Σάββατο 2 Σεπτεμβρίου 2017

Niente Eurobond e Grecia fuori dall'euro, così il futuro alleato di Frau Merkel

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I liberali in Germania starebbero per tornare al governo, ma per Francia, Italia e Grecia non significano buone notizie. Il prossimo probabile alleato della cancelliera Merkel (e ministro delle Finanze?) ha posizioni rigide sui conti pubblici.

01 Settembre 2017

Niente Eurobond e Grecia fuori dall'euro, Christian Lindner

In un’intervista rilasciata a Bloomberg, il 38-enne Christian Lindner, segretario della FDP, il partito liberale tedesco, traccia le linee di quelli che sarebbero i punti programmatici da negoziare in un probabilissimo governo di coalizione con i conservatori della cancelliera Angela Merkel, dopo le elezioni federali in Germania del 24 settembre prossimo. Lindner sta cercando di riportare la FDP al Bundestag dopo 4 anni di assenza, visto che nel 2013 per la prima volta dal 1949, i liberali non sono riusciti a conquistare almeno il 5% dei consensi utili per sedere nella Camera bassa tedesca. E le parole del giovane leader suonano come un messaggio abbastanza chiaro per il presidente Emmanuel Macron, così come per la Grecia. 

Egli spiega di ritenere che la cancelliera si sarebbe già accordata con Parigi per un trasferimento di risorse verso il resto d’Europa, ma ammonisce che con i liberali al governo non sarebbe possibile, che gli Eurobond “non avrebbero senso” e che non si può sostenere l’aumento del debito come ricetta di politica economica per crescere, in quanto si tramuterebbe in un qualcosa che va aldilà della solidarietà (tra stati). La cancelliera si è detta favorevole ad accogliere la proposta di Macron di istituire un ministro delle Finanze e un bilancio unici nell’Eurozona, ma il tema è scottante in Germania, dove gli elettori temono che la mutualizzazione di parte delle risorse nazionali si traduca in maggiori oneri a loro carico per salvare i conti di banche e stati del Sud Europa.

Grecia fuori dall’euro con debito alleggerito

E ce n’è anche per Atene, perché Lindner vorrebbe che fosse da un lato tagliato il debito pubblico ellenico, dall’altro che fosse consentito ai greci di lasciare l’euro e tornare alla dracma, in modo da tornare competitivi con una moneta nazionale propria ed evidentemente svalutata rispetto a quella odierna.

Le proposte di Lindner appaiono del tutto simili a quelle dell’AfD, il partito degli euro-scettici tedeschi dato all’11% nei sondaggi, ma la reale differenza può essere colta nello slogan utilizzato dal segretario liberale in questa campagna elettorale: “Il nostro futuro in due sillabe: UE”. La FDP è europeista, ma non solidale con gli stati “spendaccioni”. Già nel corso dei primi anni dallo scoppio della crisi finanziaria, il partito alleato dei conservatori aveva rivendicato una posizione autonoma sull’Europa, contrastando i bailouts di banche e stati stranieri e proponendo l’uscita della Grecia dall’euro. (Leggi anche: Ecco come Frau Merkel rafforzerà la leadership in Europa)

Fine della flessibilità fiscale in Europa?

La scarsa capacità con cui seppe incidere sull’agenda economica ed europea del governo lo punì pesantemente alle elezioni di 4 anni fa, quando i liberali crollarono dal loro massimo storico del 2009 (14,6%) al loro minimo (4,7%). Propugnano un taglio delle tasse di 30 miliardi di euro, il doppio di quelli proposti dai conservatori, ma negano che sia necessario aumentare gli investimenti pubblici, sostenendo che ci sarebbero già risorse a sufficienza allo scopo.

E Lindner o uno dei suoi uomini potrebbe prendere il posto di Wolfgang Schaeuble al Ministero delle Finanze. Una frase sibillina supporterebbe questa ipotesi, nel caso di alleanza con la CDU-CSU. Sempre a Bloomberg, l’uomo definisce un errore l’avere rinunciato a quella posizione nel 2009. Con ogni evidenza, i liberali vogliono rimarcare il loro ritorno sulla scena politica nazionale e meno di prima saranno disposti a cedere sui punti fondamentali del loro programma. Lo stesso ammette che negli ultimi anni sarebbero cresciute le divergenze con i cristiano-democratici, riferimento esplicito alla politica tedesca sull’Europa, specie negli ultimi anni di Grosse Koaltion tra conservatori e socialdemocratici.


Dunque, se i sondaggi hanno ragione, tra alcune settimane o qualche mese al massimo, a Berlino ci sarà un governo meno flessibile con i partner europei su temi come il risanamento dei conti pubblici, salvataggi bancari a carico degli stati e condono del debito ellenico. Paradossalmente, il partito più europeista della Germania sarà anche quello che alimenterebbe le maggiori frizioni nella UE, di fatto facendosi carico di istanza non troppo dissimili da quelle propugnate dagli euro-scettici. Macron non speri di cavarsela con una mezza riforma del lavoro e il prossimo governo italiano trovi una parola meno disdicevole (per i tedeschi) di “flessibilità”. (Leggi anche: Macron vuole francesizzare l’Europa, sarà scontro con la Germania)

Giuseppe Timpone


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