Sempre più complicata la partita per le banche venete. Il sottosegretario
all’Economia Pierpaolo Baretta parla di trattativa ancora aperta con la Ue.
Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, eletto in
Veneto, chiede al governo di ricapitalizzare i due istituti senza aspettare il
via libera da Bruxelles.
Sempre più complicata la partita per le banche venete. Il sottosegretario
all’Economia Pierpaolo Baretta parla di trattativa ancora aperta con la Ue.
Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, eletto in
Veneto, chiede al governo di ricapitalizzare i due istituti senza aspettare il
via libera da Bruxelles.
Tanto più che si diffondono i sospetti che, dietro l’intransigenza mostrata
dal commissario Marghrete Vestager ci sarebbe un mandante che viene dalla
Germania. Secondo questa ricostruzione l’obiettivo sarebbe la conquista, a poco
prezzo, del ricco tessuto industriale della regione. La replica, in misura
esponenziale, del copione già visto con gli aeroporti e i telefoni in Grecia.
A delineare questo scenario è il sito Business Insider diretto da Giovanni
Pons, ex penna di punta della redazione economica di Repubblica. È lo stesso
direttore a firmare uno scenario sicuramente poco allineato alle posizioni del
resto del gruppo.
La ricostruzione di Business Insider mette insieme episodi noti, con
testimonianze anonime.
Il quadro che viene fuori è quello di un’offensiva del capitale tedesco
sull’industria del Nord Est. A facilitare la conquista il fatto che, nella gran
parte dei casi, c’è una lunga conoscenza cementata da anni di collaborazione e
di forniture. Il fallimento di Veneto Banca e Popolare Vicenza metterebbe in
crisi non solo il risparmio ma anche la parte produttiva della Regione. Lo ha
ricordato in una intervista al Corriere della Sera l’amministratore delegato
Fabrizio Viola rendendo noto che le due banche hanno impieghi sul territorio
per trenta miliardi. In caso di default dovrebbero richiamare indietro i
finanziamenti creando non pochi problemi al sistema industriale.
A questi elementi si aggiungono altri fatti come l’offensiva attribuita ad
Angela Merkel per ottenere la nomina del super-falco Jens Weidmann, attuale
presidente della Bundesbank, al posto di Draghi alla Bce.
Ma fin qui siamo in presenza di fatti noti. Meno ufficiali le manovre di
palazzo che contribuiscono a indebolire la posizione dell’Italia. Intanto
l’avvicinarsi delle elezioni che rende problematica l’interlocuzione con la
Vestager. Come la mettiamo se il prossimo ministro dell’Economia fosse
espressione dei grillini? Che garanzie avrebbero a Bruxelles sulla validità
futura degli eventuali accordi di oggi? La trattativa con Mps è durata cinque
mesi e non si è ancora conclusa. La situazione delle due venete è molto più
delicata e probabilmente serviranno i tempi supplemetari. Non è detto, però,
che Padoan, in autunno, sia ancora in via XX Settembre. Anzi le voci ricorrenti
lo escludono. Il ministro, a quanto pare, vuole tornare all’Ocse. Possibilmente
come segretario generale al posto di Angel Gurria in carica da undici anni.
A questo si aggiungono altre considerazioni. Per esempio il fatto che Mps è
una banca sistemica e quindi troppo grande per fallire. Invece Veneto Banca e
Popolare di Vicenza hanno rilevanza territoriale. Certo a giocare con la
stabilità delle banche c’è sempre da farsi male perchè si tocca dinamite.
Tuttavia le due banche venete possono diventare la Caporetto (e non solo per
consonanza localistica) del credito in Italia. Le cavie per dimostrare che le
regole vanno rispettate. L’effetto collaterale sarebbe l’invasione dei tedeschi
nel Nord Est. E a ottobre sono cento anni da Caporetto.
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