Il senso più
profondo e nascosto degli antichi riti iniziatici è l'avvicinamento della
dimensione umana a quella divina
16/09/2017
Educare non
significa trasmettere meccanicamente ai giovani nozioni e discorsi, come fanno
i sedicenti filosofi. Nell'educazione è necessario invece risvegliare in loro
una vista interiore, un occhio spirituale, attraverso un'autentica conversione
psicologica.
A sostenerlo
è Socrate, quando illustra il suo famoso mito della caverna, ne La Repubblica
di Platone. Davide Susanetti, giovane e generosamente impegnato professore di
letteratura greca all'Università di Padova, riporta ampiamente la testimonianza
socratica, illustrando la funzione dei misteri e riti iniziatici dell'antica
Grecia nel suo ultimo lavoro: La via degli dei. Sapienza greca, misteri antichi
e percorsi di iniziazione (Carocci, pagg. 264, euro 24). Un libro che unisce
una scrittura catturante all'attenzione per l'aspetto pratico e psicodinamico
delle questioni trattate, decisive anche oggi nella vita quotidiana dell'uomo.
Distogliere
- come insegna a fare Socrate - lo sguardo dall'attenzione ipnotica per
movimenti di fantasmi inconsistenti, illuminati dai nascosti poteri che in
continuazione li muovono, e scoprire invece la realtà, è una vera e propria
«tecnica della conversione» che ci consente di vedere ciò che è, ma è rimasto
per noi finora nell'oscurità, dietro le nostre spalle. Apprenderla fa parte di
quelle «tecnologie del sé» con le quali Michel Foucault verso la fine del
secolo scorso aveva conquistato la Sorbona.
A questo
svelamento delle verità profonde dell'esistenza erano appunto dedicati i
misteri, riti iniziatici volti nella Grecia classica a formare i giovani
prescelti preparandoli alla guida della città, la polis, attraverso la
conoscenza e la trasformazione di sé. Un'operazione che sarebbe indispensabile
anche oggi, come nell'Atene classica, per educare un'autentica élite dirigente.
Che viene invece a mancare quando questa formazione, estremamente seria nella
sua apparente stravaganza (come del resto appariva Socrate), viene abbandonata
per inseguire le vanità, le paure e le cupidigie più basse, sostituite alla
familiarità con i saperi elevati, di cui ci parlano appunto gli dei nei loro
misteri.
Certo, gli
dei non raccontano storielle leggere. Anche perché l'obiettivo dei riti
iniziatici è proprio quello di farci diventare come loro, gli dei. Di aiutarci
a riconoscere la nostra parte divina. Per questo è necessario fare nei misteri
esperienza della realtà profonda, uscendo da quella vita umana, convenzionale
ma in fondo irreale, nella quale rimane la grande maggioranza delle persone. I
misteri, fin dagli antichi maestri Orfeo e Pitagora, furono il modo di
trasmettere agli iniziati accuratamente selezionati il sapere esoterico
sottostante alla civiltà greca, e le sue segrete regole e discipline. Un
controcanto sotterraneo alla rappresentazione della religione olimpica
ufficiale e alle istituzioni greche (fondative dell'Occidente), che in questo
modo le ha comunque profondamente impregnate con le proprie immagini e
rappresentazioni.
Il tratto
comune ai misteri è quello che riguarda la morte, in essi sempre presente e
invece non particolarmente approfondita nella religione olimpica, dove i morti
erano spettri, ombre senza direzione, «teste senza forza» come in Omero. Nella
rappresentazione misterica la morte è invece un evento centrale: lo stesso
iniziato partecipandovi abbandona, «muore» al precedente stato di coscienza e
di vita per rinascere con un'altra visione del mondo. Ma soprattutto grazie a
questo terribile percorso, «non morrà». «Per gli iniziati, e solo per loro, vi
è vita dopo la morte», spiega Susanetti. Come racconta l'iscrizione su
un'orfica laminetta aurea: «O felice, o beato, sarai un dio anziché un
mortale». «Ed io, come un capretto, mi tuffai nel latte». La morte fisica non è
dunque per l'iniziato un passaggio al «regno delle ombre», ma l'ingresso in una
condizione luminosa e serena. Sugli iniziati di Eleusi splende «la sacra luce
del sole». E quelli che hanno partecipato al mistero diffuso nelle terre a nord
ovest della Britannia, raccontato da Plutarco ne Il volto della luna (Adelphi)
e qui riportato, entreranno dopo morti nel «prato di Ade... la zona più mite e
serena dell'aria, dove le anime tornano a respirare e si purificano da ogni
vapore e da ogni malsana esalazione della materia».
La
purificazione e respirazione dello Spirito è appunto lo scopo dei misteri iniziatici
greci, le prime forme di quel processo di trasformazione psicologica e
spirituale che da Pitagora e dai suoi discepoli attraversa gran parte della
visione del mondo classico, per arrivare al pensiero stoico greco e romano. E
compare poi tra le sue ultime forme, con non molte variazioni, nel «processo di
individuazione» proposto nel secolo scorso da Carl Gustav Jung con la sua
psicologia analitica. Un percorso, quest'ultimo, che, pur senza entrare nelle
credenze religiose, incontra spesso nel lavoro con l'analizzando l'altro grande
mistero di morte e di rinascita che nei due millenni trascorsi ha conquistato
nel mondo le anime di molti uomini. Quello che racconta della nascita, vita,
morte e resurrezione di Gesù Cristo. In analisi l'incontro con questo mistero
avviene spesso sincronicamente al transito dai territori psicologici
dell'Anima, terra di mezzo tra psiche e spirito, a quelli già vicini al Sé,
spesso espressione dell'immagine divina.
«Un rito -
dice Susanetti parlando dei misteri greci - che conduce alla vita portando la
vita al di là di se stessa». In tutte queste esperienze spirituali, fisiche e
psicologiche, è infatti descritto un andare al di là, un oltrepassare soglie di
coscienza comuni, che consente di costituirne di nuove, dando spazio agli
aspetti superiori della vita umana attraverso un nuovo, completo rapporto con
la realtà. Che nelle drammatiche esperienze misteriche viene vista e
attraversata integralmente, non più solo parzialmente nei suoi aspetti
convenzionali e a-problematici, ma nella sua tragica interezza. Così, nei
misteri di Eleusi, mentre la tenera vergine Persefone, figlia della potente
Demetra, Dea madre della terra, gioca con le amiche raccogliendo narcisi sul
prato primaverile, la terra si apre davanti a lei e ne esce con un tuono il
carro di Ade, il dio del sottosuolo, degli inferi, della morte e del passato,
trasportandola sotto terra, per farne la sua sposa. Demetra, disperata,
minaccia di interrompere i cicli della terra e delle messi, e solo la mostra
dei genitali di una vecchia donna, Baubo, riuscirà a farla tornare a ridere.
Aprendo così la strada al difficile accordo che lascerà Persefone per sei mesi
sulla terra e tre nel sottosuolo, come sposa di Ade.
Con
contenuti diversi, gli altri Misteri, quelli orfici e dionisiaci, sono tutti
però diretti a unificare gli opposti, alto e basso, femminile e maschile, vita
e morte, umano e animale, nobile e osceno, intero e frammentato, integrandone
le rispettive energie in una nuova sintesi, più realistica e dunque anche più
autenticamente spirituale. Riti e percorsi di formazione e rinascita della
persona e del mondo in cui si trova che interpellano insistentemente anche il
mondo di oggi.
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