Atene,
Partenone (wikimedia)
Metà dei
marmi del Partenone si trovano a Londra. Venduti da un nobile inglese al
British Musuem nel 1816 sono rivendicati da Atene da quasi due secoli. La
Brexit li farà tornare?
Gilda Lyghounis
Torneranno
mai i marmi del Partenone là dove sono stati per più di duemila anni, cioè ad
Atene? Parliamo delle sculture che dal 1816 sono state staccate (e in alcuni
punti tolte con lo scalpello) dal collezionista d’arte Lord Elginil, il quale
le ha vendute poi al British Museum dove ancora fanno bella mostra di sé.
La vendita
da parte del nobile inglese, che si basava su un permesso ufficiale (“firman”)
dell’Impero Ottomano di asportare alcune “pietre con sculture” dal tempio di
Atena Parthenos, venne ratificata dal Parlamento di Sua Maestà britannica.
Risultato? Circa metà fregio, molte metope e metà statue dei frontoni si
trovano attualmente nel nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, costruito proprio
per ospitare i tesori della sacra rocca nel 2010, l’altra metà sta all’ombra di
Westmister.
Da duecento
anni prosegue la diatriba fra Atene e Londra sulla restituzione dei marmi alla
Grecia, che dal 1830 è uno stato libero, indipendente dall’Impero Ottomano.
L’ultimo capitolo della saga si è dipanato quest’estate, con la complicità
dell’avvenente Amal, moglie dell’attore George Clooney, la quale oltre essere
consorte del divo hollywoodiano e madre dei suoi gemelli, fa parte del team dei
legali assoldati dalla Commissione Internazionale per i Marmi del Partenone.
Presidente
della Commissione è il greco Alexis Mantheakis, per anni portavoce della
famiglia Russel (vedi alla voce nipote di Onassis), che ha raccolto al balzo
l’idea lanciatagli dai suoi consulenti giuridici: imporre all’Inghilterra le sculture
del Partenone come pietre di scambio (è il caso di dirlo) per il “sì” del parlamento ellenico alla Brexit.
Già, perché secondo le procedure dell’Unione europea, ogni singolo parlamento
dei 27 stati membri Ue dovrà dare il proprio assenso agli accordi che saranno
presi fra Londra e Bruxelles per l’uscita dell’Inghilterra dall’abbraccio del
Vecchio Continente.
Do ut des
E se gli
scandinavi si preparano a dire “sì” solo in cambio di nuove norme sulla pesca
nel Mare del nord, e fra Italia e Gran Bretagna va scatenandosi il boicottaggio
del Prosecco, mentre la Spagna reclama la sovranità sullo stretto di
Gibilterra, perché mai la Grecia non
dovrebbe porre una condizione anche lei? "Ecco la soluzione che cercavamo
da decenni!" ha dichiarato Mantheakis al quotidiano ateniese Kathimerini
il 7 agosto scorso.
"Questa
è la prima volta che abbiamo la possibilità di reclamare il ritorno dei marmi
sostenuti dalla diplomazia internazionale. Diremo loro - ha ribadito Mantheakis
- 'Signori, vi appoggeremo. L’unica cosa che chiediamo è che svuotiate una
stanza di un vostro museo'. Del resto, l’opinione pubblica britannica è da anni
dalla nostra parte”. Se quest’ultima affermazione di Mantheakis è vera per gli
ambienti accademici di Oxbridge, orripilati dopo la rivelazione che negli anni
Trenta il British Museum ha fatto un restauro molto energico delle sculture del
Partenone, tanto da asportarne la patina antica, come ha ricordato anche di
recente il quotidiano laburista The Guardian, sostenitore del "Leave"
al referendum sulla Brexit e favorevole alla restituzione del “maltolto” ad Atene, ciò non è altrettanto vero per
l’opinione pubblica filo-conservatrice.
Basta
guardare la classifica di pochi giorni fa pubblicata dal quotidiano di
centrodestra Daily Teleghraph, filo governativo, sui 42 “Musei che non potete
assolutamente non vedere prima di morire
”. Se al primo posto c’è il Metropolitan di New York, seguito a ruota
dal Louvre (al quinto posto) e dai musei londinesi (a quota 12-13) e da quelli
italiani, l’Acropoli Museum of Athens figura solo al 24esimo posto. Con questa
dicitura ben poco diplomatica: “L’ultimo piano è dedicato al fregio di marmo
che un tempo correva intorno alla cima del Partenone. Circa metà dei pezzi sono
originali, mentre il resto sono copie: la parte mancante si trova al British
Museum. I greci la chiedono indietro da decenni e sperano che questa sfacciata
presentazione convincerà finalmente gli inglesi a restituirla”.
Identità
europea
C’è di che
far disperare l’ottimismo di Amal Clooney e della Commissione guidata da
Mantheakis. Sempre quest’estate il governo ellenico, tramite l’europarlamentare
Stelios Kouloglou, della coalizione riformista Syriza al potere ad Atene, ha
sondato il parere della Commissione europea sul rapporto scottante fra marmi e
la Brexit, sostenendo che i mediatori Ue, seduti al tavolo delle contrattazioni
con l’Inghilterra, dovranno sottolineare il bisogno di proteggere l’identità
culturale europea, il cui simbolo principale sono proprio i marmi del
Partenone, culla della civiltà occidentale. Ma la risposta del commissario Ue
Tibor Navaksis, ungherese, che cura gli aspetti culturali della Brexit, ha
raggelato Atene: “Esiste solo una direttiva dell’Unione europea sulla
restituzione dei tesori artistici sottratti dal primo gennaio 1993 in poi. Le
sculture del Partenone sono state portate via molto prima di questa data,
quindi l’Unione europea non ha nessuna autorità al riguardo”.
Da parte del
governo britannico nessun annuncio ufficiale. C’è stato solo un sardonico
comunicato del British Museum: “Il Museo dell’Acropoli fa sì che i marmi del
Partenone che si trovano ad Atene siano ammirati sullo sfondo della storia
ateniese. Le sculture situate a Londra sono importanti rappresentanti
dell’antica civiltà greca nell’ambito della storia mondiale”. Gli unici che
sembrano tifare per Atene e il suo museo di vetro e acciaio, dalla cui terrazza
si vede benissimo la veneranda rocca di Atena Parthenos, sono i turisti. Almeno
quelli che cliccano “like” su Tripadvisor stilando una hit parade dei dieci
musei più appetibili al mondo: anche loro, come il Telegraph mettono al primo
posto il Metropolitan di New York, seguito dal National Museum di New Orleans e
dal Musèe d’Orsay di Parigi. Fuori dal podio, troviamo all’ottavo posto il
Museo dell’Acropoli di Atene e… vendetta atroce vendetta per i greci… solo al
decimo posto il Victoria and Albert Museum di Londra.
Del British
Museum neanche l’ombra.
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