Busto di
Pericle, copia romana da un originale greco del V sec. a.C.
Pericle (495 a.C. circa – 429 a.C.) fu eletto stratego per la
prima volta nel 460 a.C. e dominò la vita politica ateniese fino alla sua
morte, portando alle estreme conseguenze la riforma democratica di Clistene.
- aprì l’Arcontato a tutti i cittadini;
- ridusse i
poteri dell’Areopago, che dovette limitarsi a - giudicare i reati di sangue;
- potenziò i
poteri dell’Eliea, il tribunale popolare composto di 6000 giudici sorteggiati
annualmente fra tutti i cittadini;
- fece
approvare il sorteggio per tutte le cariche pubbliche (ad eccezione di
strateghi e tesorieri), che vennero da quel momento retribuite: ogni cittadino
riceveva per il servizio fornito allo Stato il corrispettivo della paga
giornaliera di un salariato.
Tutto il
potere decisionale, quindi, veniva trasferito al demos (il popolo) e ai suoi
organismi. Il sorteggio
e la retribuzione delle cariche pubbliche miravano a consentire a chiunque,
anche ai lavoratori, di partecipare alla vita politica. D’altra parte, nel 451
a.C. Pericle introdusse una legge sulla cittadinanza molto restrittiva: poteva
essere cittadino ateniese solo chi era figlio di genitori entrambi ateniesi. La
legge mirava a stabilizzare il numero dei cittadini, dato che essi godevano di
diritti sempre più ampi e costosi per lo Stato.
Pericle inoltre incrementò l’assistenza sociale, accollando allo
Stato l’educazione degli orfani, pagando sussidi a mutilati e invalidi,
assegnando una paga a soldati e marinai in servizio e incentivando
l’emigrazione dei contadini concedendo loro terre nelle colonie.
Nel 457 a.C. Pericle, alleatosi con tutti gli avversari di Sparta,
iniziò la prima guerra del Peloponneso, ottenendo alcuni successi, e spinse
Atene a combattere per difendere l’Egitto dai Persiani, spedizione che si
rivelò un fallimento.
Anche la grande spedizione inviata nel 449 a.C. per strappare
Cipro ai Persiani dovette essere richiamata senza aver riportato risultati
significativi. Ciò indusse nello stesso anno gli Ateniesi a sottoscrivere con
la Persia un accordo informale, la pace di Callia (dal nome del negoziatore
ateniese presso il Gran Re), che sancì le rispettive aree di influenza: i
Persiani si impegnarono a non penetrare nell’Egeo e a rispettare le città
greche dell’Asia Minore; gli Ateniesi a non intervenire in Egitto e a Cipro.
Scoppiata nel 431 a.C. la seconda guerra del Peloponneso contro
Sparta, Pericle si oppose alla parte di opinione pubblica favorevole ad accordi
di pace con il nemico. Posto sotto accusa, ritenuto responsabile della guerra e
della fiacca condotta ateniese, Pericle attraversò una fase di diffficoltà, ma
ciononostante continuò a essere eletto stratego finché restò vittima
dell’epidemia di peste abbattutasi sulla città (429 a.C.).
La sua scomparsa lasciò un grave vuoto politico, anche se il
prestigio dell’uomo che per circa trent’annni aveva dominato la scena politica
ateniese stava rapidamente declinando di fronte alle difficoltà della guerra.
Pericle fece di Atene la capitale economica, politica e culturale
della Grecia. Sotto il suo governo si radunarono ad Atene filosofi come
Socrate, Anassagora e Protagora, tragediografi come Sofocle ed Euripide,
storici come Erodoto. Promosse un grandioso programma di edilizia pubblica, che
ebbe il suo culmine e il suo capolavoro nel Partenone, il grande tempio
dedicato ad Atena eretto sull’acropoli, costruito dagli architetti Ictino e
Callicrate e decorato dallo scultore Fidia.
La cultura classica non si esurì con la morte di Pericle (429 a.C.),
ma anzi raggiunse in seguito il suo apogeo con filosofi come Platone e
Aristotele, il medico Ippocrate, lo storico Senofonte.
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