Tra gennaio e inizio giugno sono
stati oltre 72.000 i nuovi sbarchi in Europa. Nonostante un calo del 96% degli
arrivi in Grecia, rispetto allo stesso periodo del 2016, 62.000 tra migranti
e rifugiati sono bloccati nel paese. Oltre 20.000 i minori
Monica Pinna
Storie di piccoli rifugiati in
Grecia
Abbas Noori ha 10 anni. Va a
scuola al pomeriggio, dalle 13.30 alle 18.00. Per lui studiare è stata una
conquista. Afghano, è arrivato nel campo profughi di Malakasa con la sua
famiglia circa un anno e mezzo fa. È tra i 2.500 bambini rifugiati, che vivono
in centri di accoglienza e che hanno iniziato a studiare nelle scuole greche.
“Sono andato a scuola per tre mesi. È molto importante studiare, è importante
per il mio futuro”, ci racconta Abbas.
Abbas e gli altri studenti
rifugiati sono stati inseriti in 93 scuole della Grecia grazie a un progetto
finanziato dal Dipartimento Aiuti Umanitari dell’Unione europea e attuato
dall’Organizzazione internazionale per le Migrazioni dell’ONU. Il progetto è
partito a ottobre con 5 campi e ora ne conta 32. Iannis Baveas, Coordinatore
del progetto, fa notare che prima del lancio del programma, i bambini non
partecipavano ad alcuna forma di educazione formale. “Prima seguivano solo
programmi di istruzione non formale all’interno dei campi. E’ molto importante
per loro andare a scuola perché l’istruzione non è un privilegio, ma un diritto
umano fondamentale”.
In tutta la Grecia 73 pullman ogni
pomeriggio partono dai campi per trasportare i ragazzini verso le scuole
selezionate. Queste si trovano fino a una ventina di chilometri di distanza.
Abbas impiega circa 15 minuti per arrivare nella scuola elementare Avlona, dove
sono iscritti 20 studenti rifugiati oltre ai 235 greci. “Molti di questi
bambini non sono mai stati a scuola nei loro paesi di origine. Questo significa
che non sapevano neanche le regole di base di come comportarsi nella classe”,
ci racconta uno dei professori, Giannis Stefanidis della scuola elementare di
Avlona. “In due mesi e mezzo di lezioni, hanno imparato circa 300 parole. Penso
che sia abbastanza, ma quello che è davvero importante è che hanno sorrisi
enormi sui loro volti”, prosegue Stefanidis.
La Grecia accoglie nelle scuole i
bambini rifugiati
I bambini rifugiati studiano
greco, inglese, matematica, informatica, arte e ginnastica. Sono arrivati ad
Avlona alla fine di marzo. Qui l’integrazione è partita. Monica Pinna,
euronews: “Questo è uno dei migliori esempi di come la scuola dovrebbe essere
per tutti i bambini. Ad oggi non è ancora noto esattamente quanti bambini
rifugiati siano tagliati al di fuori dell’istruzione formale”.
Questo progetto ha coinvolto circa
l’80% dei bambini rifugiati dei campi greci. Quelli residenti nelle città
dovrebbero già frequentare le scuole del mattino assieme agli studenti greci.
Ma stime precise non sono facili a causa dell’alta mobilità dei migranti e
richiedenti asilo. Questa è stata anche una delle difficoltà maggiori nel
portare i ragazzi a scuola. “E’ stata una lotta spiegare a molte famiglie che
progettano di spostarsi in un altro paese, quanto importante sia andare a
scuola per i bambini, Yorgos Kapranis, del progetto europeo sugli Aiuti
Umanitari.
euronews: “Quindi quali sono gli
obiettivi della Commissione europea?” Secondo Yorgos Kapranis questo progetto è
temporaneo perché questi campi profughi non sono fatti per rimanere. “Sono
centri di alloggio temporanei. Le famiglie si stanno già spostando dai campi.
L’Unione europea sta finanziando appartamenti in città per i rifugiati e lì i
bambini vanno già a scuola al mattino. Quindi questo programma prepara i
ragazzi a integrarsi meglio nel sistema nazionale”.
Il papà di Abbas spera di
spostarsi in Svizzera ed è contento che i suoi figli vadano a scuola in Grecia.
Durante la sua precedente permanenza in Iran, uno dei problemi principali era
proprio la scolarizzazione. “Spero che possa continuare a frequentare le scuola
ufficiale perché gli piace. Sono ottimista per il suo futuro. Speriamo che
possa raggiungere i suoi obiettivi. Una delle ragioni per cui siamo emigrati
era proprio per dare un’istruzione ai nostri figli”, ci dice Mohammad Ibrahim
Noori.
Il ministero dell’Educazione ha
assicurato che a settembre le scuole pubbliche riapriranno alla mattina anche
per i bambini rifugiati sia dei campi profughi, sia delle città.
Il video qui:
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