Nikos Sikloglou,
ematologo, è nato 66 anni fa in Grecia in un villaggio sull’Olimpo. In sei anni
e partendo da zero è riuscito a studiare medicina contemporaneamente alla
Sapienza, alla Cornell di New York e alla Harvard Medical School di Boston. In
questa ultima ha scoperto i Neociti da ricercatore per poi specializzarsi in
Ematologia. I Neociti erano la miglior terapia trasfusionale della talassemia.
Ma lui ha scoperto che la
miglior proposta era eliminare la talassemia dalla faccia della Grecia, come
era stato fatto dal gruppo di David Nathan a Boston. Errore fatale, per lui,
nel tentativo di rendere inevitabile l’impossibile nella sua amata Ellade. Gli
costò il cambio professionale al culmine della sua ascesa in campo ematologico.
È proprio così. Ha raccontato la sua incredibile storia nel libro “Sogni su
misura – come rendere inevitabile l’impossibile” (edito da Toxoths Int.) con la
prefazione di Luciano De Crescenzo, presentato al Sistina di Roma davanti a
mille persone.
Partiamo dall’omega della
sua storia. Un’accademia Olimpica di Studi Classici da fondare in Grecia, a partire
dalla montagna sacra dell’Olimpo e con una sede nella sua fisiologica protesi:
la Magna Grecia, dove si incontrano le civiltà elleniche e romane. Come nasce
questa idea?
La Grecia e l’Italia sono,
nel mondo, gli unici Paesi che possono essere considerati oggi teatro naturale
di una scuola-campus. Erano scuole e lo diventeranno di nuovo. Ve li immaginate
gli studenti di cinque continenti frequentare i luoghi dove è nata la mitologia
e la filosofia per qualche semestre? Entrare in simbiosi nella terra che ospitò
il tempio di Apollo a Delfi,osservare Leonida a compattare i Persiani nelle
Termopili, vedere la linea di partenza dello stadio di Olimpia, il primo atleta
di Olimpia, vedere Arianna che attendeva l’uscita di Teseo dopo aver ucciso il
Minotauro a Cnosso, incontrare gli atleti più ammirati di Crotone, fare due
chiacchiere con Archimede in Sicilia, recitare nei teatri di Siracusa, di
Taormina e di Seggesta facendo un salto nella valle dei Templi e tanto ancora.
Non serve inventare quei luoghi straordinari, esistono e possono ospitare chi
desidera vivere il passato oggi. Il nostro tesoro è nascosto nel nostro
passato, visto con gli occhi degli antichi maestri di vita.
Destino, fato o cosa?
Dovevo lasciare l’Ellade
in preda dei barbari per riconoscere il suo vero immenso valore. Non è un caso
che sia stata l’Italia a compiere questo miracolo. L’Italia, generosa e
gentile, mi ha donato “gli occhiali da vista”, le lenti per vedere in filigrana
questo immenso potenziale che entro tre anni vorrei far fruttare. Perché tutto
questo ci appartiene e dobbiamo valorizzarlo nel modo più semplice e
significativo anche a chi non potrà mai vedere dove tutto ebbe inizio.
Dove individuare la
protogenia di questo nuovo sogno?
Un mio caro amico, nonché
fondatore della European School of Economics, Stefano D’Anna, che insegnava
economia attraverso la mitologia, sosteneva che il mito potesse essere
applicato alla vita di tutti i giorni, e mi ha dato l’ispirazione. Non credeva
che io facessi il pastore nei pressi dell’Olimpo e mi ha seguito fin lì per
verificare che fosse vero. E insieme avevamo piantato il primo seme nei pressi
del primo Tempio di Apollo dove “i tombaroli” trafugavano dei tesori di immenso
valore verso i musei privati del mondo. E così ho pensato che sarebbe meglio
avere studenti e ricercatori che imparano la mitologia e scavano per trovare il
resto degli reperti archeologici per salvaguardarli dagli amanti delle opere
antiche. Ma ancora prima alla Cornell di New York, grazie al Chairman di
Farmacologia nel 1977, il dr. Riker, ho compreso le mille potenzialità della
nostra cultura. In un momento in cui l’Europa parla solo di crisi finanziaria e
di crisi dei migranti, credo sia fondamentale ricominciare dalla formazione per
non consentire altre sfioriture soprattutto nei nostri giovani: spesso
sbandati, senza il perimetro di una meta e non dotati di quel bagaglio
imprescindibile per inseguire le loro aspirazioni e i loro sogni su misura.
Questa la vera salvezza di chi è perduto nei propri labirinti e di chi vuole
uscire indenne dalle sabbie mobili dove il canto silenzioso delle Sirene
immobilizza i deboli e quelli che non hanno una mėta nobile da raggiungere.
Con quali prospettive?
Nell’antica Grecia, e
senza voler fare della inutile retorica, si provvedeva al nutrimento del corpo
con cibo della mente e con la conoscenza è dell’anima tramite l’ευδαιμονία (il demone buono). La
“paideia” era un pezzo fondamentale dell’istruzione giovanile. Basti pensare
che il mentore di Alessandro Magno fu Aristotele. È memorabile la sua risposta
al Re Filippo che si era lamentato del fatto che non aveva iniziato a insegnare
matematica e fisica a suo figlio dicendoli: “Sto cercando di mettere in moto il
motore spento di Alessandro per aiutarlo a diventare magno”. Oggi si fa
l’errore del Re Filippo perché gli educatori si illudono di insegnare le
materie mentre si rivolgono a motori spenti.
Quale il primo passo?
Serve incantare i giovani
prima con la mitologia, la filosofia e poi passare alle materie singole. Senza
ė fatica sprecata che crea uomini plurilaterali ma infelici che cercano la
felicità è la libertà con il denaro ed il successo. Non si ascoltano mai le
grida di Eraclito che per essere capito diceva che l’asino davanti ad un po’ di
fieno e ad una montagna d’uro sceglierà senza ombra di dubbio il fieno. E noi
ancora stiamo cercando affannosamente di riempire la noia con la materia sola.
Per cui penso ad un bagaglio di conoscenze greco-romane, portato a livello di
master professionale obbligatorio, per tutti, senza esame finale per offrire
una certa via che permetta la rinascita di individui felici. Altrimenti i
nostri giovani chiederanno la strada giusta a chi è intellettualmente cieco, e
si crede saggio affidandoci alla vista miope offerta dagli occhi.
A che punto è il suo
progetto?
Le idee sono state già
sottoposte al governo ellenico per le autorizzazioni del caso. Ma prima ancora
abbiamo convinto le autorità locali a sposare il nostro sogno per renderlo
visibile a tutti. Ci hanno concesso l’uso di migliaia di ettari di terra
intorno al monte Olimpoe di edifici magnifici in disuso per l’imminente
concorso internazionale di Architettura, che ospiteranno le strutture fisiche
dell’Accademia. Uomini speciali che hanno ricevuto molto dalla paideia ellenica
e romana sono in attesa di contribuire con fiumi di mero denaro per procedere.
Non abbiamo voluto accettare il denaro per non fare la fine di chi dice una
cosa nobile e fa un’altra ignobile. Quindi vogliamo fare la cosa più sensata:
informare tutti i Greci e gli Italiani, dentro e fuori dai nostri paesi, a
prendere nota del sogno e poi entrare a discutere l’intero progetto insieme.
Vogliamo arricchirlo grazie a chi avrà da arricchire l’Accademia con cose che a
noi sono sfuggite. Questa scuola appartiene alle future generazioni e non
vogliamo sbagliare nella fretta di mescolare i capitoli.
Nutrimento del corpo e
della mente: lei come si approvvigiona?
Vede, personalmente potrei
sopravvivere benissimo avendo in tavola solo pane francese, la baghette, con la
cipolla di Tropea, feta e pomodori pachino. Non serve molto per nutrire il
corpo. Mi ricordo sempre la mia partenza a 23 anni verso l’ignoto quando
l’ispettore dell’ufficio immigrazione all’aeroporto Jfk di New York mi voleva
convincere che i miei 250 dollari non bastavano per vivere o sopravvivere e gli
risposi che erano più che sufficienti per “ vivere felice” perché stavo
realizzando il mio sogno. Per disperazione mi ha detto che avevo sbagliato
strada ma quando nel giugno del 1980 è stato lui stesso a darmi un caloroso
benvenuto perché avevo raggiunto quell’aeroporto con il Concorde, gli ho
chiesto se fosse ancora convinto della sua opinione, sei anni dopo. Era
sbalordito, perché ignorava che i sogni comprendono tutto e tutte le soluzioni,
denaro incluso. Bisogna sì nutrire il corpo, ma sarebbe deleterio non nutrire
la mente con virtù e conoscenza non dimenticando anche l’anima.
A 66 anni perché, anziché
godersi il frutto del suo straordinario lavoro, vuole imbarcarsi in un’impresa
davvero titanica che ricorda in tutto e per tutto l’Odissea? E’consapevole del
fatto che la sua è una proposta scomoda?
Non a caso ho firmato il
mio libro con lo pseudonimo Dr. Nessuno, per sottolineare l’errore che aveva
commesso il polimeccano e polimetis Ulisse che aveva previsto le mosse di
Polifemo dentro la sua grotta ma poi si era lasciato convincere dal suo
“micro-io” arrogante che lo aveva spinto a rivelare la sua identità al gigante,
pagando le conseguenze a tutti notte. Il paradigma classico è il codice per
decifrare, non solo il mio ulteriore sogno, ma credo la strada che conduce
verso la felicità, e quindi come proteggerla dai cloni di Polifemo con il
trittico corpo, mente, anima. La guerra di Troia è davvero la plastica
raffigurazione della nostra esistenza: agli Achei servivano dieci anni di
assedio per violare le sue mura e conquistarla, gli stessi che servono a noi
per conquistare la nostra mente e farsi servire se non vogliamo essere a suo
servizio. Ad Ulisse servivano altri dieci anni per tornare ad Itaca per unirsi
a Penelope al fine di completare l’opera, perché questo è il tempo richiesto
per unire il corpo e la mente all’anima, rappresentata dalla paziente Penelope.
Come si innesca questo
progetto in un mondo dove la conoscenza vera spesso è sottratta ai più giovani?
Credo sia finito il tempo
di una verità per pochi: l’ho sperimentato sulla mia pelle di studente quando
in Usa potevo incontrare i pazienti e imparare i segreti della diagnostica
clinica sin dal primo anno di medicina, anche se per motivi sbagliati, mentre
alla Sapienza dovevo aspettare di farlo verso la fine degli studi ed oltre,
ottenendo qualche briciola di conoscenza per non violare i terreni proibiti
dell’arte medica. Quelle briciole corrispondevano al poter riconoscere la
malattia prima che fosse tardi, perché la vera arte è questa e non la
conoscenza medica senza poterla applicare incontrando i pazienti. Eraclito
ancora tuona che conoscere tante cose non aiuta a pensare ed io ho scoperto che
non aiuta a fare la diagnosi clinica.
Ad Harvard in sette giorni
ha fatto la scoperta dei Neociti come miglior terapia per la talassemia che il
gruppo di Nathan e Propper inseguiva da un decennio: come ha cambiato la sua
vita quello step?
Rispondo con una domanda:
scegliere il bene personale o pubblico? E’tutto qui il segreto per capire e
decidere. Sono stato dinanzi ad un bivio di questo spessore e ho effettuato le
mie scelte basandomi su questo. Ero e sono ancora un bambino primitivo che ha
scoperto un mondo nuovo e innovativo, da condividere gratis con chi ha bisogno
piuttosto che pensare ai miei interessi. Solo grazie a quel nulla ho potuto
fare una cosa grande. Non so quanti studenti di medicina siano riusciti, nella
loro carriera universitaria, a studiare 12 anni accademici in 6
contemporaneamente, in tre facoltà di indiscusso valore come Cornell, Harvard e
La Sapienza in due continenti diversi senza prima il denaro necessario. Avevo
scoperto come estendere e comprimere il tempo e vivere libero negli spazi
interstiziali della società ermeticamente blindata ai non autorizzati. Perché i
sognatori a tempo pieno lo sono.
Da pastore a ematologo: si
è mai chiesto dopo 40 anni da dove proveniva quello scatto di orgoglio?
Non era orgoglio, ma vergogna.
In greco si chiama dropì, ed è stata la vergogna di non riuscire ad essere
medico che mi ha spinto a lasciare il mio villaggio, trasferirmi a New York e
lavorare in un parcheggio per 40 ore durante i week end, incunearmi come un
intruso in quel mondo accademico per pochi eletti. E lavorare sodo, come non
mai, per poter studiare in modo unico, come da copione, seguendo le indicazioni
del sogno che avevo annunciato ai quattro venti. Non potevo subire il disprezzo
dell’opinione pubblica che riservava ai falliti di stato come me. Sono un
autentico prodotto della cultura della vergogna e non appartengo alla categoria
dei migliori. E questo si sapeva già.
Cosa augura ai giovani di
oggi?
Con il libro che ho
presentato al Teatro Sistina di Roma il 19 giugno scorso, dopo 25 anni di
impegno totale, vorrei indicare quella via certa che permette di vivere una
vita felice seguendo fedelmente il proprio sogno e mai quello di seconda mano,
offerto generosamente dagli altri.
Se non sanno nemmeno da
dove iniziare, troveranno in queste pagine pagine un mondo semplice ma non
facile, inventata per dummies, come me. Certo che se c’è l’ha fatta uno possono
farcela tutti. Chi non ha nulla è molto più avvantaggiato perché per costruire
un sogno nobile e bello devi partire da zero, visto che il sogno è fatto da
tutte le cose che non hai. È straordinario pensare che per costruire un sogno
bisogna scegliere tra le cose in abbondanza nella natura che non esistono ma
bisogna inventarle con il dono del sesto e del settimo senso, così preziose per
tutti i sognatori.
Tra le tante prove quale
quella più decisiva?
Serve superare la prova di
fede buttandosi nel vuoto senza rete di protezione, perché secondo mia nonna
analfabeta solo allora tutte le stelle del cielo si uniranno e offrire il
paracadute per salvarci e condurci là seguendo i luoghi dettati dal sogno.
Quando varcai la porta riservata allo staff della Cornell a New York da
perfetto intruso, mi resi conto che stavo entrando a far parte del club di
coloro che vivono contemporaneamente due vite in assenza di tempo e spazio.
Questo è il regalo più significativo che io possa fare loro. Visto che ci
rivolgiamo agli italiani nel mondo, segnalo che il libro esiste già in forma di
e-book e può esser acquistato in caso di estrema necessità per avere risposte
utili a non perdersi per strada. Esiste sempre una divinità come i vari
Nachman, Siniscalco, Canellos, Emil Frei the III, Duprey e tanti ancora che ci
aspettano, a nostra insaputa. Ma non verranno mai a cercarci nei nostri divani,
comodi e protetti. Sono là fuori, ma per trovarli serve il gps del proprio
sogno.
Fonte: Prima di Tutto Italiani, Luglio 2017
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