiuti di Fmi, Ue e Bce, per Atene si aprirà una nuova fase di riforme correttive. Bisognerà lavorare per sbloccare la produttività dell’economia, rafforzare la competitività e rinvigorire l’imprenditorialità. Il tutto, sotto l’ombra minacciosa del debito.
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