I negoziati
procedono a rilento, tra le richieste del Fmi e la scarsa disponibilità dei
tedeschi che non vogliono cedere in vista delle elezioni di casa. Ma a breve
Atene dovrà restituire 6 miliardi di prestiti, e già si annuncia turbolenza.
Le due parti, a
dire il vero, non sono troppo lontane da una soluzione finale: nelle ultime
settimane tutti hanno fatto passi indietro. E l'ultimo vero ostacolo al lieto
fine è oggi il nodo delle pensioni. Il Fondo monetario ha ridimensionato le sue
richieste sul mercato del lavoro: Tsipras ha difeso con successo il tetto (5%)
ai licenziamenti di massa delle imprese e soprattutto ha strappato il diritto a reintrodurre dal 2019 la contrattazione
collettiva, cancellata dalla Troika. A sua volta il leader ellenico ha fatto
concessioni su fisco e privatizzazioni: il livello della soglia esentasse
potrebbe essere ribassata da 8 a 6mila euro e un pezzo del sistema elettrico potrebbe
essere ceduto (tema delicato per gli equilibri di Syriza). Resta il problema
delle pensioni: L'Fmi vuole tagli pari all'1% del pil da legislare subito,
ottenendo anche l'impegno a mantenerli da parte dei partiti di opposizione in
caso di elezioni anticipate.
So vedrà nei
prossimi giorni che strada sceglierà
Tsipras, tentato
di chiudere un'intesa anche a costo di pagare un altro prezzo politico
(sperando la maggioranza tenga in Parlamento) per poter iniziare poi finalmente
a raccogliere il dividendo di una possibile ripresa ellenica e dell'uscita
dall'era dei controlli dei capitali.
di ETTORE LIVINI
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