Il tempo, per il
governo greco, sta per scadere. Il paese ellenico, di nuovo alle prese con una
gravissima crisi debitoria, potrebbe essere tra pochi giorni costretto ad
uscire dal blocco europeo, in assenza di un accordo tra Atene e i suoi
creditori, da raggiungersi obbligatoriamente entro le prossime due settimane.
La gravità della
situazione è tutta racchiusa nelle parole di Benoit Coeure, membro del board
della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , il quale ha dichiarato che un
accordo è disperatamente necessario se si vuole ricostruire la credibilità e la
fiducia internazionale nel futuro dell'Eurozona.
Nonostante gli
ultimi mesi siano trascorsi tra contestazioni e trattative sulla ricostruzione
del debito greco e sulle riforme di austerità richieste da Bruxelles al governo
ateniese, i paesi dell'area euro e il Fondo monetario internazionale non sono
stati in grado di raggiungere un accordo per dare il via libera all'ennesimo
piano di salvataggio finanziario della Grecia.
Il paese,
affossato dall'enorme montagna di debito pubblico, ha bisogno urgente di 6
miliardi di dollari per poter rimborsare i suoi creditori nel prossimo mese di
luglio.
Coeure ha
dichiarato che: "Le discussioni sono in corso, ma a mio avviso è
importante che venga raggiunto un accordo in occasione della riunione
dell'Eurogruppo il prossimo15 giugno. Essere oggi sufficientemente chiari sulle
misure - ha proseguito Coeure - contribuirebbe a fronteggiare molti degli
effetti benefici, in particolare la ricostruzione della fiducia sia della
comunità internazionale che interna, nella capacità dell'economia greca di
tornare su un cammino di normalità e stabilità".
Il banchiere
francese ha anche aggiunto che solo se queste misure passeranno la BCE potrà
considerare l'inclusione del debito greco nel suo programma di acquisto di
asset da 2,3 trilioni di euro. In caso contrario, per Atene sarebbe
l'isolamento finanziario.
Il prossimo 15
giugno, i ministri finanziari dell'area euro e il Fondo Monetario si siederanno
di nuovo attorno ad un tavolo e cercheranno di raggiungere un accordo in extremis.
Potrebbe essere quella l'ultima occasione per entrambe le parti per evitare un
altro "panico da Grexit", già vissuto nella precedente crisi ellenica
del 2015.
Dal canto suo, il
Fondo Monetario ha già dichiarato che si rifiuterà di partecipare al
salvataggio di Atene a meno che una parte del debito greco non venga
rinegoziato.
Purtroppo per
Atene, però, la zona euro è attualmente affidata alla guida tedesca, impersonificata
come meglio non si potrebbe dal ministro delle finanze Wolfgang Schauble, il
falco dell'austerità, il quale è fondamentalmente contrario a qualsiasi
proposta di ristrutturazione e vuole, invece, recuperare tutto il denaro
prestato. Il blocco europeo, tuttavia, sa di non potersi permettere di andare
avanti con il programma di salvataggio senza il supporto finanziario del Fondo.
Concedendo alla Grecia un po' di credito politico, il commissario europeo per
gli affari economici e monetari Pierre Moscovici ha affermato di voler fare di
tutto per concludere al più presto la revisione del piano di salvataggio greco.
"Continueremo
in nome della Commissione a sostenere che tutti i giocatori agiscano in modo
responsabile, tenendo in considerazione la situazione in cui versano 11 milioni
di greci", ha dichiarato Moscovici in una videointervista.
La guerra di
posizioni, insomma, prosegue e proseguirà fino al prossimo 15 giugno. Nel
(Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo le casse di Atene sono quasi arrivate agli
sgoccioli.
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