Chi conosce
la storia, non solo come nomenclatura disciplinare ma, come materia e studio
dei popoli e della loro evoluzione è a conoscenza di come essa abbia avuto
consapevolezza di esistere sin dai primi millenni avanti cristo.
di Nicola Ancora, martedì 6 marzo 2018
Anche nei
meno, oltre che nei più è noto il detto “La storia la scrivono i vincitori”, ma
aggiungerei “I vinti la dettano”. I vincitori che scrivono la storia oggi sono
gli stessi che nella “storia” sono stati vinti o quantomeno “civilizzati”. È
interessante porsi la domanda sul come molte nazioni, quelle che Machiavelli
definiva storiche quali Assiria, Persia, Grecia e Roma oggi siano diventate
nazioni datate e monumentali. Quando nella Grecia classica si ergevano i
monumenti alla filosofia con Aristotele, ma anche con quelli pre aristotelici,
nella Germania della Bundestag vi era una popolazione, germani, che issavano i
loro villaggi e la loro solo filosofia o per meglio dire la loro “sofia” era
l’arte bellica, a mo’ di primitivismo. Mentre Aristotele dettava canoni sulle
unità teatrali, in Germania ci si sorprendeva del fuoco mentre nella prima si
facevano ipotesi e miti sulla sua origine.
Agli Assiri,
Persiani, Fenici l’umanità è in debito per le loro invenzioni o perfezionamenti
in alcuni campi, dal navale all’arte vitrea, mentre in Inghilterra una
popolazione che è passata alla storia con il nome di britanni ergevano delle
pietre verticali ed orizzontali a mo’ di cerchio degne del miglior critico
dell’arte contemporanea, in particolar modo della Land Art.
Il mio non
vuole essere un articolo, una summa delle invenzioni e comparazioni con altre
nazioni della prima fase storica, ma vuole essere una scintilla. Oggigiorno la
situazione di inventori-distruttori o filosofi-bruti si è ribaltata, almeno
nelle ideologie di quei bruti o distruttori che “nowadays” hanno indossato un
abito nazionale che li ha distinti. Cosa è accaduto nel percorso storico
temporale di quelle nazioni che prima erano grandi, maggiormente localizzate
nel Sud del mondo o nel “Terzo Mondo”, ed oggi sono diventate talmente piccole
che quasi sono classificate insignificanti. La storia non ha teorie, ma ha solo
prassi ma questa ad un certo punto si deve essere stata fermata per essere
sostituita dalla fiacchezza. Non mi andrebbe di richiamare la corruttella
machiavelliana per dare una risposta a questa domanda, in quanto l’accezione è
differente. È palese che le nazioni del nord Europa e del nord in generale
abbiano fatto progressi in campo culturale e tecnologico solo dal 1500 in poi,
almeno quelli più rilevanti, a pochi anni dalla scoperta del Nuovo continente,
negli stessi anni che la gloria ma soprattutto la fama culturale e politica di
quelle nazioni storiche sia andata scemando con le invasioni di popoli nordici
o perlomeno con blocchi come nel caso dei turchi in quel di Lepanto, 1571. La
battaglia di Lepanto segna il punto di rottura ahimè tra la gloria del
mezzogiorno del globo con quello della mezzanotte dello stesso. La scoperta di
nuove terre, i successi della politica territoriale di quei popoli barbari ed ora
barbarizzanti, l’importazione dal nuovo continente di nuovi alimenti, il fasto
delle monarchie europee dalla seconda metà del 1400 hanno compromesso la gloria
di quel sud del mondo. Se nelle nazioni storiche dal punto di vista culturale e
politico si discuteva intorno al concetto di politica, sofismi, archè,
artistici ed architettonici, in quelle nazioni “moderne”, senso negativo
dell’accezione, iniziavano a sorgere scritti di economia, suddivisione dei
poteri. È proprio l’economia la battaglia di Lepanto, il predominio delle
nazioni moderne su quelle storiche culturali per eccellenza.
L’economia è
il gap che ha diviso per sempre le due tipologie concettive di nazione e le ha
conquistate sotto la spada vittoriosa del “dollaro”. Le dispute economiche si
andavano imponendo su quelle fisiche, artistiche. L’economia è quel vestito che
ha abbigliato quei barbari di una volta e li ha resi più bruti con la
consapevolezza di qualche politicante che ribadì con fierezza trumpiana “Con la
cultura non si mangia”. La democrazia della quale gli ellenici disputavano è
stata soppressa dall’economia, divenuta la pseudo democrazia delle nazioni
moderne.
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