I giovani
founders del progetto "To ddomadi greko"
E’ da oltre
25 secoli che in un’area della provincia di Reggio Calabria, nota come Bovesia,
si parla il Greco: è la voce vivente dell’antica Magna Grecia, un tempo
riecheggiante nell’intera Calabria e che qui non si è mai spenta, ma rischia di
spegnersi qualora dovesse spezzarsi definitivamente il filo, sempre più esile,
della tradizione.
di Alessandro Novoli, 27 03 2018
E che questo rischio sia concreto viene denunciato da anni, e
da più parti, senza che alla denuncia abbiano mai fatto seguito azioni efficaci
di salvaguardia. Non basta più affidarsi alla occasionalità della trasmissione
orale poiché i parlanti sono ridotti ormai a pochissime centinaia in una
manciata di paesini, appena 16, arroccati sulla punta meridionale
dell’Aspromonte dove fino ai primi del ’900 il greco era la lingua principale.
Per evitare dunque che il Greco di Calabria finisca nella desolante statistica
riferita nel 2017 dall’UNESCO, secondo la quale ogni 14 giorni scompare nel
mondo una lingua locale portando via con sé tradizioni, storia, cultura, e
possa continuare quindi ad essere tramandato, un gruppo di giovani calabresi ha
lanciato un inedito crowdfunding finalizzato a trovare i fondi per avviare tre
laboratori di lingua permanenti e gratuiti, rivolti principalmente ai ragazzi:
si tratta del progetto “Adotta il Greko: se mi parli, vivo” lanciato sulla
piattaforma Buonacausa.org e volto a raccogliere 21.400 euro, una cifra tutto
sommato irrisoria se si considera la rilevanza culturale dell’obiettivo.
Oltre a
questa iniziativa, il progetto contempla anche “La Casa della Filoxenìa” per la
cui realizzazione servono altri 20 mila euro: consiste nella creazione, in un
palazzo nobiliare di Bova, di uno spazio di documentazione in cui raccogliere
le storie di chi parte, di chi ritorna e di chi arriva in questi luoghi per la
prima volta; di un percorso esperienziale permanente sulle migrazioni e sul
concetto di filoxenìa, termine greco che identifica l’amore per il forestiero e
il valore dell’ospitalità propri delle popolazioni greche; di una mappatura
delle lingue di Calabria (dal greko, all’arbëreshë, all’occitano, fino alle
nuove lingue che arricchiscono un’identità locale in continua costruzione, come
il curdo, l’arabo, l’hindi, il tigrino, lo yoruba, e così via); di un
dizionario della Filoxenia, nel quale saranno raccolte tutte le definizioni di
questo termine che chiunque potrà inviare in lingua originale. La Casa della
Filoxenìa sarà allestita e curata da Francesca Mancuso, Francesco Ventura e
Francesca Caruso [nel video seguente uno spot sul progetto “Se mi parli,
vivo”].
A capeggiare
i giovani promotori del progetto (Eleonora Petrulli, P. Danilo Brancati,
Freedom Pentimalli) troviamo Maria Olimpia Squillaci, linguista di Bova Marina
(Reggio Calabria) con alle spalle un dottorato a Cambridge sui rapporti tra il
greco di Calabria e il dialetto regionale e un recente incarico allo Smithsonian
Institution Center for Folklife and Cultural Heritage di Washington che la vede
impegnata in un progetto sulle varianti linguistiche del greko calabrese e del
griko salentino. Se il progetto di crowdfunding avrà successo, Maria Olimpia
conta di coinvolgere in questa operazione di rivitalizzazione del greko anche i
linguisti stranieri che già approdano a Bova ogni anno per frequentare le
summer school da lei organizzate. Infatti – spiega la studiosa – “sia il greko
di Calabria che altre forme dialettali italiane a rischio di sparizione sono
oggetto di grande interesse in Europa. L’idea del crowdfunding “Adotta il
greko” – aggiunge – è nata infatti durante un viaggio in Messico, discutendo
con tre colleghi stranieri impegnati
nella salvaguardia di alcune lingue minoritarie; loro sono stati i primi ad
apprezzare l’originalità dell’iniziativa e a incoraggiarla con entusiasmo”.
Nel progetto
sono stati coinvolti anche l’associazione ellenofona locale Jalò tu Vua (cioè
Bova Marina, nome della località in cui ha sede) i cui membri – fra i quali
compaiono la stessa Maria Olimpia e suo padre Tito Squillaci, medico in prima
linea contro l’epidemia di Ebola in Sierra Leone – devono per statuto tutti
parlare il greko; il Comune di Bova, già attivo nell’impiego di fondi europei
per il recupero del centro storico e del suo patrimonio culturale; il GAL Area
Grecanica, istituzione pubblico-privata che sostiene importanti progetti di
turismo sostenibile, e il Parco Nazionale dell’Aspromonte che insieme alla
straordinaria biodiversità naturale dell’area promuove la riscoperta dei suoi
ricchi giacimenti culturali.
Luogo-chiave
dell’iniziativa è Bova, paesino di poco più di 400 abitanti, inserito nel circuito de I Borghi più belli
d’Italia e considerato la capitale culturale della Bovesia, l’area ellenofona
che conta complessivamente circa 13 mila abitanti dislocati nei comuni di cultura
grecanica. Un luogo che sta cercando di dar forma ad un’economia basata su un
turismo di nicchia, a quanto pare con successo se si considerano i dati ISTAT
del 2017 secondo i quali il borgo ha registrato uno stop nel suo processo di
spopolamento mentre d’altro canto fioriscono strutture ricettive, fra b&b e
ristoranti, e accenti stranieri di nuovi residenti riecheggiano lungo i suoi
suggestivi vicoli.
Ma non si
può parlare di Bova e del greko senza ricordare la presenza nel borgo del primo
museo dedicato alla lingua greco-calabra, intitolato a Gerhard Rohlfs, studioso
tedesco che dalla prima metà del Novecento ha percorso a lungo queste contrade,
studiato a fondo le parlate locali e individuato nel grecanico l’erede
dell’antica lingua magno-greca. A dirigerlo è Pasquale Faenza, storico
dell’arte e conservatore dei beni culturali, che punta a farne un rilevante
nodo di connessione fra passato e contemporaneità, come dimostra anche la
sinergia in atto fra questa istituzione e il progetto “Se mi parli, vivo”.
Intanto,
prima ancora della conclusione del crowdfunding, che andrà avanti per molti
mesi, Maria Olimpia Squillaci è già operativa tenendo classi di greko in cui
applica il metodo del ”learning by doing” (imparare facendo) a cominciare
dall’utilizzo del cibo per dar corpo a frasi come “dommu to alevri” (passami la
farina), o “dommu to spomì” (prendi il pane), e così via. In fondo Maria
Olimpia non fa altro che estendere agli altri la sua lingua del cuore, quella
praticata da sempre in famiglia e questo – con l’avvio dei laboratori
permanenti – avverrà anche mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie: i
grekofili italiani e stranieri, desiderosi di imparare questa lingua da
lontano, potranno infatti seguire le lezioni via Skype. E a proposito di
tecnologie digitali, al momento curiosi e appassionati possono già trovare post
in greko sulla pagina Facebook “To ddomadi greko” così come nelle chat di
alcuni gruppi Whatsapp. Un’altra interessante iniziativa, a cura
dell’associazione Jalò tu Vua, sarà infine la messa in scena, presso il teatro
Proskenion di Reggio Calabria, del dramma satiresco Il Ciclope di Euripide, che
verrà recitato in greco classico, greko calabrese e italiano.
Molti si
chiederanno come mai sia stata scelta la via del crowdfunding per promuovere un
progetto del genere. La risposta è nelle parole dei suoi promotori: “l’idea è
nata dall’urgenza di agire subito e in modo efficace per salvare una lingua a
rischio di sparizione, oltre che dalla disillusione verso un sistema di
finanziamenti che ad oggi ha portato sì ad un’importante valorizzazione dell’area
e della sua cultura, ma che spesso si è dimenticato della lingua; da qui la
scelta di chiedere aiuto a ognuno di voi per riuscire a raggiungere il nostro
ambizioso obiettivo. La prima sfida per noi è riuscire a rimanere in Calabria,
la seconda è quella di rimanerci parlando in greko. E allora ci siamo chiesti:
perché non unire le due cose e rendere il greko allo stesso tempo il fine e il
mezzo per raggiungere il nostro obiettivo? E così, eccoci qua, ci stiamo
mettendo tutto il nostro impegno, tutta la nostra creatività e tutta la nostra
professionalità”.
Nel condividere
il progetto sui social utilizzare l’hashtag: #adottailgreko
LE FOTO E L VIDEO QUI:
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