Nelle stesse ore in cui alcuni esponenti del governo si
sono precipitati in elicottero a Lesbos, i cooperanti italiani stavano
lavorando fianco a fianco con quelli ellenici
Si è mobilitata anche Caritas Italia che fa base ad Atene
per i gravi danni provocati dalle quattro scosse di terremoto nell’Egeo
nord-orientale. Nelle stesse ore in cui alcuni esponenti del governo si sono
precipitati in elicottero a Lesbos, tra cui il viceministro dell’interno Nikos
Toskas, il Segretario Generale della Protezione Civile Yannis Kapakis, il
Presidente dell’Organizzazione per la pianificazione dei terremoti (OASP)
Efthimis Lekkas, (non il premier Alexis Tsipras perché impegnato in un
bilaterale ad Atene con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire) i
cooperanti italiani stavano lavorando fianco a fianco con quelli ellenici.
Il tecnico Lekkas ha osservato che “il terremoto non è
dalla faglia anatolica – ha dichiarato intervistato da Skai – E’ stato un
terremoto improvviso, non ce lo aspettavamo”. Secondo il sindaco di Lesbo,
Spiro Galeno “l’isola è come paesaggio bombardato”, ha detto mentre
accompagnava i rappresentanti del governo nei sopralluoghi. Meno conseguenze
sulla sponda turca: secondo il Console Generale Greco a Izmir, Argyros
Papoulia, nonostante il forte terremoto, ci sono danni solo materiali.
“Il pensiero e il nostro interesse in questo momento sono
per gli abitanti delle zone colpite dal terremoto – ha scritto su twitter
Tsipras – La necessità primaria adesso è la sicurezza dei cittadini.
L’inventario dei danni sarà la nostra preoccupazione immediata assieme al loro
recupero”. L’opposizione di Nea Dimokratia annuncia l’invio sull’isola di una
delegazione parlamentare per portare solidarietà agli isolani, mentre il leader
del partito Kyriakos Mitsotakis ha twittato: “Siamo vicini ai cittadini di
Lesbo”.
Al momento risulta che una buona metà del villaggio di
Vrissa (abitato da circa 700 persone) è distrutto: per questo il Comune di
Lesbo, dopo averne ordinato l’evacuazione, sta mettendo a disposizione camere
in alberghi e appartamenti nella zona turistica di Vatera al fine di accogliere
i terremotati rimasti senza casa. Gli altri saranno allocati in tende di
fortuna e proprio in questi campi improvvisati, approntati dall’Esercito,
l’esperienza degli italiani potrà rivelarsi preziosa.
Oltre all’Esercito è operativa sull’isola anche la
Marina, dal momento che nel porto di Plomari il fondo non si vede più, a causa
del copioso fango che si è creato e nel porticciolo inoltre, secondo le
testimonianze di alcuni pescatori locali, dopo il terremoto si è creato un
piccolo tsunami con alcune barche che sono state scaraventate sulla terra
ferma. Lievi danni anche nella captale Mitilini, con crolli tra gli edifici del
centro storico, tra questi e lo storico palazzo del municipio.
Il sisma da 6,2 gradi Richter non è paragonabile per
intensità a quello gravissimo fatto registrare nello Ionio nel 1953 (da 7)
quando vennero rase al suolo le isole di Cefalonia, Itaca e Zante (con 470
morti e 2.500 feriti) ma ha comunque provocato ingenti danni. Anche in
quell’occasione la Grecia versava in condizioni difficili, post secondo
conflitto mondiale e in piena guerra civile. Oggi Lesbo, oltre al sisma, ha
sulla pelle i segni del grande sforzo compiuto per l’accoglienza dei migranti,
con l’altra faccia della medaglia rappresentata dal crollo delle prenotazioni
turistiche e da altra austerità in arrivo dopo il voto del Parlamento di Atene
che ha deciso nuove tasse e il quinto taglio alle pensioni in sei anni.
Tra l’altro poche attimi prima del sisma un altro salvataggio
era stato compiuto dalla Guardia Costiera che aveva individuato e condotto in
porto un gommone con 56 migranti, giunti sulle coste dell’isola.
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