L'Eurogruppo ha deciso di stanziare una nuova tranche di aiuti alla Grecia pari
a 8,5 miliardi. Vince Tsipras e anche Schauble. E il popolo greco?
SERGIO
COGGIOLA
«Hanno
vinto i buoni», questa la dichiarazione a caldo del primo ministro Alexis
Tsipras, dopo aver saputo del risultato dell'Eurogruppo. Che cosa è stato
deciso in Lussemburgo? La Grecia otterrà 8,5 miliardi, un taglio all'obiettivo
di bilancio, dopo il 2023 (circa il 2% fino al 2060), e altre vaghe
concessioni. Sul debito e sul futuro ruolo del Fmi soltanto accenni. Niente
accesso al Qe e niente ipotesi di un'apertura al mercato dei crediti. Ovvio
dunque che in piena campagna elettorale, la Germania non vuole sentire parlare
di "taglio". In altre parole, la Grecia ha ricevuto quanto aveva
rifiutato nel corso del precedente Eurogruppo.
Mai i
"cattivi" hanno perso? Forse no. Alexis Tsipras era convinto di aver diritto allo sconto dopo
aver ottenuto a fatica dal Parlamento l'ok all'ennesima manovra lacrime e
sangue chiesta dall'ex Troika, un salasso 4,1 miliardi tra nuove tasse e meno
pensioni, al ritmo di questo ritornello: «Misure in cambio del debito». Le
nuove misure erano state approvate prima del precedente Eurogruppo. Rifiutata
la proposta presentata da Schauble, con tanto di dichiarazioni di battaglia, il
9 giugno il Parlamento ha votato altre misure di austerità pari ad altri 2,1
miliardi.
Secondo la
solita tattica, quel primo rifiuto era soltanto il modo per far digerire altri
tagli alla maggioranza di Syriza. E così tre settimane dopo, la proposta è
stata, seppur con alcune modifiche, accettata. Soddisfatto il governo,
soddisfatto il primo ministro, soddisfatto soprattutto il ministro delle
Finanze tedesco che ha fatto nuovamente passare la sua linea. Eppure Tsipras ci
aveva provato con il solito ricatto: o passa la mia proposta, oppure mi rivolgo
alla Merkel e chiedo una "soluzione politica". Ma non si è mai visto
che in campagna elettorale un primo ministro sconfessi un suo ministro, il
quale con teutonica cattiveria ha dichiarato che a Tsipras servivano queste tre
settimane per «ragioni di comunicazione», cioè convincere i suoi.
Ci
riuscirà? I "syrizei" sono già convinti, è l'opinione pubblica lo
scoglio. Per tre settimane si è sentito tutto e il contrario di tutto. Prima un
no, poi un nì, poi un no e poi ancora un sì. E a bilancio va detto che sono
state tre settimane perse. «La Grecia volta pagina perché abbiamo un accordo
che rispecchia i sacrifici del popolo ellenico», ha scritto su Twitter Alexis
Tsipras.
I greci ci
crederanno, oppure staranno a vedere che cosa può succedere, magari imprecando
sull'aumento della tasse e su altre "disgrazie" quotidiane che hanno
a che fare con la sanità, la giustizia e l'ordine pubblico. Per il momento si
può andare al mare in tranquillità. Da settembre forse si ricomincia con la
terza valutazione.
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