La Nave di
Teseo pubblica 'Il prezzo dei soldi', la decima inchiesta del commissario
Charitos, immeritatamente etichettato come il Camilleri greco
1 settembre 2017
Conoscere un
Paese attraverso la lettura è cosa molto frequente e non necessariamente si
deve citare Bruce Chatwin. Lo facevano i nostri nonni vedendo le misteriose
località del subcontinente Indiano attraverso le parole di Emilio Salgari, pur
se quei luoghi non li aveva né li avrebbe mai visitati, vivendo gran parte
della giornata a sognare un mondo che non avrebbe mai conosciuto.
Nell'epoca
in cui le televisioni rimandano in sequenza continua immagini e storie che
riguardano i Paesi più lontani, c'è ancora un margine per farsi aiutare da un
libro per approfondire la conoscenza di un Paese peraltro a noi vicinissimo, ma
che per gli italiani è purtroppo limitata a pochi elementi: archeologia,
turismo, gastronomia. Ed è sorprendente avere scoperto i greci – non la Grecia
– grazie alle pagine scritte da Petros Markaris, immeritatamente etichettato
come il Camilleri greco o riduttivamente come il Simenon dell'Attica solo
perché il suo genere preferito è il poliziesco. Immeritatamente perché
Markaris, che ha fatto del commissario Costas Charitos il personaggio chiave
dei suoi romanzi, ha una sua personalissima cifra stilistica lontana da quello
assolutamente originale del papà di Montalbano, la cui sola attinenza è che
entrambi non scrivono opere corali, affidando al solo protagonista il peso del
racconto.
Markaris ha
scelto come ambientazione Atene e le sue contraddizioni: città bellissima e
assediata dal traffico; città bellissima e ribelle ai nodi scorsoi che le sono
stati imposti dalla grave crisi economica; città bellissima eppure triste
perché per troppo tempo abbandonata a sé stessa. Markaris, oggi ottantenne, è
famosissimo in patria e famoso soprattutto in Europa. Ed il perché sta tutto
nel modo lieve con cui racconta vicende dolorose, sempre filtrate attraverso la
bonomia del commissario Charitos, uomo di solidi principi (cosa che gli ha
impedito di fare carriera, relegandolo, tra alti e bassi, al ruolo di capo
della Omicidi ateniese, un incarico che presto potrebbe lasciare per motivi
anagrafici) che ha attraversato, con strazianti conflitti interni, gli anni del
regime dei colonnelli, quando ogni comunista era, per definizione, qualcuno da
perseguire, arrestare e magari torturare. Un passato che Charitos si porta
dietro e che riesce a rendere meno angosciante solo grazie all'amicizia con un
ex oppositore del regime, Lambros Zizis, che conobbe il carcere (e fu lì che il
commissario lo incontrò) e che nei romanzi è il controcanto materialista al
mondo ideale del suo interlocutore. La Grecia di Charitos (di cui La Nave di
Teseo ha appena pubblicato la nuova indagine, la decima, 'Il prezzo dei soldi',
326 pagine, 19,00 euro) sgorga dall'incedere quotidiano della vita, scandito
dall'amore sconfinato per la figlia Caterina (avvocato, impegnato nella difesa
dei diritti umani, a cominciare da quelli degli immigrati) e dall'irrefrenabile
loquela della moglie, Adriana, che ha un proverbio per ogni circostanza e che,
moderna Santippe, ha da ridire su tutto e tutti, portabandiera di quella
saggezza popolana che ne fanno un personaggio assolutamente irrinunciabile, per
certi versi il contraltare ciarliero e petulante della tranquilla, ma
assolutamente determinata 'signora Maigret'.
'Il prezzo
dei soldi' non si discosta dal cliché tradizionale di Markaris: un evento
drammatico (tre omicidi di cui, stranamente, i responsabili quasi fanno a gara
per farsi arrestare subito), la voglia di Charitos di non fermarsi alla prima e
più comoda risposta; superiori che pensano più da politici che da poliziotti;
un Paese che si sente fuori dalla crisi (ma questa è una fictio letteraria
dell'autore) e che non si chiede come questo può accadere e quindi spera di
potere tornare al passato. Quello stesso passato fatto di sprechi e ruberie che
Markaris ha sempre messo all'indice, attraverso i monologhi interiori del
commissario Charitos, voce narrante di ogni romanzo. Che non è un investigatore
da scrivania, ma neppure da 'mani in alto o sparo'. E' un uomo che vorrebbe
restare sempre tranquillo (nonostante il continuo cicaleccio della moglie che
sopporta con cristiana rassegnazione) e chiudere le sue serate come ama: seduto
sulla poltrona preferita, davanti alla tv rigorosamente spenta, a compulsare i
lemmi dell'amatissimo Dimitrakos, il dizionario greco più antico.
Con 'Il
prezzo dei soldi' Petros Markaris non regala solo una nuova gradevole lettura
poliziesca, ma una nuova serie di pennellate del grande affresco che, con ogni
suo libro, fa della sua patria e della sua gente. Quella gente che, sentendo
forse la crisi alle spalle, riprende le vecchie abitudini, tra processioni e
pranzi rituali, con i tempi e i modi di un popolo che le traversie dovrebbero
avere reso più duro e che invece sembra frinire al cielo come le cicale.
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