Anche lui di Alicarnasso, la regina Artemisia (VI-V secolo a.C.) partecipò alla battaglia di Salamina
L’emancipazione
della donna è passata attraverso alcune figure femminili della storia che
purtroppo non tutti conoscono. Eroine di tutti i giorni e grandi regine che
hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi, spianando quel lungo
cammino che ogni donna intraprende ogni giorno. Ecco alcune delle guerriere più
famose della Storia.
I primi
reparti militari formati da sole donne, in Europa, sono nati nel Novecento. Uno
dei primi fu istituito in Russia durante la prima guerra mondiale (1917): erano
i battaglioni femminili della morte ed erano composti da donne che si offrivano
volontarie per combattere in prima linea. Però nei secoli precedenti non sono
mancati casi di condottiere scese sui campi di battaglia per difendere il loro
popolo. E se quello delle donne amazzoni è un mito, alimentato probabilmente da
alcune guerriere scite che combattevano a cavallo, sono tutt’altro che
leggendarie le storie di donne e regine che hanno davvero impugnato le armi in
nome di un’ideale o per difendere i confini del proprio territorio.
Artemisia
(VI-V secolo a.C.) fu sovrana di Alicarnasso, un piccolo centro in Asia Minore.
Durante la seconda guerra persiana si schierò contro i Greci al fianco
dell’Impero persiano. Secondo Erodoto, anche lui di Alicarnasso, la regina
partecipò alla battaglia di Salamina e, quando la situazione volse a sfavore
dei Persiani, capendo che non c’era più margine di vittoria, si mise in salvo
grazie a un originale stratagemma: ordinò ai marinai di sostituire le insegne
con altri contrassegni che riproducevano i colori e i simboli della flotta
greca. A battaglia conclusa, continuò a interessarsi alle sorti della guerra.
Il re dei re Serse la consultò più volte e la ricompensò anche con una armatura
greca.
Tomiri (VI
secolo a.C.), regina dei Massageti, è diventata famosa per aver sconfitto e
ucciso l’imperatore persiano Ciro il Grande quando questi invase il suo paese
per conquistarlo. Il suo spirito truce è diventato leggendario: per vendicare
la morte del figlio ucciso da Ciro in un combattimento, prima assassinò
l’imperatore persiano, poi gli immerse la testa in un otre di sangue. Infine lo
decapitò e lo oltraggiò. Secondo alcuni resoconti tenne la testa del sovrano
con sé tutta la vita, usandola come coppa per bere il vino.
Budicca
(33-60 ca.d.C.) era la regina della tribù degli Iceni (Inghilterra orientale).
Negli anni in cui i Romani erano impegnati nella conquista della Britannia
guidò la più grande rivolta delle tribù dell’isola contro di loro. Dione Cassio
la descrive come una donna con “gli occhi feroci e la voce aspra”. In realtà
sembra fosse molto alta e molto bella. Di origine nobile, a 7 anni andò a
vivere in un’altra famiglia dove apprese le tradizioni celtiche, sposando poi
il re della potente tribù degli Iceni. Alla morte del marito, i Romani
occuparono il loro regno, umiliandola pubblicamente. Nel 60 d.C. guidò una
rivolta antiromana che culminò nella battaglia di Watling Street. Costretta ad
arrendersi si tolse la vita.
Zenobia (III
secolo d.C.) regina del regno di Palmira fu una sovrana fieramente anti romana.
Il suo regno al momento della massima espansione andava dalla Siria ai confini
dell’Egitto. La regina puntava però ad espandersi in tutta l’Asia minore. Nel
270 cercò un accordo con l’imperatore romano Aureliano per consolidare i
confini dei suoi territori. Ma di tutta risposta lui fece una controffensiva
sconfiggendola a Emesa. Dopo l’assedio di Palmira, mentre cercava di fuggire in
Persia, fu arrestata, ma Aureliano le salvò la vita: fu condotta a Roma e fatta
sfilare in città. Passò gli ultimi anni a Tivoli.
Giovanna
d’Arco (1412-31) visse durante la guerra dei Cent’anni quando a confrontarsi
erano due nazioni nascenti, Francia e Inghilterra. Di umile origine, a 17 anni
si convinse di essere stata scelta da Dio per salvare la Francia, così percorse
oltre 2000 km e raggiunse la corte di Carlo VII per chiedere di poter cavalcare
– senza nessun comando – alla testa dell’esercito che andava a soccorrere
Orléans, assediata dall’esercito di Enrico VI. Avuto il consenso, la Pulzella e
il suo esercito riuscirono a liberare Orléans. Ma la sua carriera si interruppe
in fretta: catturata l’anno successivo in un’imboscata fu consegnata a Giovanni
di Lussemburgo, che la diede come bottino di guerra agli Inglesi. Nel 1431, a
soli 19 anni, fu accusata di eresia e bruciata viva. Oggi è santa e patrona di
Francia.
Caterina
Sforza (1463-1509), figlia di Galeazzo Maria Sforza e madre di Giovanni dalle
Bande Nere, governò su Imola e Forlì. Soprannominata tygre per il suo coraggio
e la sua determinazione, si occupò personalmente della difesa dei suoi Stati:
pianificò le manovre militari, si curò dell’approvvigionamento dei soldati,
delle armi e dei cavalli e anche dell’addestramento delle milizie. Tanto zelo
non bastò però a difendere il suoi territori dalle conquiste del famigerato Cesare
Borgia, detto il Valentino. Imprigionata a Roma, dopo aver riacquistato la
libertà, visse i suoi ultimi anni a Firenze.
Nakano
Takeko (1847-68) fu un’onna-bugeisha, ovvero una donna guerriera appartenente
alla nobiltà giapponese. Queste donne potevano partecipare alle battaglie,
insieme ai samurai ed erano addestrate all’uso delle armi per proteggere la
loro casa, la famiglia e l’onore in tempo di guerra. Nakano Takeko si mise a
capo di un corpo speciale di donne guerriere, una sorta di esercito femminile e
combatté servendosi del naginata (una spada giapponese con una lunga lama
ricurva). Morì sul campo durante la battaglia di Aizu (1868) nel pieno della
guerra civile giapponese.
Nadežda
Andreevna Durova (1783-1866), figlia di un comandante Ussaro, crebbe tra i
cavalieri. Forse anche per questo pensò che la sua strada non potesse essere la
vita domestica, ma la carriera militare. Così si fece arruolare con un nome
maschile nel corpo degli Ulani, soldati a cavallo armati di lancia, e durante
le guerre napoleoniche vinse molte medaglie tanto da essere promossa
addirittura ufficiale. Appassionata anche di letteratura pubblicò poi le sue
memorie nella rivista Sovremennik (1836) con una presentazione del poeta russo
Puškin.
Chiudiamo
questa gallery con una “guerriera” dei giorni nostri: Asia Ramazan (1996-2014),
una combattente curda che ha cercato di fermare l’avanzata dell’Isis nei
territori del Kurdistan siriano. Nel 2014, a 18 anni, era entrata come
volontaria nelle fila dell’Ypj la milizia femminile curda interna alla milizia
del Kurdistan siriano. Diventata famosa sui media occidentali come simbolo di
eroina resistente, è morta nel 2016, pare, a Minbic, nella Siria del Nord,
durante una battaglia contro le forze siriane e uomini dell’opposizione armata.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου