Dioniso, è nato dall”unione di Zeus e della mortale Semeli, figlia del re Cadmo. Quando Semeli, incinta, morì prematuramente (fulminata dal suo consorte), Zeus, le tolse dal grembo Dioniso e se lo cucì in una coscia dove lo tenne fino alla nascita.
Quindi non
si tratta di un dio dell’Olimpo, visto che non proviene dall’unione di due dei,
e infatti Omero lo ignora, ma già dal 6° sec. a.C. viene raffigurato insieme
agli altri dei, anche se in secondo piano, sempre un po’ in disparte. Dioniso,
come entità mitologica, non è né un bambino né un adulto ma un eterno
adolescente che occupa una posizione tra i due. In questa forma, che
rappresenta “lo spirito di energia e la forza trasformante del gioco” ( Segal,
Charles, 1982) pieno di astuzia, inganno e di strategie che indicano ora la
sapienza divina ora l’archetipo del mascalzone, presente in quasi tutte le
mitologie del mondo. Conosciuto principalmente come dio del vino, inizialmente
fu un dio arcaico della vegetazione, in particolare legato alla linfa vitale
che scorre nei vegetali. Ci sono informazioni provenienti dalla Lineare B che portano ad ipotizzare che
Dioniso come antica divinità era già conosciuto nel 12 ° secolo a.C. Il suo
culto è legato alle celebrazioni della vegetazione, alla follia sacra causata
dal bere vino e alla fertilità. Elemento comune nella sua venerazione è
l’estasi, a volte anche la frenesia orgiastica, che “scioglie” (lysis) le
preoccupazioni della vita di tutti i giorni, dandogli il soprannome di Lysios.
Bacco per i Romani, Fufluns per gli Etruschi, Liber Pater per gli Italici.
Appariva in varie forme nel suo culto ma principalmente erano tre. Nella prima
il suo emblema era il fallo, l’albero (dendro) e per quello si chiamava anche
Dendritis o il toro e rappresentava il dio della fertilità e il protettore dei
raccolti, in particolare dell’uva. Nella sua seconda forma incontriamo il
Dioniso entusiasta e i suoi emblemi sono il tirso e la torcia e il seguito
delle Menadi e delle Baccanti. Nella sua ultima forma, quella più antica, viene
rappresentato come entità del “mondo di sotto” e viene chiamato “Zagreus” (il
grande cacciatore). E’ figlio di Zeus Ctonio e Persefone. In questa terza
versione gli Orfici hanno identificato la loro divinità principale,
scontrandosi con i Dionisiaci, sostenitori del Dioniso entusiasta. Con il
Dioniso dio degli alberi e delle piante si fa ritorno alla “passione
animalesca” della natura, lontano dalle restrizioni che impone la
razionalizzazione (percepibile nelle “Baccanti” di Euripide).
ποτ᾽ ἔχουσ᾽ ἐν ὠδίνων
λοχίαις ἀνάγκαισι
πταμένας Διὸς βροντᾶς νη-
δύος ἔκβολον μάτηρ
ἔτεκεν, λιποῦσ᾽ αᾇῶ-
να κεραυνίῳ πληγᾷ·
λοχίοις δ᾽ αὐτίκα νιν δέ-
ξατο θαλάμαις Κρονίδας Ζεύς,
κατὰ μηρῷ δὲ καλύψας
χρυσέαισιν συνερείδει
περόναις κρυπτὸν ἀφ᾽ Ἥρας.
ἔτεκεν δ᾽, ἁνίκα Μοῖραι
τέλεσαν, ταυρόκερων θεὸν
στεφάνωσέν τε δρακόντων
στεφάνοις, ἔνθεν ἄγραν θη-
ροτρόφον
μαινάδες ἀμφι-
βάλλονται
πλοκάμοις.
Traduzione:
Portandolo
un tempo,
nelle
necessità dogliose del parto,
mentre
volava il tuono di Zeus,
espulso dal
ventre la madre
lo generò, lasciando
la vita
trafitta dalla folgore:
ma subito
sul letto del parto
lo accolse
Zeus Cronide e,
occultatolo
nel fianco,
lo tenne
nascosto da Era,
stretto con
fibbie d’oro.
Poi lo
generò, quando le Moire
stabilirono,
dio dalle corna di toro,
e lo
incoronò con corone di serpenti,
con cui le
Menadi che in caccia nutrono le fiere
si avvolgono
in trecce.
La nascita
di Dioniso. Dalle “Baccanti” di Euripide
(traduzione
dell’edizione oxoniense di G. Murray, 1913)
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