Δευτέρα 3 Απριλίου 2017

Grecia, ancora una trattativa in extremis. Per il salvataggio bis il nodo sono le pensioni

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I negoziati procedono a rilento, tra le richieste del Fmi e la scarsa disponibilità dei tedeschi che non vogliono cedere in vista delle elezioni di casa. Ma a breve Atene dovrà restituire 6 miliardi di prestiti, e già si annuncia turbolenza.

Più vicini, ma ancora troppo lontani. La trattativa tra Grecia ed ex-Troika per chiudere la seconda fase del piano di salvataggio di Atene corre, come da copione, verso il tradizionale braccio di ferro in zona Cesarini. I negoziati avrebbero dovuto chiudersi secondo programma lo scorso dicembre, spianando la strada all'intesa sulla riduzione del debito greco e l'ingresso dei titoli di stato ellenici nel Qe di Mario Dragi. Le impuntature dell'Fmi, che chiede nuove misure per 3,8 miliardi al governo di Alexis Tsipras, le resistenze del Partenone e la poca voglia dei tedeschi di fare concessioni prima delle elezioni di settembre hanno però rallentato l'iter. E la certezza, oggi, è una sola: all'Eurogruppo di venerdì prossimo non ci sarà nessun accordo. Non solo. Secondo molte fonti vicine ai negoziati non esistono nemmeno le condizioni per rimandare i tecnici della Ue ad Atene per discutere i dettagli del piano. E così è iniziato il solito conto alla rovescia verso il mese di luglio quando la Grecia dovrà rimborsare oltre 6 miliardi di prestiti e senza aiuti dei creditori tornerà di nuovo sull'orlo del default.

Le due parti, a dire il vero, non sono troppo lontane da una soluzione finale: nelle ultime settimane tutti hanno fatto passi indietro. E l'ultimo vero ostacolo al lieto fine è oggi il nodo delle pensioni. Il Fondo monetario ha ridimensionato le sue richieste sul mercato del lavoro: Tsipras ha difeso con successo il tetto (5%) ai licenziamenti di massa delle imprese e soprattutto ha strappato il diritto a  reintrodurre dal 2019 la contrattazione collettiva, cancellata dalla Troika. A sua volta il leader ellenico ha fatto concessioni su fisco e privatizzazioni: il livello della soglia esentasse potrebbe essere ribassata da 8 a 6mila euro e un pezzo del sistema elettrico potrebbe essere ceduto (tema delicato per gli equilibri di Syriza). Resta il problema delle pensioni: L'Fmi vuole tagli pari all'1% del pil da legislare subito, ottenendo anche l'impegno a mantenerli da parte dei partiti di opposizione in caso di elezioni anticipate.

So vedrà nei prossimi giorni che strada sceglierà

Tsipras, tentato di chiudere un'intesa anche a costo di pagare un altro prezzo politico (sperando la maggioranza tenga in Parlamento) per poter iniziare poi finalmente a raccogliere il dividendo di una possibile ripresa ellenica e dell'uscita dall'era dei controlli dei capitali.

di ETTORE LIVINI



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