Oggi
terminano i due anni di vigenza dello schema di ricollocazione dei richiedenti
asilo approdati in Italia e Grecia che, adottato nel settembre 2015, avrebbe
dovuto offrire ai richiedenti asilo la possibilità di ricostruirsi una vita in
condizioni di sicurezza in paesi diversi da quelli di approdo.
I risultati
sono deprimenti: complessivamente, gli stati dell’Unione europea hanno
ricollocato solo il 28,7 per cento dei richiedenti asilo assegnati; due stati, Polonia
e Ungheria, non hanno ricollocato neanche un richiedente asilo; solo uno stato,
Malta, ha accolto la quota di richiedenti asilo assegnata.
La
Slovacchia, che ha invano cercato di contestare lo schema ricorrendo alla Corte
europea, ha accettato solo 16 dei 902 richiedenti asilo che le erano stati
assegnati; la Repubblica Ceca solo 12 su 2691.
La Spagna ha
rispettato solo il 13,7 per cento della quota assegnata, il Belgio il 25,6,
l’Olanda il 39,6 e il Portogallo il 49,1.
Tra gli
stati che si sono comportati meglio figurano la Finlandia (1951 richiedenti
asilo accolti, il 94,5 per cento della quota assegnata) e l’Irlanda (459
richiedenti asilo accolti, il 76,5 della sua quota).
Due stati
non-Ue, Norvegia e Liechtenstein, che avevano aderito volontariamente allo
schema, hanno rispettato la quota assegnata accogliendo 1500 e 10 richiedenti
asilo.
Non si
trattava unicamente di fare qualcosa di buono, bensì di un vero e proprio
obbligo legale nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo, sottolinea
Amnesty International. Gli stati dell’Unione europea che non hanno rispettato i
loro impegni ora rischiano di essere portati di fronte alla Corte europea e di
essere sanzionati duramente.
Dallo
schema, peraltro, sono stati esclusi in tanti. Come i richiedenti asilo
arrivati sulle isole greche (come Lesbo, nella foto) dopo l’accordo Ue-Turchia
del 20 marzo 2016, molti dei quali si trovano ancora bloccati nel luogo dove
sono approdati. Una decisione insensata e illegale, che ha impedito ai
richiedenti asilo di vivere in sicurezza e dignità e ha peggiorato la
situazione sulle isole greche, dove nei mesi estivi gli arrivi sono aumentati.
Amnesty
International continua a chiedere ai governi europei di raddoppiare gli sforzi
per raggiungere le quote loro assegnate dallo schema di ricollocazione, anche
dopo la sua scadenza, e di accogliere singole persone necessitanti di
protezione e che attualmente si trovano in Italia e Grecia attraverso altri
strumenti, quali i permessi di lavoro e procedure rapide di ricongiungimento
familiare.
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