Mentre in Germania continua la farsa sulla
pelle dei migranti con continue minacce e finti accordi per procastinare un
governo ormai sul viale del tramonto insieme alla sua regina…
… e l’agonia della voragine senza nulla
intorno, Deutsche Bank prosegue tra l’indifferenza dei mercati finanziari che
hanno completamente dimenticato la lezione di Lehman Brothers…
…gli occhi del mondo erano tornati a
rivolgersi su quella colossale pila di derivati (i prodotti finanziari il cui
valore dipende da quello di un altro strumento, quelli – per intenderci – alla
base della devastante crisi dei mutui del 2008) nella pancia dell’istituto: 42
mila miliardi di dollari, ovvero sedici volte il Pil della Germania. Almeno
secondo le stime più caute.
… da due anni consecutivi i bilanci
dell’istituto sono ormai in rosso e che la divisione statunitense rappresentava
uno dei rami della banca ancora proficui”. Nel frattempo, in borsa, le perdite
accumulate dall’inizio dell’anno sono giunte al 41% e il prezzo delle azioni è
sceso sotto la soglia psicologica dei 10 euro. Un colpo simbolico all’immagine
del ‘made in Germany’ ancora più duro dell’eliminazione dal Mondiale.
Sono piacevolmente sorpreso che AGI, Agenzia
Giornalistica Italia, dopo aver parlato della Grecia, ora tratti in maniera
approfondita la crisi di Deutsche Bank, due argomenti che noi di Icebergfinanza
abbiamo condiviso per primi in Italia, siamo stati noi i primi a raccontarvi
che il denaro dei fondi salvastati non veniva utilizzato per salvare il popolo
greco ma le banche francesi e tedesche, noi tra i primi a raccontarvi giorno
per giorno la lenta agonia di Deustche Bank.
Lo abbiamo fatto in tempi non sospetti,
questa è la forza dell’informazione indipendente, raccontare la realtà, la
verità!
Ma ora vi vogliamo raccontare un’altra
storia, una storia vera, tornare a raccontare come spesso e volentieri il
lavoro di analisti ed economisti è al servizio di un progetto, di un chiaro
obiettivo, i sicari dell’economia come gli chiama il nostro John Perkins, nel
suo libro da non perdere.
I “sicari dell’economia” sono un’elite di
professionisti ben retribuiti che hanno il compito di trasformare la
modernizzazione dei paesi invia di sviluppo in un continuo processo di indebitamento
e di asservimento agli interessi delle multinazionali e dei governi più potenti
del mondo; sono, insomma, i principali artefici dell'”impero”…
La storiella dei moltiplicatori fiscali che
hanno distrutto la Grecia è nota a ben pochi, anche questa ve l’abbiamo
raccontata in tempi non sospetti…
Ma senza entrare nei dettagli che troverete
leggendo i due articoli qui sopra, al lettore interessa comprendere i
meccanismi che stanno dietro queste analisi e l’utilizzo di strumenti che
possono distruggere un’intero Paese per scopi ideologici o semplicemente,
finanziari o politici…
Le statistiche sono manipolabili, come i
moltiplicatori fiscali.
Nel frattempo altri interrogativi si aprono
come scrivono gli amici di Scenari Economici…
A. Come e da chi vennero stimati i
moltiplicatori errati del piano di austerità greco, se il direttore degli
Affari Fiscali non ebbe voce in capitolo come appare dalla risposta di
Cottarelli?
B. Perché le segnalazioni da parte di un
esperto come Cottarelli di un grosso errore foriero di tragiche conseguenze non
sono state prese in considerazione dai vertici di FMI?
C. Se le considerazioni di un tecnico non
vennero ascoltate e l’FMI agì con approssimazione dilettantesca e in base a un
bias politico pro-Eurozona, come rilevato da un’indagine interna, chi furono i
politici a dettare il piano lacrime e sangue per la Grecia? E il bias
pro-Eurozona è ancora attivo? E il modello econometrico è sempre quello?
Noi andiamo ben oltre e ci chiediamo per
quale motivo Cottarelli analizza e studia in una maniera e poi giunge a
conclusioni completamente diverse.
Nulla da eccepire, bravo Cottarelli se se ne
è accorto, ma ci voleva davvero tanto, dopo quanto se ne sono accorti, nel
frattempo serviva uno scienziato per comprendere che il FMI, la troika stavano
distruggendo la Grecia.
Nel periodo 2011-2013 vari documenti e saggi
dell’FMI hanno riveduto al rialzo le stime
precedenti dei moltiplicatori fiscali, che
per quarant’anni dal 1970 al 2009 il Fondo e altre
organizzazioni internazionali ipotizzavano in
media intorno a un valore di 0,5 nei paesi avanzati.
(Blanchard e Leigh 2012, 2013; Batini et al.
2012, Cottarelli e Jaramillo 2012 e altri ricercatori
associati all’FMI).
La revisione al rialzo si applica dal 2010 ed
ha varie giustificazioni: l’inefficacia dell’espansione
monetaria vicino al limite inferiore zero del
tasso di interesse; la mancanza di opportunità per
svalutare il tasso di cambio soprattutto
nell’Eurozona; l’esistenza di un ampio gap fra reddito
potenziale ed effettivo (perché i
moltiplicatori sono più elevati nella recessione che nel boom);
nonché la simultanea realizzazione di recenti
consolidamenti in diversi paesi. Inoltre,
contrariamente a conclusioni precedenti, le
ricerche recenti indicano che il moltiplicatore fiscale
per tagli di spesa è molto più elevato (fino
a dieci volte) che per gli aumenti di imposte.
Cercherò di essere il più semplice possibile!
e farvi capire, cercate di seguirmu.
Come scrive Nuti, più precisamente: un
consolidamento fiscale…
(aumento di imposte più tagli della spesa del
governo) necessariamente comporterà un aumento anziché una diminuzione del
rapporto Debito Pubblico/PIL, rispetto a quello che si sarebbe avuto senza il
consolidamento fiscale, fintantoché il moltiplicatore fiscale – o più
precisamente la media ponderata dei moltiplicatori fiscali applicabili al
livello e alla composizione del pacchetto fiscale – è maggiore dell’inverso del
rapporto Debito Pubblico/PIL del paese.
Ma allora per quale motivo, dopo aver fatto
tutte queste ricerche, Cottarelli continua a proporre la stessa fallimentare
formula per il nostro Paese, tagli alla spesa soprattutto?
Quindi in tali circostanze il consolidamento
fiscale, contrariamente ai principi della teoria economica, renderà il Debito
Pubblico più anziché meno costoso da rifinanziare, e quindi meno anziché più
sostenibile.
Premesso che le analisi dell’Osservatorio di
Cottarelli non sono in grado di dimostrare nulla tranne le loro fantasie,
sostenere che le politiche del Governo Monti hanno permesso di ridurre il
rischio di esplosione del debito è perlomeno demenziale.
Basterebbe dare un’occhiata ai dati qui sopra
per comprendere che l’austerità ha distrutto il Paese, ma con l’ideologia non
si scherza, soprattutto non si scherza con i sicari dell’economia.
Chi ci segue sa cosa ne pensa il professor J.
Bradford DeLong
I principi economici che sostengono le loro
teorie sono un inganno: non sono verità fondamentali ma mere manopole da girare
e regolare in virtù delle giuste conclusioni che emergono dall’analisi.
Le giuste conclusioni dipendono da quale dei
due tipi di economisti si è. Il primo sceglie, per ragioni non economiche e non
scientifiche, un orientamento politico e una serie di alleati politici, e gira
e regola le sue ipotesi fino a giungere alle conclusioni che meglio si adattano
al suo orientamento e che possono compiacere gli alleati. Il secondo prende
tutte le ossa della storia, le butta in una casseruola, accende il fuoco e le
fa bollire, sperando che le ossa trasmettano degli insegnamenti e suggeriscano
i principi per guidare gli elettori, i burocrati e i politici della nostra
civiltà, mentre avanzano lentamente verso l’utopia. ( Sole24Ore )
Noi più di così non riusciamo a fare, per
fortuna Cottarelli non è stato nominato premier, diversamente anni di un triste
ed inesorabile declino ci avrebbero accompagnati, sino al prossimo,
moltiplicatore fiscale.
Non serve essere scienziati per comprendere
come vanno le cose.
Perché nel mondo “occidentale” governi e
cittadini sono tutti così terribilmente terrorizzati dall’idea di ricevere una
missione congiunta degli organismi internazionali finanziari, volta a valutare
lo stato di salute dell’economia domestica e verificare l’attuazione delle
misure correttive previste?
SI tratta del cosiddetto Consenso di
Washington, un pacchetto di politiche neo-liberiste destinate a dare impulso
alle economie dei paesi in via di sviluppo che alla prova dei fatti si è
rivelato un mezzo fiasco.
Ma attenzione non c’è alcun comploytto…
Buona
Consapevolezza e soprattutto buon divertimento alla prossima analisi o studio
di Carlo Cottarelli e dei suoi amici del Fondo Monetario Internazionale!
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