"Non
serve studiare economia per capire che se hai soldi spendi, se non li hai non
li spendi. La gente non ce la fa più. Quanto vediamo ci conferma che
l’austerità non paga”. È quanto denuncia Maria Koutatzi, responsabile del
settore politiche sociali di Caritas Grecia, in un’intervista all'agenzia Sir
sulla crisi attraversata della Grecia che, dopo 7 anni, non accenna a placarsi.
Triplicato
il numero dei senza lavoro, ridotto di un quarto il potere di acquisto
Dai dati
raccolti in 7 delle 11 diocesi greche, in coordinamento con l’Ufficio studi di
Caritas Italiana, emerge che l’entità degli stipendi medi è passata da 22.729
euro nel 2009 a 18.411 euro nel 2014 mentre il numero dei senza lavoro è
passato da 402mila nell’ultimo trimestre del 2008 a 1.175.000 nell’ultimo
trimestre del 2015. Tra il 2010 e il 2014 il potere di acquisto del livello
minimo salariale previsto per legge è diminuito del 24,9% per i lavoratori
adulti e del 34,5% per i giovani fino a 25 anni. Contestualmente è salita al
21,2% la percentuale di lavoratori a rischio povertà.
In
aumento i poveri che si rivolgono alla Caritas
Non è un
caso se il problema-bisogno più frequente degli utenti della Caritas in Grecia
è stato proprio quello della povertà economica (80,2% del totale), seguito dai
problemi di lavoro (60,9%). Per Koutatzi, quella attraversata dalla Grecia “è
una fase molto buia della crisi”. “Siamo un Paese vulnerabile sul quale nessun
investitore vuole puntare”, aggiunge, rilevando che “la popolazione continua a
soffrire sempre di più a causa della recessione”. “Gli stipendi sono tutti
ridotti al minimo e spesso non ci sono tutele per i lavoratori, molti dei quali
sono in nero”, spiega Koutatzi, e gli anziani “cercano di sopravvivere
nonostante i tagli alle pensioni che hanno raggiunto anche il 50-60%”.
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