L’arrivo di una
delegazione militare straniera in un determinato Paese è di solito il simbolo
di una collaborazione strategica di ampio respiro. L’arrivo di una flotta, in
particolare, rappresenta molto spesso l’idea che lo Stato dove si attracca sia
un vero e proprio porto sicuro, e dunque l’immagine perfetta per rappresentare
un’alleanza politica e militare oppure un’amicizia stabile e anche duratura. Ed
è in questa prospettiva che si può osservare l’arrivo della flotta militare
cinese nel porto del Pireo di domenica scorsa: come l’immagine di
quell’alleanza fra Atene e Pechino che continua a rafforzarsi nel tempo. La
fregata Jingzhou, il cacciatorpediniere Changchun, e l’unità navale di
rifornimento Chaohu, saranno ormeggiate nel maggiore porto della Grecia per una
visita di quattro giorni che ha l’obiettivo, a detta di entrambe le parti,
proprio di dimostrare l’alto grado di collaborazione in ambito politico,
militare, economico e culturale che ormai esiste fra la Grecia e la Cina. Un
rapporto che è stato espresso anche dal comandante del comando navale dell’Egeo
Georgios Agrafiotis, durante la cerimonia per l’arrivo della flotta cinese: “Le
relazioni tra i nostri paesi recentemente hanno raggiunto un livello molto alto
in considerazione della cooperazione commerciale e culturale, e stiamo
guardando avanti verso il meglio.”
Gli ottimi rapporti fra il
governo cinese e il governo greco sono un qualcosa di assolutamente evidente e
che dimostrano la lungimiranza di Pechino nei confronti dell’Europa sfruttando
il suo burrascoso rapporto con Atene. La Grecia ha bisogno d’investimenti, di
capitali e di infrastrutture: tutti elementi che la Cina può e vuole fornire
anche per alimentare il mercato delle sue stesse imprese, esportando il marchio
cinese fuori dall’Asia e soprattutto fuori dalla semplice immagine di
produzione quantitativamente elevata ma scadente.
La Repubblica Popolare
cinese è entrata nel Mediterraneo grazie agli investimenti nel Pireo. Ed ora lo
sta conquistando, anno dopo anno, con enormi investimenti economici nei porti
di tutto il (fu) “Mare nostrum”. Dalla Spagna a Israele, passando per
l’Algeria, l’Italia e la Grecia, la Cina si sta costruendo una cintura di
investimenti marittimi nel Mar Mediterraneo di fondamentale importanza,
costruendo e investendo in porti commerciali che diventeranno gli hub in cui si
concentreranno i flussi commerciali di Pechino diretti verso il grande mercato
europeo. La Grecia, in particolare il porto del Pireo, si è dimostrata, in
questi anni, il fulcro di questi investimenti. Soltanto nell’aprile del 2017,
il volume dei container cinesi nel porto greco è aumentato del 10,8% rispetto
all’anno precedente, e l’obiettivo già palesato dai fondi d’investimento cinesi
è quello di creare una rete che colleghi il proto del Pireo all’Europa centrale
grazie a linea ferroviaria che passi Macedonia, Serbia e Ungheria. Una rete
ferroviaria fondamentale per la Cina, tanto che la Commissione Europea ha
intrapreso un’indagine sull’assegnazione dell’appalto in assenza di gare
pubbliche da parte del governo ungherese.
La crisi dell’economia
europea, l’assenza di capacità di grandi investimenti e i lacci che legano gli
Stati facenti parte dell’Unione Europea ai rigidi parametri imposti da Bruxelles,
stanno inevitabilmente creando un sistema perverso per cui l’unica soluzione
per le entità portuali nazionali è quella di ricercare investitori stranieri.
Gli Stati non possono intervenire e le imprese europee non possono competere,
quanto a numeri, alle imprese cinesi partecipate dai fondi sovrani. La Cina ha
un mercato da conquistare, che è l’Europa, e una quantità infinita di denaro da
poter utilizzare, oltre che molte imprese desiderose di immettersi nel mercato
europeo. Il Mediterraneo non è solo il punto di arrivo di un progetto
infrastrutturale marittimo che colleghi i porti cinesi a quelli europei, ma è
un mare che può diventare il punto di partenza per la conquista di due aree
fondamentali: il Nordafrica e l’Europa. La Grecia, con il Pireo, è un esempio,
ma ne esistono altri, e l’Italia non è esclusa da questa penetrazione cinese.
Una penetrazione che per ora è solo economica, ma che, come dimostrato
dall’arrivo della flotta cinese in Grecia, diventa sempre più forte anche in
termini politici e culturali.
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