Privatizzazioni, tasse elevatissime e il taglio di pensioni e salari: questo il prezzo che la Grecia sta pagando per aver accettato i prestiti al fine di rimanere nella Eurozona. I cittadini pagano a caro prezzo gli errori dei loro leader.
E’ una scena
comune nelle strade della Grecia, perfino negli ex quartieri alti: anziani, e
non solo, che rovistano la spazzatura in cerca di avanzi di cibo. I mendicanti
ormai si vedono ovunque ad Atene. Sempre più giovani greci emigrano,
contribuendo alla “fuga di cervelli” che dall’inizio della crisi ha raggiunto
quota 500.000 persone. Nel mio quartiere di Atene molte automobili sono
parcheggiate ai lati e sono diventate le case di molte persone che hanno perso
tutto. Dappertutto di vedono automobili e motociclette abbandonate. In un
universo parallelo, la coalizione di governo composta dal partito di estrema
sinistra SYRIZA e dal partito patriottico Greci Indipendenti sta festeggiando:
la Grecia è stata di nuovo salvata. Nell’ultimo accordo raggiunto al summit
dell’Eurogruppo è stata prestata -non regalata- alla Grecia un’ultima tranche
da 8.6 miliardi di Euro. Bisogna festeggiare!
Oppure no?
Di questi 8.6 miliardi, 7.7 saranno sborsati immediatamente, e di questi 6.9
verranno girati ai creditori della Grecia: la Banca Centrale Europea, il Fondo
Monetario Internazionale e i detentori di titoli di Stato. In cambio di questi
soldi, che torneranno subito nelle stesse mani dalle quali sono partiti, il
governo greco ha accettato di ottenere un avanzo primario pari al 3.5% del suo
PIL ogni anno fino al 2023, e da lì in poi di mantenere un avanzo primario del
2% annuo fino al 2060. Fino al 2023, il governo greco ha accettato di pagare 27
miliardi di Euro (pari al 15% del PIL greco) per risanare il debito; e dal 2023
fino al 2060 di aumentare questa cifra a 36 miliardi all’anno. Giusto per
chiarirci: cosa significa avanzo primario? Significa che lo stato spende meno
di quanto guadagna. Anche se a prima vista sembra una mossa prudente per il
governo greco, in altri termini significa che in un’economia allo sbando lo
Stato taglierà sempre più investimenti, servizi sociali, salari, pensioni e
altri servizi. Per dare una prospettiva
della cosa, il FMI considera un avanzo primario del 1.5% un “obiettivo
realistico”; mentre la Banca Centrale della Grecia, della quale il 92% degli
azionisti è ignoto, considera “realistico” il 2% all’anno. In uno studio degli
economisti Barry Eichengreen e Ugo Panizza, nel quale sono state esaminate le
performance economiche di 235 paesi, è evidenziato come solo in 36 casi una
nazione sia riuscita a mantenere un avanzo primario del 3% per un periodo di 5
anni; e solo 17 nazioni sono riuscite a mantenere un avanzo primario del 3% per
un periodo di 8 anni. La Germania, spesso elogiata per il suo rigore fiscale,
non è tra queste nazioni. Per il governo greco c’è da festeggiare. Il Primo
Ministro Alexis Tsipras ha annunciato pubblicamente che “abbiamo avuto quello
che volevamo” dall’accordo. Il giornale Avgi, organo ufficiale di SYRIZA, ha
annunciato per l’ennesima volta che la Grecia “sta per uscire dalla crisi”. A
febbraio, il governo di SYRIZA ha raggiunto un altro accordo con i finanziatori
per concedere altri fondi “di salvataggio” già promesse alla Grecia da
precedenti accordi. In questo accordo, il governo ha dichiarato che “nemmeno un
euro” della nuova austerità sarà sprecato, in quanto tutte le misure di
austerità e tagli saranno bilanciate da contromisure in altri campi,
eufemisticamente chiamati “bilancio fiscale neutrale” e “interventi fiscali a
costo zero”. Queste dichiarazioni di “interventi fiscali a costo zero” e la
“fine dell’austerità” sono state pronunciate nel momento esatto in cui sono
state svelate le nuove misure di austerità: 14.2 miliardi di euro di tagli.
Questi tagli includono una riduzione del 18% delle pensioni, tagli ai salari,
aumenti delle tasse, tagli alla sanità, riduzione del 50% dei sussidi sul
gasolio per riscaldamento -in un paese dove la maggior parte dei condomini non
può più permettersi il gasolio per le caldaie e ha dovuto convertirsi ai camini
o le stufe a legna-, e un aumento generale delle tasse sui redditi. In cambio,
le “contromisure” che saranno avviate a partire dal 2019 avranno luogo solo se
la Grecia raggiunge gli “obiettivi fiscali”. Il governo greco insiste sul fatto
che l’aumento delle tasse aiuterà, nonostante tutte le prove dimostrino il
contrario. I profitti sull’IVA erano pari a 16.3 miliardi di Euro quando l’IVA
era al 19%; sono calati a 14.4 miliardi quando l’IVA è salita al 21%, e ora che
è al 23% sono calati ancora fino a 13.7 miliardi. Oggigiorno l’IVA per la
maggior parte dei beni e servizi è salita al 24%. L’antipaticissima tassa sulla
casa, che in campagna elettorale SYRIZA aveva etichettato come
“anticostituzionale”, rimarrà fino al 2031.
Un anno fa,
nel giugno 2016, il governo ha ratificato un documento di 7500 pagine -senza
che alcun dibattito avesse luogo- dove si stabiliva che la proprietà di TUTTI i
beni pubblici statali (dalle risorse idriche alle spiagge) passava a un fondo
controllato dal Meccanismo Europeo di Stabilità per i prossimi 99 anni. Lo
stesso documento riduceva i poteri del parlamento annullando la possibilità di
mettere mano al budget della nazione o modificare le tasse, e imponeva tagli
automatici da attuare se gli obiettivi non fossero stati raggiunti. Ad alcuni
esperti stranieri che lavoravano all’attuazione delle misure di austerità e
alle privatizzazioni in Grecia è stata garantita immunità legale. Se tutto
questo vi sembra esagerato, basta considerare la dichiarazione di Pierre Moscovici
secondo il quale “ora l’Europa decide il destino dei greci”.
(Da
MintPressNews – traduzione di Federico Bezzi)
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