Il Santo
Padre ha inoltre denunciato le condizioni disumane in cui vivono i migranti
"nel deserto africano"
"Io
sento il dovere di gratitudine per l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il
cuore sui migranti. Ma non basta aprire il cuore". Lo ha affermato Papa
Francesco rispondendo ai giornalisti durante il volo di ritorno dalla Colombia.
"Un governo deve gestire questo problema con la virtù del governante, cioè
la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo
ricevere, ma integrare", ha detto. Il Santo Padre ha inoltre denunciato le
condizioni disumane in cui vivono i migranti "nel deserto africano".
Sulle
condizioni dei migranti che restano in Libia, "ho l'impressione che il
governo italiano stia facendo di tutto, per lavori umanitari, di risolvere
anche problemi che non può assumere", ha aggiunto il Pontefice. Inoltre,
se in relazione all'apertura della Chiesa italiana verso la politica del
governo sul blocco dei migranti si potesse mettere anche un suo pranzo in
Vaticano con Gentiloni, che si è tenuto in modo riservato nei primi giorni di
agosto, replica: "L'incontro con il primo ministro è stato un incontro
personale e non su questo argomento: è stato prima di questo problema, che è
venuto fuori alcune settimane dopo".
"Io
sento il dovere di gratitudine per l'Italia e la Grecia, perché hanno aperto il
cuore sui migranti", dice ancora il Papa. "Ma non basta aprire il
cuore - spiega -. Il problema dei migranti è: primo, un cuore aperto, sempre,
anche per un comandamento di Dio, ricevere, perché 'tu sei stato schiavo',
migrante, in Egitto. Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù
propria del governante, cioe' la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti
ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare".
"E c'è
un'ultima cosa che voglio dire e che vale soprattutto per l'Africa - aggiunge
Francesco -. C'è nel nostro inconscio collettivo un motto, un principio:
l'Africa va sfruttata. Un capo di governo su questo ha detto una bella verità:
quelli che fuggono dalla guerra è un altro problema; ma tanti che fuggono dalla
fame, facciamo investimenti lì perché crescano. Ma nell'inconscio collettivo
c'è che ogni volta che tanti Paesi sviluppati vanno in Africa, è per sfruttare.
Dobbiamo capovolgere questo. L'Africa è amica e va aiutata a crescere".
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