Lo abbiamo
eletto Miglior museo in Italia nel nostro best of del 2017. È il MANN – Museo
Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei musei oggetto della Riforma
Franceschini. Con il super-direttore Paolo Giulierini abbiamo parlato di quanto
è stato fatto finora e soprattutto delle prospettive future – a breve, medio e
lungo periodo.
Marco Enrico
Giacomelli - 14 marzo 2018
State per
riaprire le sezioni dedicate alla Preistoria e alla Magna Grecia. Perché erano
chiuse?
La sezione
Magna Grecia, di straordinaria importanza per la bellezza e la qualità delle
collezioni che custodiamo, era stata dismessa a partire dagli Anni Settanta e
parzialmente riaperta con una mostra collaterale alla grande esposizione I
Greci in Occidente allestita a Palazzo Grassi nel 1996. La Preistoria era stata
chiusa per problemi legati all’organizzazione del personale di custodia e
presentava un apparato didattico ormai superato.
Quali sono i
tempi? E quale veste assumeranno ora?
Per la Magna
Grecia abbiamo richiesto il progetto al professor Enzo Lippolis, recentemente
scomparso, che mi piace qui ricordare per le sue straordinarie doti
scientifiche e umane. Sarà aperta entro i primi mesi del 2019. La sezione della
Preistoria riaprirà a settembre 2018 con un ripensamento della didattica. Se la
Preistoria sarà un’offerta calibrata sulle scuole, la Magna Grecia si proporrà
come una chiave di lettura per la fase più antica della Campania, in termini di
archeologia classica, e come raccordo con tutto il Meridione. Vorrei anche
ricordare che le 2.500 opere della collezione della Preistoria sono state tutte
studiate e catalogate da archeologi e si sta procedendo all’informatizzazione.
A maggio
tornerà l’iniziativa Alla scoperta dei tesori del MANN, che ha uno dei suoi
focus nelle opere conservate nei magazzini del museo. Di che numeri stiamo
parlando? E come funziona l’iniziativa?
Ogni tre
mesi riesporremo capolavori mai visti o non visti rispetto ad alcuni aspetti
tecnologici: partiremo dalle armi dei gladiatori per affrontare gli argenti
fino alle notissime coppe in ossidiana di Stabia. Le mostre saranno
accompagnate da approfondimenti di archeologia sperimentale, con fonderie e
artigiani specializzati.
Paolo
Giulierini
Quali sono
gli interventi che avete fatto e che sono in cantiere per quanto concerne i
giardini storici interni al museo?
Due giardini
storici – il “Giardino delle Camelie” e il “Giardino delle Fontane” – sono
stati riaperti al pubblico dopo un attento studio storico e paesaggistico e
sono divenuti uno spazio vitale molto importante per il museo e i visitatori.
Nei prossimi mesi saranno riattivate anche le fontane. Un terzo – il “Giardino
della Vannella” – è stato parzialmente riaperto e nel 2019 sarà completamente
recuperato, ricostruendolo così come si presentava a inizi Novecento, ma
naturalmente con panchine, apprestamenti per il wi-fi e molti altri confort.
Entro il
2018 saranno aperti tre cantieri, relativi a: riallestimento e ristrutturazione
di alcune aree del museo; funzionalità e accessibilità; efficientamento
energetico. Ci racconta più specificamente di cosa si tratta, dei tempi
previsti per l’ultimazione dei lavori e cosa si devono aspettare i visitatori
quando i cantieri saranno portati a termine?
Entro il
2019 riapriremo il Braccio Nuovo, un settore di circa 4.400 mq di superficie
coperta su quattro piani, che ospiterà un ristorante, una caffetteria, un
enorme auditorium e l’ala tecnologica pompeiana. Qui trovano sede anche i
quattro nuovi laboratori di restauro aperti lo scorso anno, che si sono
aggiunti a quelli esistenti, arricchendo dal punto di vista strumentale un
settore estremamente importante e qualificante del nostro museo. Partiranno tra
il 2018 e il 2019 i cantieri per il riallestimento della Statuaria Campana, il
recupero dei tetti e dei sottotetti dove si trovano i Depositi del Museo
chiamati “sing sing”, il cantiere per recuperare tutti gli infissi del museo.
La cosa che
è andata peggio e quella che è andata meglio in questi suoi primi anni di
direzione del museo.
Un esempio
bello tra tutti è la realizzazione del percorso archeologico all’Aeroporto di
Capodichino con Gesac. Meno bene la risoluzione di alcune criticità a ridosso
del museo, che presuppongono una sinergia con altri enti: mi riferisco alla
Galleria Principe di Napoli e ai giardini comunali.
Napoli sta
rivivendo una fase di netta crescita a livello culturale. È d’accordo con
questa valutazione? In caso affermativo, quali sono i fattori che secondo lei
stanno contribuendo in maniera significativa?
Napoli sta
vivendo un grande rilancio sia per lo straordinario potenziale
storico-artistico, sia per una politica dei prezzi molto oculata. La creazione
di realtà autonome come il Mann e Capodimonte ha contribuito poi a migliorare
il sistema, divenendo punto di riferimento ma anche motore, insieme al lavoro
di tanti altri soggetti come il Comune, la Regione, l’Aeroporto e il Porto.
Tutela e
valorizzazione: qual è secondo lei il corretto equilibrio?
La
valorizzazione è il braccio armato della tutela. Occorre che la conoscenza del
patrimonio sia di tutti e a tutti i livelli. Solo così il patrimonio è salvo.
Che
sensazioni ha a proposito delle recenti elezioni politiche: la “Riforma
Franceschini” proseguirà – magari con altri ministri – o è destinata a
regredire?
La riforma
non può che andare avanti. Si tratta di un ottimo processo per il quale
occorrono solo alcuni correttivi. Ma lo spirito del cambiamento ha portato
grandi benefici.
Chiudiamo…
giocando: qual è la sua valutazione di Fathers and Sons?
Un’operazione
geniale, dovuta a Ludovico Solima e Fabio Viola; una modalità colta e
intelligente di diffondere il museo in tutto il mondo con una storia profonda,
esplorabile in un videogame. Molto più del principio del diletto dichiarato da
Icom nella definizione di museo, un modello che ora stanno seguendo tutti.
TUTTE LE FOTO QUI:
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