Mentre la Grecia prova a uscire dalla crisi, i
due protagonisti dei negoziati si sfidano a mezzo stampa. Il premier ellenico:
"Il mio errore? Nominare persone ai posti sbagliati, i piani di Varoufakis
erano vaghi e inefficaci". L'ex ministro delle finanze: "Incoerente.
Il piano per la moneta parallela era il piano del nostro governo". E il
"radicale" Lafazanis riparla del soccorso russo e venezuelano...
di ETTORE LIVINI
MILANO - La Grecia prova a uscire dalla crisi
ma tra i due grandi protagonisti dell'ultimo pezzo del cammino del paese -
Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis - volano gli stracci. Il fuoco covava sotto
la cenere da tempo: l'ex ministro delle Finanze non ha mai digerito il
siluramento e l'ok del premier all'austerity dopo al vittoria del
"no" al referendum del 2015 contro le misure lacrime e sangue imposte
dalla Troika. Tsipras ha subito per mesi senza fiatare il cannoneggiamento
dell'ex collega contro le scelte dell'esecutivo. E ora che sta raccogliendo i
primi timidi risultati della sua scelta, ha deciso di togliersi qualche
sassolino dalla scarpa.
A dar fuoco alle polveri di questa guerra
ideologica e di ego è stata l'intervista del primo ministro a The Guardian:
"Negli ultimi anni ho fatto molti errori"; ha ammesso confidandosi
con il quotidiiano inglese. Quali? Il principale "è stato nominare certe
persone in posti chiave". Visto che l'unica persona che non sta piu al suo
fianco oggi è Varoufakis, chiudere il sillogismo è stato semplice: "Yanis
andava bene quando si trattava di andare in collisione con la Ue - ha aggiunto
sibillino Tsipras -. Ma il suo piano B preprato per il post referendum con la
moneta parallela era così vago che non l'abbiamo nemmeno discusso. Era
semplicemente fragile e inefficace".
Apriti cielo. Varoufakis, impegnato in queste
ore in una campagna per il lancio del suo nuovo libro, ha trasformato l'affondo
in un trampolino mediatico, rispondendo per le rime. "Alexis è incoerente
- ha detto - Quel piano lo conosceva perchè gliel'ho presentato prima delle
elezioni del 2015 e faceva parte del programma del governo". Come dire che
è stato il suo ex sodale a fare marcia indietro all'ultimo momento tradendo il
volere degli elettori al referendum e legando mani e piedi la Grecia
all'austerità. Poi, tanto per mettere benzina sul fuoco, ha etichettato come un
fallimento il ritorno di Atene sul mercato dei titoli di stato, uno dei fiori
all'occhiello del premier nella campagna per convincere i suoi concittadini che
la crisi è alle spalle. "E' solo il primo passo verso il nuovo dramma che
aspetta la nazione - ha commentato toccandola piano - Tsipras ha fatto
esattamente quello che aveva fatto il suo predecessore nel 2014".
Tradotto: ha copiato il premier di centrodestra Antonis Samaras che ha emesso
un bond gonfiandosi il petto appena prima che la situazione tracollasse.
"Yanis sta riscrivendo la storia a modo
suo", ha provato a minimizzare Tsipras. Non è il solo. Panagiotis
Lafazanis, un altro dei protagonisti di quella caldissima estate 2015 - allora
ministro all'Energia e leader dell'ala radicale di Syriza e oggi segretario dei
fuoriusciti di Alleanza Popolare - è uscito in queste ore allo scoperto
raccontando che in quei giorni aveva contrattato un prestito miliardario dalla
Russia come anticipo sula costruzione di un gasdotto in Grecia e la fornitura
di petrolio venezuelano per poter portare Atene fuori dall'euro. I suoi piani, secondo le
cronache, prevedevano pure un assalto alla zecca
e la nazionalizzazione della Banca di Grecia e del suo oro. L'opposizione di centrodestra di Nea
Demokratia, viste le novità emerse su quei convulsi avvenimenti di due anni fa,
ha chiesto un'indagine parlamentare. Ma il Parlamento ha respinto la richiesta.
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