Un articolo di Politico riporta la
situazione della Grecia, alle prese con l’ennesimo capitolo del suo salvataggio
fatto di tagli, sudore, sangue e concessioni ai creditori. Quando al ministro
degli esteri polacco è stata chiesta la ragione della sua riluttanza ad aderire
all’euro, la sua risposta è stata semplice: non vogliamo fare la fine della
Grecia, che grazie all’euro è diventata una colonia tedesca.
Da giorni ormai, il leader greco
sta attaccato al telefono per cercare di ottenere le migliori possibili
condizioni per il suo Paese, in vista dell’ultimo capitolo dell’infinito ciclo
di salvataggi. Per ora, i suoi sforzi gli sono valsi più sberleffi che rispetto
– specialmente in Germania.
“Lui continua a chiamare, e il
cancelliere continua a ripetergli:
‘Alexis, questa faccenda devono deciderla i ministri delle finanze’”, ha
dichiarato il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble martedì, riferendosi
ai tentativi del Primo Ministro ellenico di portare Angela Merkel dalla sua
parte.
Giovedì i ministri delle finanze
dell’eurozona avranno un incontro in Lussemburgo per decidere se concedere
altri 7 miliardi di euro di aiuti alla Grecia. Nessuno mette in dubbio che
Atene avrà questi soldi. Schäuble martedì l’ha praticamente promesso. Ma
Tsipras vuole qualcosa di ancora più prezioso: una riduzione del debito.
Nessun economista degno di questo
nome crede davvero che la Grecia sarà mai in grado di uscir fuori dai 300
miliardi di debito che la opprimono senza una significativa riduzione del
debito da parte dei suoi creditori. Ciò significa convincere la Germania, il
maggior creditore.
Per gran parte del decennio di
depressione della Grecia, il paese è rimasto in ostaggio della sua politica
interna. Ora, è ostaggio della politica interna tedesca.
Berlino, che a lungo si è opposta
al taglio del debito, si rifiuta di capitolare. Il prossimo Settembre ci
saranno le elezioni generali in Germania, e di conseguenza la Merkel e Schäuble
fino a quel momento non ammorbidiranno la loro posizione. Il salvataggio della
Grecia è un argomento politicamente tossico in Germania, e qualsiasi accordo
che preveda un taglio del debito verrebbe visto internamente come un’ammissione
che lo sforzo per salvare la Grecia è fallito – a spese dei contribuenti
tedeschi.
Nel corso degli anni, la Germania
ha accettato silenziosamente forme più nascoste di taglio del debito, come
l’estensione delle scadenze del debito greco e la riduzione dei tassi di
interesse. Ma un taglio vero e proprio, come chiede il Fondo Monetario
Internazionale, sarebbe inaccettabile. Quantomeno fino al giorno delle
elezioni.
Sfortunatamente per Tsipras, c’è
poco che lui possa fare. Una delle principali ragioni per cui desidera il
taglio del debito è che questo consentirebbe alla BCE di includere la Grecia
nel suo programma di acquisto di titoli di stato, noto come QE.
Questo aiuterebbe molto ad
accrescere la fiducia degli investitori nella stabilità greca. Ma la Grecia non
può essere inclusa nel programma finché il peso del suo debito è ritenuto
insostenibile. E dato che il QE della BCE dovrebbe presto cessare, la Grecia
potrebbe non vederne mai i benefici.
Tsipras potrebbe tentare di non
raggiungere un accordo questa settimana, portando la questione la prossima
settimana sul tavolo del summit dei leader Europei a Bruxelles. Ma non farebbe
nessuna differenza.
La verità è che l’Europa non
ascolta più la Grecia da molto tempo.
Sono finiti i tempi in cui le voci
di “Grexit” rendevano nervosi gli operatori finanziari. Oggi, menzionare la
Grecia al massimo può suscitare uno sguardo vitreo, oppure uno sbadiglio. Il debito
del paese ormai è fuori dal mercato del credito, è nei depositi della BCE e dei
Ministeri del Tesoro europei, pertanto Atene non può più minacciare il sistema
finanziario globale.
Tsipras non ha capito questa
dinamica finché lui e la sua coalizione di sinistra non sono stati eletti,
all’inizio del 2015. Syriza ha vinto promettendo di invertire la maggior parte
dell’austerità che i creditori avevano imposto alla Grecia negli anni.
Rincuorato dalla vittoria, Tsipras ha tenuto un referendum per chiedere agli
elettori se il governo dovesse accettare i termini del salvataggio negoziati
dal suo predecessore. La risposta degli elettori è stata chiara: Oxi, no.
A questo punto, è intervenuta la
realtà. Messo di fronte alla prospettiva del collasso del sistema bancario
greco, dell’uscita dall’eurozona e di un futuro ancora peggiore del presente,
Tsipras e la sua banda di agitatori sinistrorsi sono stati messi in ginocchio.
Yanis Varoufakis, il ministro delle finanze “rockstar” che aveva chiesto di “
puntare il dito contro la Germania” è stato cacciato via.
Da quel momento, Tsipras ha in
larga parte accettato le richieste dei creditori di ulteriori tagli al bilancio
e riforme dell’economia. Berlino e i suoi partner hanno affrontato i suoi
sporadici attacchi con semplice pazienza. Alla fine, sapevano che il leader
greco non avrebbe avuto altra scelta che arrendersi.
Più e più volte, hanno avuto
ragione. Proprio lo scorso mese, Tsipras ha imposto tagli alle pensioni,
qualcosa di inimmaginabile solo poco tempo fa.
Dall’inizio della crisi, parte
della strategia tedesca nell’affrontare la Grecia consisteva nel non rendere il
processo troppo semplice. Anche se i funzionari tedeschi non lo ammetteranno in
pubblico, fare della Grecia un esempio è sempre stata una parte del piano.
Ed ha funzionato. In tutta Europa,
la Grecia è diventata sinonimo di incompetenza economica. I funzionari delle
altre capitali europee si riferiscono ad Atene come al parente ribelle e
impenitente. Nessuno vuole essere come la Grecia.
“La Grecia è di fatto una
colonia”, ha detto il ministero degli esteri polacco Witold Waszczykowski in
un’intervista a POLITICO, spiegando la resistenza del suo paese ad adottare
l’euro. “Non vogliamo ripetere la sua esperienza”.
Nonostante il peso della sua
cattiva reputazione, la Grecia spera di poter ottenere quello che desidera,
alla fine.
Anzitutto, il FMI sta dalla sua
parte da più di un anno: si è rifiutato di partecipare al salvataggio a meno
che non includesse anche un taglio del debito. Il parlamento tedesco ha
approvato nel 2015 il salvataggio ponendo come condizione la partecipazione del
FMI, che secondo i parlamentari era una garanzia che il processo non sarebbe
stato troppo favorevole ad Atene.
Ciò ha portato a una lunga
situazione di stallo. La scorsa settimana, il capo del FMI, Christine Lagarde,
ha proposto un gioco di prestigio che permetterebbe di procedere al
salvataggio. Il FMI si unirebbe formalmente al salvataggio, ma non concederebbe
alcun finanziamento fino a quando gli europei non esplicitano che tipo di
taglio del debito sono disposti ad accettare.
Sempre che questo accada, non
sarebbe prima delle elezioni tedesche. Nel frattempo, Tsipras non ha altra
scelta se non esaudire i desideri dei suoi padroni “coloniali”.
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