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Il Museo
Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ha il piacere di annunciare
l’Inaugurazione della grande mostra “Tanino de Santis. Una vita per la Magna
Grecia”, venerdì 20 luglio, alle ore 17.30. L’evento è nel calendario delle
iniziative nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, Il pubblico sarà accolto
in un suggestivo percorso espositivo archeologico-biografico, curato dal
direttore del MArRC, Carmelo Malacrino, insieme a Maurizio Paoletti, docente di
Archeologia Classica presso l’Università della Calabria e membro del Comitato
Scientifico del Museo, e Daniela Costanzo, archeologa tra i nuovi assunti dal
MiBACT.
Saranno
esposti per la prima volta oltre 400 reperti, dalla preistoria all’età tardo
romana, della collezione di Tanino de Santis, lasciata in eredità al MArRC nel
2015. Dopo un’accurata attività di restauro, inventariazione e catalogazione,
che ha visto la collaborazione tra diverse professionalità museali, queste
straordinarie testimonianze della storia dell’antichità calabrese saranno
presentate in un allestimento volto a valorizzare la figura di de Santis, tra i
personaggi più rilevanti nel dibattito archeologico del Novecento in Calabria.
Medaglia d’argento della Presidenza della Repubblica Italiana come benemerito
della cultura e dell’arte, de Santis fu tra l’altro fondatore e direttore della
rivista “Magna Graecia. Rassegna di archeologia, storia, arte, attualità”, dal
1966 al 2003, rivolta «ai custodi
di antiche memorie, agli studenti, alle persone colte, a quanti conoscono bene
l’atmosfera di disinteresse che nel Mezzogiorno troppo spesso accoglie e mortifica
le realizzazioni informate alla cultura e all’arte». Dalle pagine della sua
testata interdisciplinare, de Santis condusse importanti battaglie civili in
difesa del patrimonio culturale e paesaggistico calabrese. Per questo impegno
fu anche vittima di un attentato.
La mostra
riveste, quindi, un particolare interesse culturale e civile, per l’importanza
dei contenuti materiali e per il rilievo della personalità del “giornalista
prestato all’archeologia”, come ha definito de Santis l’archeologo Paoletti nel
catalogo che accompagna la mostra. Insieme ai curatori, interverranno
all’Inaugurazione per i Saluti i rappresentanti delle principali Istituzioni.
Sarà presente, tra gli altri, Franco Bettarini, il Sindaco di Francavilla
Marittima, borgo nell’alto Jonio cosentino, di cui de Santis era originario.
Tra gli oggetti esposti per la prima volta al pubblico anche la pregiata Pelike
a figure rosse che de Santis aveva donato al Museo fin dal 1959, finora rimasta
conservata nei depositi. Il noto studioso di ceramografia italiota Arthur Dale
Trendall individuò nell’opera i tratti stilistici di un pittore che, proprio
dallo studio del vaso, ribattezzò “de Santis”. In mostra, anche manoscritti e
documenti in collaborazione con la Biblioteca umanistica dell’Università della
Calabria. «Siamo orgogliosi di questa esposizione, di enorme valore culturale e
civile per la comunità calabrese, che è il frutto di un lavoro di équipe dei
professionisti e del personale del Museo, con la collaborazione dei volontari
del Servizio Civile Nazionale», dichiara il direttore Malacrino. «Con un lavoro
di squadra, in poco tempo, presentiamo un eccezionale patrimonio archeologico e
storico», continua. «Gli oggetti collezionati da de Santis e donati al MArRC
sono un racconto sulla Calabria antica e, allo stesso tempo, rappresentano una
testimonianza importante della storia dell’archeologia calabrese. La visita
alla mostra è l’occasione per un viaggio narrativo ricco di suggestioni».
Si tratta
di una esposizione rivolta al grande pubblico e in particolare alla società
calabrese, in quanto – spiega Maurizio Paoletti – «de Santis aveva capito già
negli anni Cinquanta l’importanza del rapporto tra l’archeologia culturale e il
mondo contemporaneo. Nel suo impegno in difesa del patrimonio storico,
artistico e paesaggistico, fu un antesignano. Questo “giornalista prestato
all’archeologia” ha condotto fondamentali battaglie in difesa dei beni
culturali e del territorio, lasciando agli specialisti la parola». Poi, il
professore dichiara: «Questa collezione è stata resa fruibile nell’arco di un
solo anno, in un lavoro di squadra. È l’esempio di un museo che funziona e che
dialoga con i cittadini, che non è solo conservazione, ma è comunicazione
intelligente». «La collezione de Santis rappresenta un viaggio nella storia
della Calabria, una vera “miniera archeologica”, come lo stesso Tanino
descriveva la nostra regione», afferma Daniela Costanzo. «Essa raccoglie
oggetti databili dal Neolitico all’età tardoantica, raccolti nel corso di
svariati anni in cui de Santis si è prodigato per la conoscenza e la
valorizzazione del territorio e del suo paese natale, Francavilla Marittima.
Anche grazie alle segnalazioni sue e del padre Agostino, infatti, questo sito è
divenuto centro di fertili ricerche che continuano
ancora oggi e hanno messo in luce un’importante necropoli dell’età del Ferro,
settori di abitato e luoghi di culto di età arcaica». Ceramiche, bronzi, ambre,
frammenti architettonici raccontano la vita e le storie delle popolazioni
autoctone, gli Enotri, e del loro incontro con i Greci di Sibari, la fase
magnogreca, il subentrare delle popolazioni italiche e in seguito dei Romani.
«L’esposizione dei reperti archeologici si affianca al materiale bibliografico
del “Fondo de Santis” gentilmente prestato dalla Biblioteca di Area Umanistica
della Calabria – continua l’archeologa – e a ricostruzioni in grado di
trasmettere ai visitatori le funzioni d’uso degli oggetti esposti».
In
considerazione della rilevanza della figura e della personalità di Tanino de Santis
per la cultura e la società calabrese e per l’interesse del contenuto
storico-archeologico della Mostra, si invitano i giornalisti ad un’ampia
divulgazione e alla partecipazione all’Inaugurazione.
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