L'Europa ha accordato un nuovo prestito ad Atene per 8,5
miliardi euro. Ma resta da sciogliere il nodo del debito.
Gli 8,5 miliardi accordati da Bruxelles ad Atene sono
serviti a rimborsare vecchi prestiti in scadenza che la Grecia aveva con la
Banca Centrale Europea, con il Fondo
Monetario Internazionale (Fmi) e in misura minore con i privati. Dunque, ancora
una volta, si estinguono vecchi prestiti sottoscrivendo nuovi prestiti. Quando
finirà questo modus operandi? Difficile dirlo anche se c'è una data importante
all'orizzonte. Nell'agosto del 2018, dovrebbe finalmente terminare il terzo
piano di salvataggio della repubblica Ellenica e si dovrebbe arrivare a una
conclusione su cosa fare del gigantesco debito greco.
Piano di Riforme
Per avere i soldi dall'Europa e dall'Fmi, il premier
greco Alexis Tsipras ha dovuto mettere in agenda un piano di riforme (circa 140
in tutto) che in sostanza sono basate sul rigore di bilancio, nonostante i
proclami anti-austerity del primo ministro. Del resto, le alternative che
Tsipras ha di fronte a sé non sono molte. Nel luglio 2015, il premier ellenico tentò
di forzare la mano nelle trattative con l'Europa rifiutando le imposizioni di
Bruxelles. Il risultato fu la chiusura per qualche giorno del sistema bancario
nazionale, la fuga di 45 miliardi di euro di capitali e la firma di un accordo
che, alla fine, era improntato al massimo rigore benché i Greci si fossero
espressi in senso contrario pochi giorni prima, con un apposito referendum.
Il debito di Atene
Non a caso, lo stesso Tsipras, leader della sinistra che
fa capo al partito di Syriza, oggi è il bersaglio di scioperi e manifestazioni
popolari anti-austerity che ancora riempiono le piazze delle città elleniche.
La fine di tutti i problemi per la Grecia, insomma, appare ancora lontana. E
per diversi osservatori lo sarà finché non verrà sciolto un nodo cruciale,
quello del debito pubblico nazionale, che ammonta al 180% del pil. Una recente
analisi degli economisti Jeromin
Zettelmeyer, Erike Kreplin e Ugo Panizza (citata da Nicola Borri su
Lavoce.info) ha messo in evidenza come Atene, con il suo indebitamento monstre
sulle spalle, abbia ancora di fatto un cappio al collo. Oggi, grazie a una
ristrutturazione del debito effettuata negli anni scorsi, la Grecia spende per
interessi passivi una quota relativamente bassa, inferiore al 4% in rapporto al
pil e più o meno equivalente a quella
dell'Italia.
Tuttavia, secondo i tre economisti, fino a che
l'esposizione finanziaria sarà così alta, Atene avrà sempre bisogno di una mano
dall'esterno per onorare entro le date prestabilite tutti gli impegni di spesa
presi. E la Grecia sarà sempre un paese vulnerabile perché da un momento
all'altro, come è avvenuto negli anni scorsi, potrebbe essere punita di nuovo
dai mercati e non riuscire più a emettere nuovi titoli di stato se non a tassi
elevatissimi, visto il rischio-paese che incorporano.
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