Emilio
Vincioni è padre di una bambina di due anni, ma dalla sua nascita, ha potuto
vedere la figlia soltanto per una ventina di giorni. La moglie, di nazionalità
greca, è tornata ad Atene per partorire assistita dalla famiglia di origine, ma
poi non ha rispettato il patto di tornare a Sassoferrato.
28 03 2018
La vicenda si è
trasformata presto in un caso di sottrazione internazionale di minore. Il
tribunale di Ancona si è sfilato dicendo di non essere competente; i giudici
greci hanno inizialmente dato ragione all'uomo, salvo poi chiedere un parere
alla Corte di giustizia europea che ha invece, considerato legittima la
residenza della bimba presso la madre. Tgcom24 ha intervistato Emilio per
capire a che punto è l'iter giudiziario e perché questo caso può rappresentare
un pericoloso precedente per i 432 bambini italiani che al momento sono stati
portati all'estero da uno dei due genitori.
I rapporti
con sua moglie non sono sempre stati difficili, almeno all'inizio...
Ho
conosciuto K. N. nell'estate 2012, a Kos, durante una vacanza. Ci siamo
innamorati e lei si è trasferita nel nostro Paese. L'1 dicembre del 2013 ci
siamo sposati. Eravamo felici, facevamo progetti, abbiamo arredato casa. Dopo
quasi due anni è rimasta incinta. A quel punto ha espresso la volontà di
partorire in Grecia. All'ottavo mese di gravidanza, con uno speciale permesso
medico, ha preso l'aereo per Atene, insieme a me. Non mi sono opposto perché
tra noi andava sostanzialmente tutto bene tranne qualche piccola e comprensibile
inquietudine dovuta alla gravidanza, ma nulla di più.
Poi però,
sua moglie si è rifiutata di tornare in Italia.
Nel febbraio
del 2016 ha dato alla luce la bambina e ha deciso di rimanere con la sua
famiglia ancora per due mesi. A maggio mi ha detto che non voleva tornare a
casa. Il mese successivo, con il cuore a pezzi, mi sono rivolto alle
istituzioni. Ho anche avviato la procedura di separazione da una moglie che di
fatto mi ha tolto una figlia registrata regolarmente all'anagrafe italiana e nel
mio stato di famiglia per chiederne appunto il pronto rientro.
Risponde
alle sue telefonate? Le dà notizie della bambina?
Lotto in
tutti i Tribunali Europei da quando mia figlia aveva cinque mesi, tra poco
compirà due anni e non vengo nemmeno aggiornato su di lei da mia moglie, che ha
dichiarato al nostro Consolato in Atene di essere sostanzialmente indigente.
Non mi risponde nemmeno quando le chiedo se la bimba è stata o meno vaccinata.
L'ambasciata italiana è stata informata ma mi viene riferito che non può fare
sostanzialmente nulla. Al momento sono impotente in virtù di leggi palesemente
lacunose e che vengono interpretate dai giudici in maniera folle. Ho visto la
bambina a febbraio, per il suo secondo compleanno, e poi nulla di più.
Perché la
magistratura greca ha coinvolto quella europea?
Mi sono
rivolto al Tribunale di Ancona chiedendo il rimpatrio e l'affido esclusivo in
caso di separazione da mia moglie, ma non ho ottenuto nulla. Ho fatto causa in
Grecia e il giudice mi ha inizialmente dato ragione riconoscendo che mia figlia
sarebbe dovuta crescere in Italia, dove io e la mia ex abbiamo la residenza. Ma
prima di emettere la sentenza ha chiesto un parere alla Corte di giustizia
europea che "vigila" sull'interpretazione e applicazione uniforme
delle leggi all'interno dell'Ue.
Quale posizione
ha assunto la Corte di giustizia europea?
La tesi
della Corte di "Ingiustizia Europea" in parole povere è questa: se un
bambino nasce in un Paese - a prescindere dal fatto che sia nato in un Paese
solo perché la futura mamma ha espresso il desiderio di partorire nel suo paese
d'origine e il padre è stato accondiscendente - si può ritenere che la sua
"residenza abituale", ossia il centro dei suoi interessi, affettivi,
economici, in parole povere, la sua vita, sia nel Paese in cui è venuto al
mondo e non dove i suoi genitori avevano stabilito la residenza del nucleo
familiare vivendo e lavorando entrambi da oltre due anni; di conseguenza la
mamma è legittimata a trattenerlo all'estero contro la volontà del padre e
nonostante ci fossero accordi (provati nei Tribunali) e anche sue dichiarazioni
che lei si fosse recata all'estero solo per un breve periodo relativo alla
parte finale della sua gravidanza. È ignobile! Il giudice greco che in un primo
momento si era espresso in mio favore è stato incredibilmente sostituito, e a
fronte dell'interpretazione della Corte europea, il nuovo giudice incaricato ha
cambiato idea: la Grecia ha impiegato più di un anno per sentenziare il non
rimpatrio a fronte di motivazioni risibili e capziose senza che nessuno abbia
tenuto conto del "superiore interesse del minore". Faccio notare che
entro sei settimane si dovrebbe arrivare a sentenza per legge. Si parla tanto
di violenza sulle donne, e di femminicidio: giustissimo, per carità, visto che
è un fenomeno grave e in spaventoso aumento, ma il mio non è un caso di
"ominicidio" quantomeno morale?
A un certo
punto la Gran Bretagna si è costituita parte civile al suo fianco: per quale
motivo?
Gli Stati
membri vengono informati quando un caso arriva davanti ai giudici europei, dal
momento che le sentenze della Corte hanno ripercussioni su tutti i Paesi. La
Grecia si è costituita subito per mia moglie e al mio fianco, invece
dell'Italia, si è costituita la Gran Bretagna. Un pronunciamento contro di me
sarebbe stato un riconoscimento formale che la sottrazione di minore è legale e
tollerata in casi sovrapponibili al mio. Gli inglesi hanno subito capito la
pericolosità di una tale sentenza come precedente per casi futuri o simili,
l'Italia invece ha preferito girarsi dall'altra parte.
Il fronte
giudiziario italiano invece come procede?
Male: ho
appena ricevuto una notifica da parte del Tribunale di Ancona che
"scarica" il barile sulla giustizia greca. Viene del tutto ignorato
il Regolamento (CE) n. 2201/2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e
all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di
responsabilità genitoriale. All'articolo 12 tale regolamento stabilisce in modo
chiaro che, in casi come il mio, il tribunale competente per le scelte sui
minori è quello che sta seguendo l'iter per la separazione dei genitori, senza
alcun legame con la residenza abituale del bambino. Allucinante...
In che modo
ha cercato di coinvolgere le istituzioni italiane e quali sono state le
risposte avute finora?
Ho segnalato
la situazione sin dal 2016 sia all'Autorità Centrale (Ministero di Grazia e
Giustizia, ndr) - Ufficio Minori, sia alla Farnesina (Ministero degli Esteri),
purtroppo dai primi non ho avuto alcuna assistenza -hanno immediatamente
archiviato la pratica- dai secondi, al di là delle belle parole, non ho avuto
l'assistenza giudiziaria "doverosa" a livello della Corte di
giustizia europea visto che si è costituita a mio favore addirittura il Regno
Unito. Dell'Italia e le sue Istituzioni preposte, benchè ampiamente coinvolte,
nemmeno l'ombra, mi hanno lasciato solo. La Farnesina è arrivata addirittura a
dire a uno dei miei legali che non era possibile per l'Italia costituirsi e che
era altamente improbabile che lo avrebbe fatto l'Inghilterra. Questo è
ingiustificabile, come cittadino lo ritengo gravissimo. Sono state fatte anche
due Interrogazioni parlamentari che hanno coinvolto M5S e Forza Italia, un
appello al Presidente del Consiglio e due al Presidente della Repubblica. Nelle
migliori tradizioni italiane, non ho ricevuto alcuna risposta, se si esclude
qualche parola "di facciata". Al question time il vice ministro degli
Esteri ha dovuto rispondere, ma lo ha fatto confermando ulteriormente la
precisa volontà a non alzare un dito per me. Sostanzialmente mi ha consigliato
di ricorrere in appello contro le sentenze, idem la Farnesina.
Qual è il
suo appello?
Chiedo di
"accendere i fari" su questa allucinante vicenda, subdola e molto
anomala, ma delicata. Chiedo innanzitutto alle istituzioni Italiane
(giudiziarie, politiche, dplomatiche) di muoversi; sul fronte internazionale
ritengo grave l'atteggiamento tenuto finora dalla Grecia, tutto teso a tutelare
esclusivamente gli interessi e le egoistiche volontà di mia moglie non tenendo
minimamente in conto quelle della bimba, in virtù di capziose interpretazioni
di leggi palesemente carenti e lacunose. Mi piacerebbe chieder conto anche ai
giudici europei, capire se vedono quale precedente hanno creato nella
giurisprudenza dell'Ue, precedente che renderà la vita facile a tutte le donne
che in malafede si comportino come mia moglie da qui in avanti.
Continuerò
la mia lotta sia in Italia sia in Grecia per il bene di mia figlia e per il
mio. Voglio solo fare il padre, non togliere la madre alla bimba. La mia
speranza intanto è che il giudice del Tribunale di Ancona si pronunci in mio
favore, teoricamente avrebbe facoltà anche di richiedere un rimpatrio
ravvedendo gravi pregiudizi per il minore, che ai miei occhi, dopo due anni,
sembrano evidenti e innegabili.
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