«Litaliano medio usa solo 800 parole»
In Italia
siamo tutti scrittori nati e, ovviamente, incompresi. Perché se è vero che
dalle Alpi al finis terrae di Leuca si legge pochino, quelli che sostengono di
avere uno stupendo romanzo nel cassetto sono tantissimi. Ed è anche per questo
che, dalla Holden in poi, è tutto un fiorire di scuole di scrittura creativa e
di manuali atti a trasformare ognuno di noi in un novello Dostoevskij.
Funzionano? Beh giudicate voi.
Un altro il
percorso intrapreso invece dal professor Federico Roncoroni, editor,
italianista, autore di una delle più famose grammatiche della lingua italiana e
curatore dellarchivio di
Piero Chiara. Uscirà a novembre-dicembre per Rizzoli il suo Manuale di
scrittura non creativa. Lo scopo del libro è quello di insegnare a utilizzare
la lingua per tutti i suoi usi più «normali»: lettere, relazioni, temi,
manuali tecnici, articoli, saggistica... Insomma per citare le parole di
Roncoroni un testo che non mira «a insegnare a scrivere racconti, romanzi,
drammi e poesie... si propone invece uno scopo che può sembrare meno alto e
nobile ma è certo più importante da perseguire... insegnare a scrivere». E se
poi sarà romanzo: meglio. Sarebbe però gia un risultato «aumentare il numero di
quanti sanno scrivere o almeno diminuire di molto quello di quanti non sanno
assolutamente farlo».
Professor
Roncoroni in Italia quella della «scrittura creativa» è diventata una vera
mania lei invece si posiziona a monte...
«È una cosa
che abbiamo ereditato pari pari dal mondo anglosassone. Arriva dalle Università
americane dove le aule si sono riempite di aspiranti scrittori... Noi abbiamo
replicato questo modello, in piccolo».
E funziona?
«Bisognerebbe
controllare gli elenchi di coloro che hanno frequentato corsi e scuole per
vedere adesso che lavoro fanno... A naso però i risultati non sono incoraggianti.
Sa cosa mi diceva un mio amico di New York? Ho insegnato scrittura creativa per tantissimi anni e il
prodotto del mio insegnamento è questo: forse uno o due scrittori accettabili,
avevano la stoffa già prima di incontrarmi, moltissimi frustrati e un
sacco di nuovi insegnanti di scrittura creativa...».
Ma perché
allora cè questa smania
di fare i romanzieri?
«Il fatto
che si consideri la narrativa il vertice della scrittura è un pregiudizio tra
il romantico e lidealistico.
Credo sia meglio definire limportanza di un testo in base alla sua utilità, alla sua
precisione espositiva e alla sua capacità descrittiva. Scrivere un buon manuale
tecnico è importantissimo. Elaborare un saggio o un articolo di fondo non è più
semplice che fare un romanzo. E, in questambito, sì che qualcosa si può imparare...».
Qual è la
base, il punto di partenza?
«Ad esempio
la capacità di cogliere davvero gli elementi descrittivi, costruire una
narrazione coerente, maneggiare i tempi verbali e gli avverbi in modo da costruire
un corretto andamento temporale... E non pensi che siano elementi banali. Ho
insegnato per anni e spesso leggere i temi degli studenti diventa un esperienza
comica. Ogni due-tre mesi, e questo è peggio, mi ritrovo per le mani la prima
stesura di un romanzo speditami da qualche casa editrice. E spesso bastano
poche pagine per constatare che semplicemente lautore non sa scrivere».
Quali sono i
limiti di scrittura più diffusi?
«Spesso è
una questione di vocaboli. Moltissimi italiani, soprattutto tra i giovani,
hanno un vocabolario che stimo compreso tra le ottocento e le milleduecento
parole, niente di più di quello che padroneggia un extracomunitario che appena
arrivato in un paese straniero si arrabatti per sopravvivere, comunicando il
minimo indispensabile».
In questa
situazione che ruolo hanno gli sms e le e-mail che stanno cambiando il nostro
modo di comunicare?
«È una
questione di cui mi sono occupato in altra sede e non in questo manuale... Beh
da un lato sicuramente questi strumenti hanno fatto tornare di moda la parola
scritta quando tutti ormai dichiaravano che era stata uccisa dal video e dal
telefono, questo è un fatto positivo. Si è riscoperto il ruolo dellepistolario. Però questa scrittura è una
scrittura veloce, che deve concentrare moltissime informazioni in poco testo, e spesso
viene scritta in forma molto sciatta. È inevitabile che la rivoluzione del
mezzo porti ad una rivoluzione del messaggio, ed è quello che sta accadendo.
Resta il fatto che se uno padroneggia la lingua può benissimo padroneggiarla
nel formato proprio di un sms, anche se io, personalmente, sono innervosito dal
T9 che cerca di ficcarmi in bocca parole non mie...».
Un consiglio
per scrivere sms efficaci?
«Bisognerebbe
chiederlo a un giovane, non a me... Comunque ce ne è uno funzionale ogni qual
volta si ha a che fare con testi brevi e si hanno le parole contate: il
messaggio deve contenere tutte le informazioni necessarie. E solo quelle».
Se invece
parliamo di un testo «normale»?
«Beh non
dobbiamo utilizzare i moduli comunicativi che vanno bene per gli sms. È uno
degli errori più diffusi tra i giovani, che ricorrono a una x intendendo per, magari nel curriculum o in un tema. Per tutti
testi, in fondo, è utilissima una semplice griglia di
controllo da applicare a redazione ultimata: completezza e chiarezza;
originalità; efficacia dellintroduzione e della conclusione; ordine e coerenza».
Un progetto
oltre al suo manuale?
«Mi
piacerebbe moltissimo realizzare un dizionario di nomenclatura, mentre nel
manuale sono presenti solo alcune voci di questo tipo. Si tratta di un
dizionario in cui in ogni lemma viene spiegato il senso proprio della parola,
il senso estensivo, gli aggettivi più adeguati per accompagnare quel vocabolo,
i proverbi e le frasi comuni in cui compare il vocabolo, non che gli aforismi e
i modi di dire. È un lavoro enorme ma fornisce a chi legge uno strumento
utilissimo».
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